Gender pay gap in Italia tra i migliori in Europa: i settori con meno divario retributivo

L'Italia ha uno dei gender pay gap più bassi d'Europa, ma alcuni settori devono ancora migliorare molto

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Redazione

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Il gender pay gap in Italia si riduce. Il nostro Paese risulta tra i migliori in assoluto in Europa per questo dato, che indica quale sia la differenza tra le retribuzioni delle donne rispetto agli uomini. Non tutti i settori sono uguali però: in alcuni il rapporto si inverte. Differenze sensibili anche tra fasce di età e lavoratori a tempo pieno e part-time.

I dati Eurostat, i più aggiornati su questo tipo di fenomeno, non tengono però conto delle microimprese, che in Italia compongono il 78,3% del totale delle aziende in attività. Secondo CNA, in questi ambienti il gender pay gap si riduce ulteriormente, avvicinando il nostro Paese alla parità di retribuzione.

Gender pay gap in Italia, la classifica dei settori

L’Italia secondo gli ultimi dati Eurostat, aggiornati al 2022, è tra i Paesi con il minor divario retributivo in Europa. Il nostro Paese si attesta attorno al 4,3%, che significa che ogni 100 euro guadagnati da un uomo per una certa mansione, una donna ne guadagna 95,70. Un risultato molto migliore della media Ue di 12,3% e anche di altri grandi Paesi come Francia, al 12,4% e Germania al 17,7%.

Il più equo è il settore del riciclo, delle forniture d’acqua e della gestione dei rifiuti, dove le donne guadagnano l’1,4% in più degli uomini, caso unico in tutti gli altri ambiti di lavoro nel nostro Paese. A seguire infatti c’è il settore edilizio, con il 3% di gender pay gap in favore degli uomini, comunque sotto la media nazionale.

Il settore energetico si attesta attorno all’11%. Sostanzialmente pari invece manifattura e compravendita di immobili attorno al 13%. Seguono i media e l’informazione al 15%, dato dopo il quale arrivano i peggiori in assoluto: la finanza e le professioni scientifiche.

Questi campi ad alta specializzazione e al contempo tradizionalmente maschili sono gli unici che hanno ancora un gender pay gap superiore al 20% in Italia, rispettivamente 23,3% e 24%. Un dato comune al molti altri Paesi europei, con record che superano il 30% in Francia e Ungheria.

Tra i giovani divario quasi azzerato, la situazione delle microimprese

Altro dato interessante presentato da Eurostat è l’andamento per fasce d’età del gender pay gap. In Italia va peggio agli over 65, che hanno un divario retributivo superiore alla media europea totale e pari al 14,2%. Basta però scendere di una categoria, passando ai lavoratori tra i 55 e i 64 anni, per trovare un calo netto che porta il differenziale al 8,7%.

La discesa rallenta tra i 45 e i 54 anni, dove il gap si attesta al 6,2%, comunque più basso. Altro netto miglioramento invece tra i 35 e i 45 anni, dove si scende sotto la media nazionale al 3,7%. I giovani lavoratori tra i 25 e i 34 anni invece godono di un divario di stipendi molto ridotto, solo il 2,4%, più basso anche di quello degli under 25, che invece si attesta al 2,7%.

Da questi dati rimangono escluse però le microimprese, quelle con meno di 10 dipendenti, che compongono il 78,3% del totale della popolazione delle aziende italiane, stando ai dati Istat sul censimento delle imprese 2023. Secondo CNA, in questi ambienti il divario retributivo è ancora più basso, attestandosi addirittura all’1,6%.