Violenza sulle donne: il costo del Reddito di Libertà per lo Stato

Il Reddito di Libertà è una misura varata da alcuni anni, avente il preciso scopo di aiutare economicamente le donne vittime di violenza. Ma quanto pesa all'Erario?

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

Pubblicato: 28 Settembre 2024 09:00

Il consueto Rapporto annuale Inps fotografa il quadro dei principali aspetti della previdenza sociale e del mercato del lavoro del nostro paese. Tra le prestazioni economiche erogate ai cittadini, l’indagine analizza anche il Reddito di Libertà – Rdl, quella misura espressamente varata dal legislatore per offrire supporto e assistenza alle donne vittime di aggressioni.

I casi oggi sono sotto gli occhi di tutti: basti pensare all’aumento della violenza di genere in famiglia e ai ricorrenti casi dei femminicidi, dei reati persecutori e degli stupri. Lo ha ricordato il report “Analisi criminologica della violenza di genere 1 gennaio-30 giugno 2024” offerto dalla Polizia di Stato.

A ciò si combina una diversa indagine, quella del Ministero dell’Interno, per cui – anche quest’anno – in media le vittime di violenza sessuale sono 16 al giorno e ben il 91% sono donne. Anche in questo caso si tratta di cifre che si riferiscono ai primi sei mesi del 2024 e che, di fatto, ricalcano le statistiche dello scorso anno.

Mentre l’Istat ha segnalato che il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni e 788mila persone) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale.

In considerazione dell’estrema urgenza del problema e delle contromisure ideate dal legislatore per dare una opportuna risposta alle donne, faremo insieme il punto sul Reddito di Libertà per comprenderne l’effettiva utilità e, anche e soprattutto, per capire qual è il suo costo per le casse dello Stato.

Flusso di finanziamenti per garantire l’operatività della misura

Conoscere il dato sulle spese per il Reddito di Libertà ci aiuta a capire l’effettiva evoluzione di una misura di sostegno, introdotta con il Dpcm del 17 dicembre 2020. Come segnalato nel Rapporto Inps, l’appena citato provvedimento all’art. 3, comma 1, ha definito i criteri per la ripartizione delle risorse stanziate – pari a 3 milioni di euro – a carico del “Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità”.

Tali risorse inizialmente previste sono poi state integrate da un ulteriore finanziamento di 9 milioni di euro con successivo Dpcm del primo giugno 2022. Il contributo versato alla donna vittima di violenza:

  • corrisponde ad un ammontare massimo di 400 euro mensili;
  • è concesso in un’unica soluzione per un periodo massimo di un anno.

Il Reddito di Libertà, lo ricordiamo, è espressamente mirato a supportare le spese per garantire l’autonomia abitativa, riacquisire l’autonomia personale e supportare il percorso scolastico e formativo della prole.

La manovra 2024 ha di seguito disposto nuovi stanziamenti mirati a rendere strutturale il Rdl, tramite il versamento nel Fondo ad hoc di risorse pari a 10 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2024-2025-2026, che però caleranno a 6 milioni di euro l’anno a cominciare dal 2027 (salvo un eventuale cambio di rotta nelle prossime leggi di Bilancio).

Compatibilità con altre prestazioni

Inps altresì ricorda che la misura è compatibile con differenti strumenti di sostegno al reddito come la Naspi, l‘assegno di inclusione, la cassa integrazione e con altre misure in denaro a favore dei figli a carico, previste dalle Regioni, dalle Province autonome di Trento e di Bolzano e dagli enti locali.

Conseguentemente l’avente diritto potrà ad esempio incassare il Reddito di Libertà e, al contempo, anche l’indennità di disoccupazione per lavoratori non agricoli, costituendo però una duplice voce di spesa per le casse dello Stato.

Esonero contributivo ad hoc

Non solo. Il legislatore ha voluto potenziare la tutela delle beneficiarie del Reddito di Libertà, disponendo un apposito esonero contributivo verso le aziende e i datori di lavoro privati che, nel triennio 2024-2026:

  • assumono e assumeranno donne disoccupate vittime di violenza e percettrici della misura,
  • al fine di favorirne il percorso di uscita dalla violenza attraverso il loro inserimento nel mercato del lavoro.

Di ciò si trova traccia all’art. 1, comma 191, della legge di Bilancio 2024, il quale – a favore dei datori di lavoro privati – dispone che:

è riconosciuto l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali, con esclusione dei premi e contributi all’Inail, nella misura del 100 per cento, nel limite massimo di importo di 8.000 euro annui riparametrato e applicato su base mensile. In sede di prima applicazione, la previsione di cui al precedente periodo si applica anche a favore delle donne vittime di violenza che hanno usufruito della predetta misura nell’anno 2023. Resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.

Chiaramente, questa ulteriore agevolazione frenerà una parte delle entrate dello Stato, legate al versamento dei contributi previdenziali.

Tipologie di contratto

Più il rapporto di lavoro è solido, maggiore è la portata dell’agevolazione (e quindi delle minor entrate per lo Stato). Infatti, secondo le regole previste:

  • qualora l’assunzione sia compiuta con contratto di lavoro a tempo determinato, anche in somministrazione, l’esonero contributivo in oggetto vale per 12 mesi dalla data dell’assunzione;
  • se il contratto è trasformato a tempo indeterminato, l’esonero si allunga fino al 18° mese dalla data dell’assunzione;
  • mentre, laddove l’assunzione sia compiuta con contratto di lavoro a tempo indeterminato, l’esonero vale per un periodo di 24 mesi dalla data dell’assunzione.

Interessante notare altresì che all’esonero possono aver diritto anche i datori di lavoro che mettono sotto contratto una donna che incassa l’assegno di autodeterminazione, previsto dalla Provincia Autonoma di Trento la quale, con risorse proprie, ha provveduto a dare attuazione alle finalità perseguite dal provvedimento istitutivo del Reddito di Libertà.

Budget e risorse aggiuntive

Nell’indagine si trova anche scritto che il pagamento, nei limiti del budget assegnato a ciascuna Regione o Provincia autonoma, è compiuto da Inps, tenendo conto della data di acquisizione della domanda. E, al raggiungimento del limite regionale / provinciale, è possibile accogliere nuove domande soltanto per intervento di risorse aggiuntive proprie dei suddetti enti locali.

Inoltre, tutte le domande presentate e non accolte nel corso del primo anno per budget insufficiente, hanno conservato la loro validità e – dopo nuovi finanziamenti – sono state liquidate in base all’ordine cronologico di acquisizione.

Nell’ultimo Rapporto Inps è rilevato che, al 31 maggio scorso, risultavano giunte dai Comuni – attraverso l’apposito servizio online – in totale 6.489 domande di Reddito di Libertà. Di queste 2.772 risultano accolte e liquidate alle aventi diritto tramite l’utilizzo delle risorse stanziate a livello nazionale, per un budget complessivo di 13.550.400 euro. Il budget residuo è pari a 299.604 euro, derivante dalla disponibilità per ogni regione di un importo inferiore al contributo erogabile, corrispondente a 4.800 euro, e dal mancato utilizzo da parte delle Province autonome di Trento e Bolzano.

Infine, le Regioni Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia, che hanno previsto un budget aggiuntivo per le domande presentate sui propri territori, pari rispettivamente a 2.600.000 e 473.000 euro, hanno consentito l’accoglimento e la liquidazione di ulteriori 629 richieste di Reddito di Libertà. Le risorse residue per ogni Regione sono pari a 3.200 e 2.600 euro.