Dal Decreto Energia al piano Ue: a che punto siamo con la transizione ecologica

Le strategie energetiche italiana ed europea tentano di integrarsi alla luce delle sfide globali della guerra in Ucraina e dell'impegno nel "green". Un percorso complesso, che conta diverse tappe

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Con la pubblicazione del Decreto Energia in Gazzetta Ufficiale a fine aprile, il Governo ha svelato le sue carte sul tavolo della transizione ecologica. L’impegno per un’Italia più “green” passa però anche dalle sale istituzionali di Bruxelles, in particolare dal piano energetico “REPowerEu” presentato dalla Commissione europea.

Con un doppio obiettivo in cima alla lista: accelerare la fine della dipendenza energetica dell’Ue dalla Russia e dai carburanti fossili in generale e dare una decisiva spinta al settore delle energie rinnovabili (qui abbiamo spiegato cosa si intende per transizione ecologica e su cosa si basa).

Cosa prevede il Decreto Energia

Il provvedimento, entrato in vigore il 29 aprile, contiene misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali. Le norme contenute nel decreto sono volte al raggiungimento anche di altri obiettivi:

  • la cessione del credito per i Bonus relativi ai lavori edilizi;
  • lo snellimento delle procedure di autorizzazione per gli impianti rinnovabili;
  • la stretta sugli impianti di riscaldamento e condizionamento degli edifici pubblici e illuminazione pubblica.

Le misure ammontano a quasi 8 miliardi di euro, di cui circa 5,5 miliardi saranno destinati al contrasto del caro energia. La restante parte andrà invece a sostenere le filiere produttive che stanno soffrendo maggiormente in questa fase. Nello specifico, l’intervento dello Stato di divide in due filoni principali:

  • norme per calmierare nel breve tempo i costi delle bollette;
  • norme che consentano nel futuro di evitare altre crisi come quella attuale, per esempio attraverso l’aumento della produzione nazionale di energia.

Rinnovabili, semplificazioni per l’installazione degli impianti

Per quanto riguarda temi prettamente “verdi”, il decreto introduce inoltre numerose misure di semplificazione per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili e in materia di infrastrutture elettriche. Non solo: viene istituito anche il fondo rinnovabili per le piccole e medie imprese (proprio per le imprese il Governo ha pensato nuovi aiuti: tutti i dettagli).

Nel dettaglio, sarà possibile applicare il modello unico semplificato anche per gli impianti fotovoltaici e termici di potenza superiore a 50 kW e fino a 200 kW, realizzati in edilizia libera. L’utilizzo del modello era già previsto per la comunicazione dell’installazione di piccoli impianti fotovoltaici sui tetti degli edifici fino a 50 kW.

Tra le misure totalmente riscritte in sede di conversione del testo in legge, spicca l’articolo 9. Al comma 1 sono citate le semplificazioni cui abbiamo accennato circa l’installazione di impianti solari fotovoltaici e termici sugli edifici. In particolare, il provvedimento stabilisce che l’installazione non sia subordinata all’acquisizione di permessi, autorizzazioni o atti amministrativi di assenso.

Il Decreto Aiuti e la “spinta” alle rinnovabili

Oltre al Decreto Energia, nelle intenzioni del Governo anche il Dl Aiuti contribuirà a dare una spinta alle fonti rinnovabili. Le novità più importanti riguardano l’allargamento delle “aree idonee” alla posa di parchi eolici e solari e la possibilità di installare pannelli fotovoltaici sui tetti delle aziende agricole.

Se da un lato la “situazione di eccezionalità”, come viene definita nel testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale, “giustifica la massimizzazione dell’impiego degli impianti” che sfruttano fonti fossili, dall’altro si prepara il terreno al boom definitivo della green energy.

A inizio maggio, presentando il decreto, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani aveva spiegato: “Per cercare di risparmiare un po’ di miliardi di metri cubi di gas, abbiamo deciso in un precedente decreto di continuare a utilizzare le quattro centrali a carbone che andavano verso un progressivo phase-out. Le utilizzeremo ragionevolmente per 18 mesi, massimo due anni”.

