Green pass globale dell’Oms, l’Italia non aderisce: cos’è e cosa implica per i cittadini

L'Italia non adotterà il green pass globale dell'Oms, istituito, su base volontaria, prendendo ispirazione dal modello europeo durante la pandemia Covid

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

L’Italia non adotterà il green pass globale, quello che l’Oms ha istituito, su base volontaria, prendendo ispirazione dal modello europeo creato durante la pandemia Covid. A mettere in chiaro la posizione di Roma è il ministro della Salute, Orazio Schillaci, che, a seguito dell’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto-legge sul Pnrr del 26 febbraio, ha puntualizzato che il Governo non ha alcuna intenzione di aderire al cosiddetto green pass globale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Nel decreto Pnrr, l’articolo 43 parla dell’interoperabilità delle certificazioni sanitarie digitali e dispone che, per far fronte a eventuali emergenze sanitarie, e agevolare il rilascio e la verifica di certificazioni sanitarie digitali utilizzabili in tutti gli Stati aderenti alla rete globale di certificazione sanitaria digitale dell’Organizzazione mondiale della sanità, la Piattaforma nazionale digital green certificate, la cosiddetta Dgc, emette, rilascia e verifica le certificazioni e le ulteriori certificazioni sanitarie digitali individuate e disciplinate con uno o più decreti del Ministro della salute, adottati di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e previo parere del Garante per la protezione dei dati personali.

Per garantire l’evoluzione della Piattaforma nazionale Dgc, per il collegamento e il funzionamento alla rete globale di certificazione sanitaria digitale dell’Oms, è stata autorizzata una spesa pari a 3.850.000 di euro per l’anno 2024, da gestire nell’ambito della convenzione tra il Ministero dell’economia e delle finanze e Sogei, mentre a decorrere dal 2025 la spesa scenderà a 1.850.000 euro.

Ma cosa sappiamo del green pass globale? Di cosa si tratta esattamente? Cosa significa per i cittadini?

L’Italia non adotterà il green pass globale

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha dichiarato che il governo a guida Meloni non adotterà il cosiddetto green pass globale dell’Oms. “In sede di conversione del decreto-legge, verrà presentato un emendamento per riformulare il testo e ricondurre la norma agli obiettivi Pnrr in tema di salute, a partire dalla piena operatività del fascicolo sanitario elettronico” ha affermato Schillaci, riferendosi proprio al certificato sanitario internazionale nato sul modello del Certificato digitale Covid dell’Unione europea.

Ma cerchiamo di capire bene cos’è il green pass globale e cosa significa per i cittadini nel concreto. L’idea di un green pass uguale per tutti i Paesi del mondo nasce da un accordo definito storico tra l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unione europea, per la sanità digitale. Si tratta, volendo sintetizzare al massimo, di un documento per la condivisione dei dati sulla certificazione vaccinale a livello internazionale.

La Commissione europea e l’Oms hanno firmato un accordo amministrativo non vincolante tra le due organizzazioni. L’accordo amministrativo è un documento tecnico che stabilisce l’obiettivo tra la Commissione europea e l’Organizzazione mondiale della sanità di collaborare all’adozione del quadro del certificato Covid digitale dell’Ue e all’ulteriore sviluppo della rete globale di certificazione sanitaria digitale.

Cos’è il green pass globale dell’Oms

Il 1° luglio 2023 l’Oms ha adottato il sistema dell’Ue di certificazione digitale Covid per istituire un sistema globale che contribuirà a proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future, comprese le pandemie. Si tratta del primo elemento costitutivo della rete globale di certificazione sanitaria digitale dell’Oms, che svilupperà un sistema di verifica globale dei documenti sanitari, sintetizzato nell’acronimo GDHCN, che svilupperà un’ampia gamma di prodotti digitali per offrire una salute migliore a tutti, e con un’attenzione speciale ai Paesi in via di sviluppo.

Basata sulla strategia sanitaria globale dell’Unione e sulla strategia globale dell’Oms sulla salute digitale, l’iniziativa fa seguito all’accordo del 30 novembre 2022 tra il commissario europeo Kyriakides e Tedros per rafforzare la cooperazione strategica sulle questioni sanitarie globali.

La raccomandazione del Consiglio adottata il 27 giugno 2023 incoraggia tutti gli Stati membri ad aderire al sistema dell’Oms e a continuare a rilasciare certificati Covid su richiesta. L’adesione al green pass globale, però – è fondamentale sottolinearlo – è volontaria per gli Stati membri.

