Kering, l’azienda proprietaria di Gucci crolla in Borsa: -14% dopo l’allerta sui ricavi

Il titolo del gigante francese cala in Borsa, coinvolgendo l'intero comparto di lusso a Piazza Affari

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Il gigante del settore del lusso Kering crolla in Borsa. Il valore del titolo è sceso del 14,5%, causando una perdita di oltre 7 miliardi di capitalizzazione. Tale ribasso è stato innescato dall’annuncio anticipato ieri che prevedeva una contrazione dei ricavi del primo trimestre del 10%. La discesa del titolo è dovuto principalmente a una diminuzione del 20% nelle vendite del suo marchio di punta, Gucci, particolarmente influenzato dalle prestazioni negative nell’area dell’Asia Pacifico.

Fatturato di Kering del periodo gennaio-marzo previsto a -10%

In una breve nota pubblicata ieri, Kering prevede un calo delle vendite di circa il 10% nel primo trimestre del 2024. Questo calo è principalmente attribuito alle sfide che sta affrontando il suo marchio di punta, Gucci, il quale si prevede subirà una diminuzione del 20% delle vendite principalmente a causa delle difficoltà riscontrate nell’area Asia-Pacifico. I dati relativi al periodo gennaio-marzo sono attesi secondo il calendario finanziario del gruppo guidato da François-Henri Pinault per il 23 aprile.

Nel 2023, Kering ha registrato una diminuzione generalizzata delle vendite dei suoi marchi, ad eccezione dell’eyewear. Il turnover dell’intero anno è sceso del 4% (2% su base comparabile) a 19,6 miliardi di euro. Nel solo quarto trimestre, i ricavi sono diminuiti del 6% in termini assoluti e del 4% su base comparabile, raggiungendo i 4,97 miliardi di euro. Le vendite dirette, compreso l’e-commerce, sono rimaste stabili, mentre le vendite indirette (wholesale), che rappresentano il 22% del totale delle vendite, sono diminuite dell’11%. L’utile operativo ricorrente è diminuito del 15% a 4,7 miliardi di euro, con una marginalità sui ricavi scesa al 24,3% rispetto al 27,5% del 2022. L’utile netto ricorrente del gruppo è diminuito del 18% a 3,061 miliardi di euro.

Le difficoltà di Gucci

Secondo gli analisti di Citigroup, una delle principali banche di investimento statunitensi, è probabile che Kering debba ridurre al ribasso le stime di consenso. Inoltre, il recupero del suo marchio principale, Gucci, potrebbe richiedere più tempo del previsto.

Da tempo Gucci non sta vivendo un momento florido. Anzi, la casa di moda italiana rimane il “malato principale” all’interno del gruppo, ma anche il marchio più prominente, insieme a Saint-Laurent, Bottega Veneta, Brioni e Pomellato. Nel corso del 2023, Kering aveva apportato modifiche anche alla dirigenza di Gucci, affidando la leadership a uno dei collaboratori più fidati di François-Henri Pinault, Jean-François Palus, vice CEO di Kering. Pinault aveva ribadito a febbraio che “la nostra priorità è riportare Gucci sulla retta via”, sottolineando però che “ciò richiederà tempo e non avverrà da un giorno all’altro”.

Cala l’intero settore

L’avvertimento di Kering rappresenta un segnale estremamente inquietante per l’intero settore del lusso. Le prospettive di redditività erano già state riviste al ribasso in seguito all’annuncio della riduzione dell’EBIT da parte di Kering per quest’anno, principalmente a causa degli investimenti programmari per rilanciare Gucci e altri marchi, secondo quanto affermato dagli analisti. Citigroup prevede addirittura una riduzione del consenso sull’EBIT e sull’EPS per il 2024 del 15% solamente a causa di Gucci.

Tuttavia, il declino non riguarda solamente Kering, ma coinvolge l’intero panorama del lusso. LVMH, una multinazionale che possiede marchi prestigiosi come Bulgari, Fendi e Louis Vuitton, ha subito una perdita del 3,1%. Anche altre aziende del settore, come Richemont, Dior e le società quotate a Piazza Affari come Moncler e Cucinelli, hanno segnato un calo significativo, con percentuali di perdita che superano l’1%.

L’ex ministra Giovanna Melandri nel cda di Kering

Proprio in questi giorni si era molto parlato di Kering in Italia per via della nomina nel cda dell’ex ministra della Cultura e poi dello Sport Giovanna Melandri. Melandri sarà uno dei tre nuovi amministratori indipendenti del gruppo. Oltre alla ex parlamentare, ministra della Cultura dal 1998 al 2001 e poi dello Sport e Giovani dal 2006 al 2008, Kering ha proposto i noti manager Rachel Duan e Dominique D’Hinnin, oltre a prevedere l’uscita per fine mandato dell’attrice Emma Watson.

Dal prossimo 25 aprile il Consiglio di amministrazione di Kering avrà 13 membri: il 64% saranno indipendenti e il 55% saranno donne. Sei i Paesi rappresentati: Usa, Gb, Cina, Francia, Italia e Turchia.