Via libera per gli impianti cerebrali Neuralink di Elon Musk

I microchip che Elon Musk vuole impiantare nel cervello dei suoi clienti stanno diventando realtà: la FDA ne ha permesso la sperimentazione sugli umani

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

La compagnia Neuralink, di proprietà dell’imprenditore Elon Musk, ha ricevuto l’approvazione per i primi studi clinici sugli esseri umani da parte della FDA, la Food and Drug Administration, l’ente governativo statunitense che si occupa di regolamentare i prodotti sanitari e alimentari. Ad annunciarlo in pompa magna, attraverso Twitter, è stato il ricco patron dell’azienda stessa, che è al lavoro per produrre un’innovativa interfaccia che connetterà l’essere umano al computer attraverso un microchip installato nel cervello.

Il via libera della FDA dopo tante incertezze sulla sicurezza

La FDA aveva negato lo scorso anno il via libera agli esperimenti sugli esseri umani da parte di Neuralink a causa di dubbi sulla sicurezza degli impianti. Tuttavia l’azienda ha risolto ogni preoccupazione delle autorità sanitarie. Ora il microchip, che utilizza migliaia di piccoli elettrodi che leggono gli impulsi elettrici del cervello e li trasmettono ai computer, trasformandoli in dati, potrà essere testato sui volontari.

Al momento la compagnia di biotecnologie ha fatto sapere di non aver aperto le candidature, ma che fornirà tutti i dettagli molto presto. A iniziare dal numero di partecipanti al trial clinico, che valuterà l’effettiva efficacia del minuscolo dispositivo che permetterà di connettere la mente alla tecnologia, sfruttando anche gli ultimi ritrovati dell’intelligenza artificiale generativa.

A cosa servono gli impianti neurali inventati da Elon Musk

Lo scopo di Elon Musk non è certo quello di creare cyborg, moderni Robocop capaci di calcolare velocemente le informazioni. Bensì quello di aiutare persone con disabilità, come danni permanenti agli occhi e alle articolazioni, a recuperare la piena funzionalità del corpo, la vista e la capacità di movimento.

In ultima analisi però i dispositivi Neuralink permetteranno a chi li utilizzerà di connettersi alla rete e di utilizzare la realtà aumentata e la tecnologia semplicemente con la forza del pensiero. Il sogno dell’imprenditore di Tesla, Twitter e SpaceX sembra uscito da una puntata di “Black Mirror”, la fortunata serie antologica targata Netflix che esplora vicine scenari distopici. E ci vorrà molto per realizzarlo. Ma c’è già un lato oscuro dell’azienda su cui stanno indagando le autorità statunitensi.

Le pesanti accuse contro Neuralink sullo sfruttamento animale

Secondo quanto riportano fonti americane, infatti, l’ispettorato generale del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) starebbe conducendo un’indagine sulla possibile violazione dell’Animal Welfare Act, la norma che regola l’uso e lo sfruttamento degli animali anche per scopi scientifici e aziendali.

Neuralink avrebbe torturato e ucciso circa 1.500 animali, tra cui diverse centinaia di pecore, maiali e scimmie, dal 2018, dall’inizio delle sperimentazioni. Presunte fonti interne all’azienda hanno riferito alla stampa che il conteggio sarebbe decisamente più alto, e dipenderebbe dalla volontà di Elon Musk di ottenere subito risultati e sbaragliare la concorrenza, arrivando per primo alla produzione di microchip cerebrali.

L’azienda ha sempre rispedito al mittente le pesanti accuse di maltrattamento degli animali, e chiarito a più riprese di osservare le leggi federali. In un comunicato ufficiale di Neuralink è stato anche sottolineato che il Dipartimento dell’Agricoltura non avrebbe mai aperto delle indagini, e che la compagnia e i suoi stabilimenti si impegnano per rispettare e prendersi cura degli animali.