Certificato Covid Ue adottato come standard globale

Uno degli elementi chiave nel lavoro dell’Unione europea contro la pandemia Covid sono stati proprio i certificati digitali Covid-19. Per facilitare la libera circolazione all’interno dei suoi confini, l’Ue ha creato i green pass che tutti abbiamo usato durante la pandemia

I certificati, che riguardavano la vaccinazione anti-Covid, il test e la guarigione in relazione al Coronavirus, sono interoperabili, cioè basati su tecnologie e standard open source, e proprio questo ha consentito anche la connessione di Paesi extra-Ue che emettono certificati secondo le specifiche europee, diventando così la soluzione più utilizzata in tutto il mondo.

Il green pass digitale dell’Ue ha fissato di fatto uno standard globale per i viaggi internazionali ed è stato l’unico sistema operativo a livello internazionale, tanto che ben 51 Paesi di 4 continenti ne hanno beneficiato. I certificati rilasciati sono stati oltre 2,3 miliardi e hanno avuto il merito di aumentare la sicurezza dei viaggi per i cittadini e sono stati essenziali per far ripartire il settore del turismo europeo, e mondiale, letteralmente piegato dalla crisi pandemica. Con 80 Paesi e territori collegati al certificato digitale Covid dell’Ue, Bruxelles è riuscita a stabilire uno standard globale.

“Sono lieto che l’OMS si baserà sui principi di tutela della privacy e sulla tecnologia all’avanguardia del certificato Ue per creare uno strumento globale contro le future pandemie”, ha commentato il Commissario per il Mercato interno Thierry Breton. I green pass europei hanno reso possibile muoversi in sicurezza per i cittadini in tutta l’Unione europea, quando gli Stati membri hanno limitato i viaggi per motivi di salute pubblica. Inoltre, hanno consentito di spingere verso la revoca di restrizioni e lockdown dal momento in cui è stato possibile. In Europa, dall’agosto 2022 non ci sono più restrizioni di viaggio all’interno dell’Europa a 27.

Cosa prevede la partnership tra Oms e Ue

Dall’inizio della pandemia, l’Oms ha collaborato con tutti i Paesi membri per definire linee guida generali per i green pass. Per contribuire a rafforzare la preparazione sanitaria globale di fronte alle crescenti minacce sanitarie, l’Organizzazione mondiale della sanità sta creando una rete globale di certificazione sanitaria digitale che si basa sulle solide basi del quadro europeo.

Come spiegato dalla commissaria europea per la Salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides, “questa partnership rappresenta un passo importante per il piano d’azione digitale della strategia sanitaria globale dell’Ue. Utilizzando le migliori pratiche europee contribuiamo agli standard sanitari digitali e all’interoperabilità a livello globale, a vantaggio dei più bisognosi. È anche un ottimo esempio di come l’allineamento tra l’Ue e l’Oms possa garantire una salute migliore per tutti, nell’Ue e nel mondo. In quanto autorità di direzione e coordinamento del lavoro sanitario internazionale, non esiste partner migliore dell’Oms per portare avanti il ​​lavoro avviato nell’Ue e sviluppare ulteriormente soluzioni sanitarie digitali globali”.

“Basandosi sulla rete di certificazione digitale di grande successo dell’Ue, l’Oms mira a offrire a tutti gli Stati membri dell’Organizzazione mondiale della sanità l’accesso a uno strumento sanitario digitale open source, basato sui principi di equità, innovazione, trasparenza, protezione dei dati e privacy“, ha spiegato il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. “I nuovi prodotti sanitari digitali in fase di sviluppo mirano ad aiutare le persone di tutto il mondo a ricevere servizi sanitari di qualità in modo rapido ed efficace”.

Cos’è la rete globale di certificazione sanitaria digitale dell’Oms

L’accordo prevede una stretta collaborazione nello sviluppo, nella gestione e nell’implementazione del sistema GDHCN dell’Oms. Un primo passo è garantire che gli attuali certificati digitali dell’Unione europea continuino a funzionare in modo efficace.

Un secondo obiettivo è facilitare questo processo a livello globale sotto l’ombrello dell’Oms, per arrivare a certificati digitali uguali per tutti. Questo significa anche definizione di standard unici e convalida delle firme digitali per prevenire le frodi. In questo modo – precisano dall’Oms – l’organo dell’Onu non avrà accesso ad alcun dato personale, che continuerebbe ad essere quindi di dominio esclusivo dei governi.

A tendere, la partnership lavorerà per sviluppare anche lato tecnico il sistema dell’Oms per coprire altre possibilità di utilizzo, come la digitalizzazione del certificato internazionale di vaccinazione o profilassi.

Una rete globale di certificazione sanitaria digitale quindi, come sistema volontario che può aiutare i cittadini a convalidare i propri documenti sanitari e a utilizzare i dati sanitari elettronici in modo sicuro e protetto. L’adesione alla rete mondiale di certificazione sanitaria digitale dell’Oms è e rimarrà volontaria per gli Stati membri.