Nei mari inglesi meno plastica grazie ai sacchetti a pagamento

Secondo una recente indagine lungo le coste del Regno Unito ci sono meno sacchetti di plastica, merito anche dell’introduzione dei sacchetti a pagamento.

In UK i sacchetti di plastica a pagamento sono stati introdotti già nel 2015. Oggi uno studio dimostra come negli anni, grazie anche a questo provvedimento, nei mari inglesi ci sia meno plastica.

Secondo l’indagine condotta e apparsa sulla rivista Science, il numero di sacchetti di plastica nelle immediate vicinanze delle coste inglesi si è ridotto di circa il 30% gradualmente dal 2010 a oggi. Purtroppo però altri tipi di rifiuti di plastica sono aumentati. Secondo i ricercatori una delle possibili cause della diminuzione dei sacchetti in mare è l’introduzione a livello europeo del pagamento dei sacchetti di plastica nei negozi della grande distribuzione. Nel Regno Unito tale provvedimento è entrato in vigore nel 2015 con un prezzo a sacchetto di 5 pence.

Non si può però far risalire il risultato solo a questo intervento. Hanno  avuto un ruolo decisivo anche i cambiamenti delle correnti marine e oceaniche. Alcuni detriti infatti è probabile che sia arrivati in UK da altri Paesi per via delle correnti. Infine non va dimenticato che oggi i sacchetti di plastica sono in gran parte fatti con materiale biodegradabile e quindi si decompongono più facilmente rispetto a un tempo.

Si tratta in ogni caso di un risultato positivo e importante. La lotta all’inquinamento porta i suoi frutti se combattuta su diversi fronti, a tutti i livelli e in modo congiunto. A questo proposito pare che dopo i sacchetti bio a pagamento,la Ue stia pensando di inserire una nuova tassa sulla plastica, anche in virtù del fatto che dal 1° gennaio la Cina non prende più plastica da riciclare dall’Europa. Sfortunatamente la Ue ne utilizza e produce troppa, molta di cui nonostante il riciclaggio finisce nei rifiuti. Si sta ancora valutando se la tassa verrà applicata in fase di produzione oppure sul prodotto finito. L’obiettivo è quello di spingere i cittadini europei a ridurne il consumo.