La legge di Bilancio 2023, la ptrima del governo presieduto da Giorgia Meloni ma nata già con le ultime settimane del governo Draghi, si basa su un approccio prudente e realista che tiene conto della situazione economica, anche in relazione allo scenario internazionale, e allo stesso tempo sostenibile per la finanza pubblica, concentrando gran parte delle risorse disponibili sugli interventi a sostegno di famiglie e imprese per contrastare il caro energia e l’aumento dell’inflazione.
I provvedimenti, che verranno trasmessi al Parlamento e alle autorità europee, prendono come riferimento il quadro programmatico definito nell’integrazione alla Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2022. Le misure contenute nella Manovra di bilancio ammontano a 35 miliardi di euro.
Taglio cuneo fiscale
La forbice tra stipendio lordo e netto nella busta paga dei lavoratori sarà ridotta attraverso un intervento progressivo, come specificato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Sottolineando che il taglio interesserà “per due terzi il lavoratore e per un terzo l’azienda”, ha spiegato che “non si può fare tutto e subito”.
Per questa ragione l’obiettivo dei 5 punti in meno posto dall’esecutivo, e annunciato dalla stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel discorso sulla fiducia alla Camera, sarà raggiunto in modo graduale. Nella Legge di Bilancio è confermato quindi il taglio del 2% previsto dal governo Draghi. Da qui si partirà per poi arrivare al 5%. L’obiettivo è permettere ai lavoratori di recuperare parte del potere d’acquisto andato perso a causa dell’inflazione.
Chi ci guadagna e quanto
Per i redditi tra 20mila a 35mila euro, in realtà, gli stipendi non cambieranno e lo sgravio contributivo del 2% introdotto dal governo Draghi viene confermato, senza novità in busta paga per questi lavoratori dipendenti.
Diverso il discorso per chi guadagna fino a 20mila euro: in questo caso il taglio del cuneo fiscale sale dal 2% al 3% per il 2023 e, di conseguenza, gli stipendi per questi lavoratori saranno leggermente più alti con il nuovo anno.
Per chi guadagna 1.000 euro lordi al mese (quindi 13mila annui, considerando anche la tredicesima), l’ulteriore taglio dei contributi dell’1% porta a versare non più 71,90 euro al mese ma 61,90. Il che vuol dire che gli stipendi aumenteranno di 10 euro al mese.
Per uno stipendio di 1.300 euro al mese (16.900 euro annui) i contributi scendono da 93,47 a 80,47 euro al mese, per un aumento in busta paga di 13 euro. Su uno stipendio di 1.500 euro (quindi vicino alla soglia massima, con 19.500 euro annui) si passa da 107,85 euro di contributi a 92,85, per un aumento in busta paga di 15 euro mensili.