Quanti tipi di inquinamento esistono?

Scopri quali sono i tipi di inquinamento, in cosa consistono e come diminuire il loro impatto

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Redazione

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Il tema dell’inquinamento è sempre più al centro del dibattito mondiale oggigiorno. Se ne discute molto, nel tentativo di trovare una possibile soluzione a questa problematica che ha un impatto così devastante sull’ambiente e sulla vita dell’uomo. Nonostante se ne parli tanto, però, sono in molti a non conoscere in maniera sufficientemente dettagliata l’argomento.

Senza avere le idee chiare su questo tema, è praticamente impossibile mettere in atto i comportamenti giusti e fornire il proprio personale contributo alla lotta all’inquinamento. Approfondire questa tematica è, perciò, molto importante. Nello specifico, è necessario sapere che esistono diversi tipi di inquinamento e capire in quale modo è possibile ridurre il loro impatto.

La definizione di inquinamento

Prima di scoprire quanti tipi di inquinamento esistono, è necessario fare una premessa e definire, in maniera più precisa, cosa si intende quando si parla di inquinamento. Con questo termine si fa riferimento, in generale, a una qualsiasi alterazione dell’ambiente, naturale o dovuta ad antropizzazione (cioè causata da un intervento umano), da parte di elementi inquinanti.

Tale alterazione, che può avere origini diverse (chimica o fisica), può produrre disagi temporanei o danni permanenti per la vita degli esseri umani nell’area in cui essa si verifica e può mettere quella zona in disequilibrio con i cicli naturali esistenti. In riferimento al concetto generico di inquinamento, si parla anche di inquinamento ambientale.

I tipi di inquinamento ambientale

Ora che abbiamo più chiara la definizione di inquinamento, è giunto il momento di arrivare al nocciolo della questione: quanti tipi di inquinamento esistono? E quali sono? A questo proposito è necessario sapere che esistono diverse classificazioni delle tipologie di inquinamento, tali da rendere di fatto complicato indicare un numero preciso di tipi di inquinamento: alcune classificazioni, infatti, fanno riferimento all’area inquinata, mentre altre si basano sull’elemento inquinante. Inoltre, tutti i vari tipi di inquinamento sono collegati tra loro. Conosciamo ora meglio quali sono.

Inquinamento atmosferico

L’inquinamento atmosferico è, probabilmente, il più noto tra i tipi di inquinamento. Con queste due parole si intende la presenza all’interno dell’aria di sostanze (allo stato di gas, vapori, nebbie o pulviscoli) che risultano nocive per l’ambiente e per l’essere umano. L’Agenzia Europea dell’Ambiente ha individuato nel particolato atmosferico, nel biossido di azoto e nell’ozono troposferico i principali inquinamenti dell’atmosfera in questo particolare momento storico.

Tra le principali fonti di inquinamento atmosferico figurano il traffico veicolare, le lavorazioni industriali, l’agricoltura e l’allevamento, il riscaldamento domestico e, più in generale, i processi di combustione, anche naturali (come le eruzioni vulcaniche). Diversi studi scientifici hanno analizzato il ruolo ricoperto dagli inquinanti atmosferici in diverse patologie umane, in particolar modo quelle collegate all’apparato respiratorio, all’apparato cardiocircolatorio e al sistema immunitario.

Inquinamento idrico

Per inquinamento idrico si intende una qualsiasi contaminazione dell’acqua (fiumi, laghi, mari etc.) scaturita da liquami o rifiuti di tipo domestico, urbano, chimico, industriale o nucleare che sono stati scaricati nell’ambiente. La plastica nel mare è il problema più evidente, ma rappresenta solo la punta dell’iceberg: oltre che su di essa, è doveroso porre l’attenzione anche sui tanti altri materiali non biodegradabili che ogni giorno vengono gettati in acqua e che alterano così l’equilibrio dell’ambiente e il ciclo vitale di numerose specie.

Un’altra problematica rilevante vede protagonisti i metalli tossici (come, per esempio, il mercurio), presenti in concentrazioni pericolose in alcune zone (e nelle carni dei pesci che vivono in quelle aree). Le conseguenze di ciò possono essere disastrose: basta citare la malattia di Minamata, una particolare sindrome neurologica provocata da intossicazione acuta da mercurio, che ha preso il nome della città dove, dal 1932 al 1968, un’industria chimica rilasciò il metilmercurio nelle acque reflue.

Questo elemento chimico (altamente tossico) si accumulò nei pesci, nei crostacei e nei molluschi presenti nelle acque della zona, entrando così nella catena alimentare e provocando l’avvelenamento da mercurio degli abitanti di Minamata. I decessi proseguirono per oltre 30 anni. Sono diverse le discipline scientifiche che studiano in maniera coordinata i problemi connessi a questo particolare tipo di inquinamento: nello specifico, esse sono la chimica ambientale, l’idrologia e l’oceanografia.

Inquinamento del suolo

Dopo l’inquinamento dell’aria e quello dell’acqua, è arrivato il momento di approfondire quello che interessa la terra, intesa come suolo. Tra i principali fattori che causano l’inquinamento del suolo spiccano lo smaltimento dei rifiuti domestici e lo sversamento e l’interramento di rifiuti non biodegradabili in generale, ma anche la fuoriuscita di acque reflue dalle fognature o dagli impianti industriali e l’utilizzo di pesticidi, fertilizzanti e altri elementi chimici tossici. Gli effetti di un terreno inquinato possono giungere all’uomo seguendo diversi percorsi: per esempio, possono arrivare fino a lui attraverso l’acqua potabile, oppure tramite il cibo prodotto dai campi.

