Donne e lavoro, i migliori Paesi europei dove lavorare e fare carriera

Nella Giornata internazionale della donna, la classifica dei Paesi che in Europa consentono alle donne di fare più carriera, e meglio

Foto di Miriam Carraretto

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Nella Giornata internazionale della donna, oggi 8 marzo 2024, per celebrare davvero questo giorno, al di là di vuote retoriche e anacronistiche affermazioni sulla forza al femminile, è essenziale parlare di donne e lavoro. Dove si può fare carriera di più e meglio se si è donna? Quali sono i Paesi del Vecchio Continente che, dati alla mano, sono più in grado di promuovere efficaci politiche di avanzamento di carriera femminile? Una ricerca pubblicata recentemente ha identificato i Paesi europei con il miglior percorso di avanzamento di carriera per le donne. Vediamo quali sono e cosa dice la ricerca.

Paesi scandinavi al top per il lavoro delle donne

La crescita di un Paese si misura anche, sempre di più, dalla sua capacità di innovare in termini di politiche sociali. Storicamente, i Paesi nordici hanno sempre goduto di un vantaggio competitivo indiscutibile sul resto d’Europa rispetto alle tematiche di genere. E anche rispetto al lavoro delle donne il quadro lo conferma.

Uno studio condotto dagli esperti di Claims.co.uk ha approfondito i dati sul divario di genere provenienti dal World Economic Forum per individuare il Paese più progressista per quanto riguarda l’occupazione femminile. Sono stati presi in considerazione 46 Paesi europei: ognuno di loro ha ricevuto un punteggio totale, da 1 a 100, sulla base di fattori quali reddito femminile, rappresentanza delle donne in Parlamento e opportunità di avanzamento di carriera.

“I Paesi scandinavi sono all’avanguardia nel promuovere la carriera delle donne, evidenziando un cambiamento nella cultura del posto di lavoro. I dati mostrano che questi Paesi stanno ridefinendo il ruolo tradizionale delle donne e rimodellando le discussioni in corso sul posto di lavoro” ha spiegato uno dei ricercatori di Claims.co.uk.

“Mentre si celebrano i loro progressi, si stimola la riflessione sulle persistenti sfide globali affrontate dalle donne, tra cui la disuguaglianza, le molestie e i divari retributivi. Guardando al futuro, il prossimo decennio è ottimista, con lo slancio proveniente dalla Scandinavia, che, si spera, ispira uno spostamento globale verso luoghi di lavoro inclusivi e diversificati“.

A livello di retribuzione, il gender pay gap in Europa rivela enormi disuguaglianze tra un Paese e l’altro. Lo studio sottolinea poi anche la necessità di sforzi collettivi per garantire che le donne di tutto il mondo beneficino di pari opportunità sul posto di lavoro.

Vediamo questa speciale classifica dei migliori Paesi europei in cui lavorare e fare carriera, per le donne.

Islanda

L’Islanda è al primo posto in Europa per numero di dipendenti donne, con un punteggio di 86,49 su 100, con una popolazione di 190mila donne che guadagnano circa 40.500 euro all’anno, il doppio della Grecia.

L’Althing, il Parlamento nazionale islandese, è composto per il 47,6% da donne e per più della metà degli ultimi 50 anni l’Islanda ha visto la leadership di prime ministre donne, e in particolare quella di Vigdís Finnbogadóttir, la prima presidente donna eletta al mondo. Dietro l’Albania, l’Islanda si assicura la seconda posizione più alta per l’uguaglianza salariale e vanta il terzo miglior posizionamento nell’avanzamento delle donne verso ruoli di leadership in tutta Europa.

Finlandia

Al secondo posto troviamo la Finlandia, con 81,72 punti su 100, con una composizione parlamentare composta per il 45,50% da donne, metà delle quali ricoprono incarichi ministeriali. Negli ultimi cinquant’anni il Paese ha visto 16 anni di leadership femminile, compresi i dodici anni di mandato della presidente Tarja Halonen.

Guardando ai redditi, la Finlandia detiene un reddito medio annuo di circa 36.500 euro per le donne, supera gli uomini nel tasso di occupazione con il 74,1% e ha il 13% delle aziende con donne in posizioni manageriali di alto livello.

Norvegia

La terza posizione è occupata invece dalla Norvegia, con 68,97 su 100, che offre uno stipendio superiore del 35,6% rispetto alla Finlandia, pari a 49.500 euro all’anno, ottenendo anche un punteggio di 5,69 su 7 per l’avanzamento delle donne in ruoli di leadership.

Lo Storting, il Parlamento norvegese, comprende il 45% di donne, di cui il 38,8% ricopre incarichi ministeriali. Negli ultimi cinquant’anni, la Norvegia ha visto 18 anni di leadership femminile, guidata da Erna Solberg e Gro Harlem Brundtland. Con quasi tre quarti delle donne norvegesi attive nel mercato del lavoro, il Paese fornisce assistenza all’infanzia a prezzi accessibili e tutela i diritti del lavoro.

