La Corte Ue contro l’Italia: le ferie non godute vanno pagate, anche nella PA

La sentenza della Corte di Giustizia europea sul caso di un funzionario comunale della provincia di Lecce potrebbe essere applicata a molti casi similari

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Il diritto del lavoro è finito ancora una volta al centro di un pronunciamento della Corte di Giustizia europea contro l’Italia. I giudici comunitari hanno stabilito che un lavoratore che non abbia potuto consumare tutti i giorni di ferie annuali retribuite ha diritto a un’indennità finanziaria.

La sentenza contrasta con la legge italiana, che prevede invece che i dipendenti pubblici non abbiano in nessun caso il diritto al pagamento delle ferie annuali non godute (qui abbiamo parlato invece dell’ipotesi di scudo penale per medici e infermieri fino al 31 dicembre 2024).

La decisione della Corte di Giustizia Ue sulle ferie non godute

La decisione della Corte riguarda il caso di un funzionario del Comune di Copertino, in provincia di Lecce, che aveva chiesto il riconoscimento del diritto a un’indennità sostitutiva delle ferie annuali non godute, dopo essersi dimesso volontariamente per il prepensionamento. Il monte ferie non godute dall’ingegnere Antonio Giuseppe Verdesca ammontava a 79 giorni.

Il Comune, da parte sua, ha sottolineato come il funzionario fosse pienamente a conoscenza del suo obbligo di consumare i giorni residui di ferie prima dell’entrata in vigore delle dimissioni, senza possibilità di monetizzare quelli non goduti. La giurisprudenza italiana consente invece la monetizzazione al posto del congedo annuale a una condizione: e cioè solo se il congedo non è stato effettivamente preso per motivi fuori dal controllo del lavoratore, come la malattia. L’obbligo in questione è previsto da una decreto legge del 2012 (sotto il Governo Monti) introdotta per ridurre la spesa pubblica, riducendo alcuni benefit per i dipendenti pubblici. Tra i divieti specificati, figura anche quello relativo al pagamento delle ferie non godute (il 60% dei posti di lavoro sarà travolto dall’Intelligenza Artificiale).

Secondo i giudici Ue, gli Stati membri non possono invece addurre motivi connessi al contenimento della spesa pubblica per limitare il diritto al pagamento dell’indennità.

Perché la sentenza della Corte Ue sulle ferie è importante

La sentenza sul caso di Copertino potrebbe avere effetti a cascata su molti casi similari. Potrebbe dunque essere applicata a tutti gli ex dipendenti che hanno collezionato ferie non godute, ma che però non hanno ricevuto una somma a mo’ di compensazione.

Al Corriere della Sera la sindaca della cittadina nel Leccese, Sandrina Schito, ha tuttavia paventato conseguenze potenzialmente nefaste per i bilanci dei Comuni coinvolti. “Se le cose rimarranno in questo modo, cioè come stabilito dalla Corte di Giustizia europea, non è escluso che i Comuni possano andare in affanno, qualora tutti i dipendenti che vantano ferie non godute pretendessero l’indennità finanziaria”. E ancora: “Noi abbiamo sempre applicato la legge e la Corte europea ha superato la legislazione italiana. È giusto riconoscere ciò che spetta a chi ha servito la città. Però, dobbiamo operare seguendo la legge. Rispetteremo, quindi, anche la sentenza della Corte dell’Unione europea, applicando il suo contenuto in tutti i casi previsti. Attendiamo di leggerla per procedere” (qui abbiamo spiegato perché chi lavora in smart working fa meno carriera).

Il contenuto della sentenza recita testualmente che “il diritto dei lavoratori alle ferie annuali retribuite, compresa la loro eventuale sostituzione con un’indennità sostitutiva, non può essere subordinato a considerazioni puramente economiche, come il controllo della spesa pubblica”.