Per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici sui tetti delle aziende agricole, zootecnico e agroindustriali, i beneficiari degli aiuti di Stato potranno anche vendere l’energia elettrica prodotta. Il provvedimento regolamenta anche le cosiddette comunità energetiche. In merito si legge che il ministero della Difesa “potrà costituire comunità energetiche rinnovabili nazionali con altre pubbliche amministrazioni centrali e locali, anche per impianti superiori a 1 MW”.

Il piano dell’Europa: quanto vale e cosa prevede

L’obiettivo dichiarato dell’Ue di volersi sganciare “entro 5 anni” dalle fonti fossili importate dalla Russia ha portato alla definizione di un piano energetico che potrebbe impartire l’agognata svolta al processo di transizione ecologica. Il suo nome è “RePowerEu” e andrà a implementarsi all’interno del Green Deal.

Il valore del programma energetico ammonta a 300 miliardi di euro, suddivisi in 225 miliardi di finanziamenti e sovvenzioni e 75 miliardi di prestiti. Per raggiungere i suoi obiettivi green, l’Europa ha escogitato 4 mosse fondamentali:

  1. Abbandonare Mosca, trovare altri fornitori per il gas e dotarsi di nuove infrastrutture (come gasdotti e terminali per il gas naturale liquefatto)
  2. Accelerare la crescita delle rinnovabili e aumentare l’uso di energia pulita
  3. Incrementare l’impegno sul fronte del risparmio e dell’efficientamento energetico
  4. Applicare una nuova strategia “solare”.

Sono previsti anche fondi per le politiche di coesione o di sviluppo agricolo, senza dimenticare le risorse messe a disposizione da ETS, il sistema europeo di compensazione per l’emissione di anidride carbonica nei processi produttivi.

Il RePowerEu sull’obbligo di pannelli solari

E vediamola in dettaglio questa strategia. Nella bozza del programma “RePowerEu” si parla di incentivi ai cittadini per l’installazione di pannelli solari, pompe di calore a accumulatori (qui abbiamo parlato invece del bonus fotovoltaico in Italia: come funziona e come ottenerlo).

Non solo: Bruxelles vorrebbe anche introdurre l’obbligo di dotazione di pannelli solari per tutti i nuovi edifici e per gli immobili con consumi elevati, indicativamente dalla classe energetica D. “Proponiamo di rendere obbligatori i pannelli solari per gli edifici commerciali e pubblici entro il 2025 e per i nuovi edifici residenziali entro il 2029“, ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

“Cominceremo con la cosa più ovvia: il risparmio energetico è il modo più rapido ed economico per affrontare il problema crisi energetica attuale”, ha sottolineato la von der Leyen. “Aumenteremo quindi l’obiettivo di efficienza energetica dell’Ue per il 2030 dal 9% a 13%. E stiamo aumentando l’obiettivo 2030 per l’energia rinnovabile dell’Ue dal 40% al 45%”.

Il “lato oscuro” del piano green europeo

La guerra in Ucraina ha reso pressante il tema della transizione energetica, impartendo una spinta ai vari governi nazionali e all’Unione europea che però, nella fretta, potrebbe perdere la bussola.

Pur introducendo misure importanti in favore delle rinnovabili, come già accennato il RePowerEu consente allo stesso tempo quasi 50 progetti ed espansioni di infrastrutture a combustibili fossili. Il suo potenziale sul piano ambientale ne risulta così parzialmente compromesso, così come la sua capacità di contrasto al cambiamento climatico.

Le decisioni dei vertici europei dei prossimi mesi saranno determinanti in questo senso. A patto che sappiano inserirsi al meglio in un contesto geopolitico “rivoluzionato”, mantenendo gli obiettivi politici e ambientali su cui Bruxelles lavora da anni.