Inquinamento radioattivo

L’inquinamento radioattivo è uno dei tipi di inquinamento che provoca maggiori preoccupazioni all’interno del dibattito mondiale. Consiste nel rilascio di sostanze radioattive o di particelle ad alta energia nell’aria, nell’acqua o nel terreno, come effetto dell’attività umana, sia per esplicita volontà che in seguito a un incidente. Il grado di pericolo dipende dal tipo di radiazione, dalla concentrazione degli agenti contaminanti, dall’energia della radiazione e dalla vicinanza all’uomo (in particolare, agli organi del suo corpo).

Più che la radiazione in sé, in ogni caso, è la contaminazione a rappresentare un pericolo. Essa può interessare una persona, un animale, un oggetto o un luogo e può verificarsi a partire da gas, liquidi o anche piccole particelle radioattive. Una delle problematiche relative all’inquinamento radioattivo è la difficile valutazione delle ripercussioni sulla salute umana, dal momento che gli eventuali effetti possono mostrarsi anche a distanza di diversi anni.

Tra le principali fonti dell’inquinamento radioattivo spiccano il rilascio accidentale di materiale radioattivo dalle centrali nucleari (si pensi al disastro di Chernobyl del 1986 o a quello di Fukushima del 2011), lo smaltimento non corretto dei rifiuti radioattivi, la detonazione di armi nucleari e l’utilizzo di armi contenenti uranio impoverito.

Inquinamento acustico

La definizione di inquinamento acustico fa riferimento all’introduzione di rumore in un ambiente (interno o esterno) tale da generare disturbo al riposo e alle attività umane, pericolo per la salute degli esseri umani, deterioramento di ecosistemi, beni materiali, monumenti, ambiente abitativo o esterno oppure tale da interferire con le normali funzioni degli ambienti. Le cause di questa particolare forma di inquinamento sono molteplici. Per esempio, possono essere rintracciate nei cantieri, nelle fabbriche, negli aeroporti, in autostrada o nei circuiti motoristici, ma anche negli ambienti legati alla “movida notturna” cittadina.

Anche i possibili effetti dell’inquinamento acustico sono diversi. I danni si distinguono in specifici e non specifici: i primi interessano soggetti esposti per periodi prolungati alla fonte di inquinamento (prevalentemente per motivi lavorativi) e possono arrivare fino alla perdita irreversibile dell’udito; i secondi fanno riferimento, invece, a un’esposizione non sufficientemente elevata da recare danni specifici, ma comunque in grado di generare danni al sistema uditivo e provocare malessere psicofisico. In aggiunta ai danni veri e propri, l’inquinamento acustico (soprattutto quello urbano) può determinare anche più “semplici” effetti di disturbo (intesi come un’alterazione reversibile di un organo oppure di un sistema) e sensazioni di fastidio.

Inquinamento luminoso

L’inquinamento luminoso è determinato da un’alterazione dei naturali (e normalmente bassi) livelli di luce che, in assenza di luci artificiali, caratterizzerebbero l’ambiente notturno. Fa riferimento, quindi, agli effetti dannosi provocati dalle luci artificiali urbane e suburbane e legati all’abuso energetico e a una non corretta progettazione illuminotecnica.

Tali effetti, in particolare, riguardano la necessità di produrre più energia e l’aumento di riscaldamento globale. Si parla, inoltre, di danni ambientali in relazione, per esempio, alla perdita di orientamento di diverse specie animali, e di danni culturali in riferimento alla cosiddetta “sparizione del cielo stellato”. Non solo: l’inquinamento luminoso provoca anche disturbi dell’umore nelle persone, alterando i ritmi umani.

Inquinamento termico

L’inquinamento termico, cioè l’anomalia determinata da cause antropiche alla temperatura di un ecosistema, si distingue in due tipologie: diretto e indiretto. L’inquinamento termico diretto si verifica quando la fonte inquinante immette direttamente energia termica nell’ecosistema, provocando in questo modo un aumento di temperatura immediato ed elevato.

L’inquinamento termico indiretto, invece, riguarda quelle situazioni in cui gli effetti si ripercuotono a scala globale. Le fonti inquinanti, in questo secondo caso, sono generalmente gas che modificano il clima, come il metano, gli idrocarburi alogenati e l’anidride carbonica, responsabili del cosiddetto “effetto serra”.

È necessario, a questo punto, introdurre il concetto di “riscaldamento globale” (o “global warming”): tale concetto indica il cambiamento del clima sulla Terra sviluppatosi a partire dalla fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo e attualmente ancora in corso, caratterizzato dall’aumento della temperatura media globale e dai fenomeni atmosferici estremi associati (alluvioni, siccità, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento degli oceani etc.). Il riscaldamento domestico e degli ambienti lavorativi, la deforestazione e gli allevamenti intensivi sono tra le principali cause di questo particolare tipo di inquinamento.

Inquinamento elettromagnetico

Tra i vari tipi di inquinamento c’è, infine, l’inquinamento elettromagnetico, legato alle radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti. L’attività umana ha aumentato notevolmente la radiazione del fondo elettromagnetico terrestre (che fino all’inizio del Novecento era costituita esclusivamente dal fondo elettromagnetico naturale), attraverso i radar, gli impianti radio e tv, le reti per la telefonia cellulare, gli stessi telefoni cellulari e i tablet, gli impianti wireless e tanti altri dispositivi tecnologici. Gli eventuali rischi per la salute legati a questo particolare tipo di inquinamento sono ancora al centro del dibattito scientifico.