Svezia

Con un punteggio di 65,16 su 100, la Svezia occupa la quarta posizione, con uno stipendio medio di 42.300 euro per i 5,2 milioni di donne residenti nel paese. Con il 46% di donne nel parlamento svedese, il Riksdag, e il 42,8% di queste donne che ricoprono posizioni ministeriali, ottengono punteggi elevati anche in termini di parità salariale. Inoltre, il 58,3% dei diplomati dell’istruzione terziaria sono donne, sono in vigore rigide misure anti-molestie e il paese detiene la percentuale più alta al mondo di femministe autoidentificate, pari al 46%.

Albania

Chiude la top 5 di questa classifica, un po’ a sorpresa, l’Albania, che porta a casa un punteggio di 62,93 su 100, guidando le nazioni europee per parità salariale nonostante un reddito medio inferiore di 10.100 euro.

La rappresentanza femminile in Parlamento è del 35,7%, mentre il 43,8% ricopre incarichi ministeriali. Il Paese vede anche una partecipazione femminile attiva alla forza lavoro (43,1%), un’elevata presenza femminile tra i laureati Stem (46,7%) e un’elevata proprietà nelle imprese (16,9%).

I migliori Paesi europei per la carriera delle donne

I migliori Paesi europei per la carriera femminile:

  1. Islanda 86.49
  2. Finlandia 81.72
  3. Norvegia 68.97
  4. Svezia 65.16
  5. Albania 62.93
  6. Svizzera 62.57
  7. Lithuania 60.06
  8. Irlanda 58.17
  9. Danimarca 55.49
  10. Belgio 54.78
  11. Austria 52.86
  12. Olanda 52.73
  13. Regno Unito 52.08
  14. Moldavia 51.96
  15. Germania 51.60
  16. Lussemburgo 50.41
  17. Francia 49.81
  18. Lettonia 49.09
  19. Spagna 48.26
  20. Serbia 45.93
  21. Estonia 43.46
  22. Slovenia 41.55
  23. Portogallo 41.48
  24. Georgia 38.03
  25. Bulgaria 36.63
  26. Montenegro 35.16
  27. Bielorussia 34.07
  28. Israele 33.65
  29. Armenia 33.61
  30. Macedonia del Nord 33.42
  31. Repubblica Ceca 33.22
  32. Malta 32.69
  33. Italia 30.66
  34. Kazakhstan 29.56
  35. Bosnia Erzegovina 29.17
  36. Romania 27.90
  37. Cipro 26.94
  38. Slovacchia 25.87
  39. Kirghizistan 24.79
  40. Tagikistan 24.55
  41. Grecia 22.03
  42. Ucraina 20.67
  43. Polonia 20.16
  44. Ungheria 19.99
  45. Azerbaigian 19.48
  46. Turchia 17.55

Donne e lavoro in Italia: i dati

Per quanto riguarda l’Italia, secondo quanto emerge dai dati pubblicati proprio in occasione della Giornata internazionale della donna l’8 marzo e realizzati dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, sulla base degli ultimi dati Istat, dal titolo “Tendenze dell’occupazione femminile in Italia al 2024”, con oltre 10 milioni di occupate, a gennaio 2024, l’occupazione femminile in Italia raggiunge livelli record.

A trainare questa crescita sono in particolare le donne appartenenti alle fasce d’età più adulte, in particolare le 55-64enni, che hanno registrato un incremento di 284mila occupate tra il 2019 e il 2023, pari al +15,1%. Ma anche per le donne più giovani il trend è decisamente positivo. Tra le 25-34enni, l’occupazione aumenta del 2,4%, mentre tra le under 25 la crescita è del 6,6%.

Scende invece in maniera decisa l’occupazione femminile nelle fasce d’età centrali: tra le 35-44enni l’occupazione cala del 7,9%, con un saldo di circa 200mila occupate in meno. Come ovvio, si tratta del segmento anagrafico cui corrisponde il picco di natalità: troppo spesso, l’arrivo di un figlio equivale a un rallentamento, se non a un brusco stop, nella carriera delle donne.

Una nota almeno in parte positiva del Belpaese è che – con non poco stupore da parte dei più – gli stipendi tra donne e uomini non sono poi così diversi. I dati Eurostat appena pubblicati sul gender pay gap in Europa, relativi al 2022, restituiscono una fotografia piuttosto nitida di questo fenomeno (virtuoso).

L’Italia si attesta attorno al 4,3%, il che significa che ogni 100 euro guadagnati da un uomo per una certa mansione, una donna ne guadagna 95,70. Un risultato molto migliore della media Ue, che si ferma al 12,3%, e anche di altri grandi Paesi come Francia, al 12,4% e Germania al 17,7%.