L’alternativa al gas russo è green: biogas e biometano possono davvero sostituirlo?

Mentre i governi lottano contro l'aumento delle bollette e la dipendenza energetica da Mosca, i gas rinnovabili si propongono come una soluzione sostenibile (e promettente)

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

In Europa l’Italia è seconda solo alla Germania per quanto riguarda la dipendenza dai combustibili fossili russi. La guerra in Ucraina ha rivelato con tragica forza questa realtà, spingendo le istituzioni nazionali e comunitarie ad accelerare il processo di transizione energetica che dovrebbe consentirci, nel giro di qualche anno, di non essere più dipendenti dal gas russo (qui abbiamo analizzato le tappe di questo processo, dal Decreto Energia al piano Ue).

Per riuscire nell’impresa, e raggiungere al contempo gli obiettivi green comunitari, appare poco coerente cercare altri fornitori esteri, dall’Algeria al Congo. La potenziale soluzione al problema ce l’abbiamo in casa: investire nella produzione di energia elettrica e di metano a partire dalla biomasse. L’aumento della produzione di biogas e biometano potrebbe infatti dare una grossa mano ai governi, in affanno nel tentare di ridurre l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia. Una procedura che, come in altri casi nell’ambito delle rinnovabili, è però ostaggio della burocrazia e di investimenti contenuti.

Biometano, cos’è e a che punto siamo

Il cosiddetto biometano è un combustibile 100% rinnovabile, totalmente Made in Italy e utilizzabile esattamente come il CNG (gas naturale per autotrazione) di origine fossile, ma con emissioni di CO2 pari a zero. Il calcolo viene effettuato seguendo il modello “well to wheel” (letteralmente “dal pozzo alla ruota”) che permette di confrontare i carburanti per analisi di tipo energetico e che può essere utilizzato per analisi di carattere ambientale. Il biometano può essere facilmente immagazzinato e prodotto a un ritmo costante, aiutando a bilanciare la fornitura di energia da parte di solare ed eolico.

Questo combustibile verde, altamente calorico, è utilizzabile per diverse tipologie di trasporto, da quello leggero a quello pesante su distanze anche di migliaia di chilometri. Un’alternativa ecosostenibile al gas naturale percorribile fin da subito, visti gli oltre 1.500 distributori che lo erogano già ora per il 30%. E anche un’occasione importante per l’Italia che, a fronte degli investimenti previsti nel PNRR, potrebbe giocarsi la carta della distribuzione e delle alimentazioni a BioCNG. Il prezzo del biocombustibile può infatti arrivare e cifre inferiori del 30% rispetto all’attuale costo del gas naturale.

Secondo l’Associazione Europea Biogas (EBA), il biometano può essere prodotto a partire da 55 euro al MWh, mentre il gas naturale costa circa 80 euro al MWh, senza considerare l’impatto della CO2 che ammonterebbe a 18 euro al MWh aggiuntivi, visto che il prezzo del carbonio ha raggiunto i 90 euro per tonnellata emessa. In questo senso il gas rinnovabile può garantire un considerevole risparmio sul lungo periodo, anche rispetto ad altri gas “green” che hanno bisogno di tempo per ottimizzarsi. Un esempio è l’idrogeno verde, che è circa 3-4 volte più costoso del biogas.

Biogas, cos’è e a che punto siamo

Cominciamo col chiarire una differenza spesso oscura. Il biogas è il gas grezzo prodotto dalla fermentazione che esce da un digestore, mentre il biometano è un derivato del biogas che è stato sottoposto a un processo di raffinazione e purificazione (denominato upgrade). Si tratta dunque di due combustibili distinti.

In sostanza, il biogas è prodotto dalla decomposizione di materiali organici. Questi residui vengono posti in un digestore in assenza di ossigeno. Con l’aiuto di una serie di batteri, la materia organica si decompone, rilasciando una miscela di gas (metano e anidride carbonica). Ciò che si ottiene è un gas rinnovabile che può essere utilizzato per molteplici applicazioni, come per la produzione di energia elettrica e calore sia a livello industriale sia domestico.

Attualmente la maggior parte degli impianti di biogas italiani producono energia elettrica, anche se di recente sono stati introdotti diversi incentivi per la produzione di biometano. Stando ai dati forniti dal Consorzio Italiano Biogas, nel nostro Paese sono operativi oltre 1.500 impianti di biogas, di cui 1.200 in ambito agricolo.

Il gas rinnovabile può sostituire quello naturale?

Le prospettive di crescita del biometano in Europa sono decisamente positivi. Nel 2020 la produzione è stata di 133 milioni metri cubi, “spalmata” su 18 impianti, con 35mila tonnellate di biometano immesse al consumo. L’Italia, in particolare, potrebbe contare su un autentico “tesoro” ancora in gran parte sepolto (un discorso simile si può fare anche per l’eolico: ne abbiamo parlato qui).

Entro il 2030 saremmo potenzialmente in grado di produrre fino a 8,5 miliardi di metri cubi di biometano, pari a circa il 12-13% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale. Nel lungo termine, si stima che la filiera del biogas/biometano potrebbe non solo ridurre le attuali emissioni, ma anche favorire la creazione di 21mila posti di lavoro e 16 miliardi di euro in gettito per l’erario al 2030. Le ricadute economiche complessive al 2030 ammonterebbero a 85,8 miliardi di euro.

Il boom registrato in tutta l’Ue potrebbe fornire almeno 35 miliardi di metri cubi di gas rinnovabile entro il 2030, a patto che sia sostenuta da un quadro legislativo favorevole. Parliamo di una quantità pari al 10% della domanda totale di gas dell’Unione europea entro il 2030. Secondo l’EBA, se questo trend di crescita dovesse confermarsi, entro il 2050 l’industria del biometano potrebbe coprire il 30-40% della domanda di gas del Vecchio Continente.

Per produrre questi 35 miliardi di metri cubi al 2030, riconvertendo gli impianti a biogas, saranno necessari investimenti per 37 miliardi di euro, anche attraverso la Pac. Per sostituire gas naturale, carbone e petrolio nelle industrie e nei settori dei trasporti, più refrattari alla decarbonizzazione, è stato inoltre fissato un obiettivo di 10 milioni di tonnellate di produzione di idrogeno rinnovabile.

RePowerEU e obiettivi green, cosa vuole l’Europa

Restando nell’ambito dei target verdi comunitari, con il piano RePowerEU l’Europa ha chiamato gli Stati membri a raggiungere il 45% di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. Una sfida che Roma e Bruxelles possono vincere puntando sulla transizione ecologica definita dal Green Deal e dal pacchetto Fit for 55 (ma usando fonti rinnovabili, quanto risparmieremmo davvero in bolletta? Ne abbiamo parlato qui).

Del totale degli investimenti previsti da qui al 2030 – quasi 300 miliardi di euro – il 95% andrà a finanziare la transizione energetica europea. L’obiettivo dovrà essere raggiunto attraverso i piani nazionali di rilancio economico nati sulla scia della pandemia Covid. Serve dunque un concreto sostegno politico per sbloccare il pieno potenziale del gas rinnovabile.

In quest’ottica l’European Biogas Association chiede una nuova partnership pubblico-privato per produrre 40 miliardi di metri cubi di biometano entro il 2030. Un fiume di energia che può scorrere attraverso le reti del gas esistenti, riducendo i costi aggiuntivi di implementazione delle infrastrutture.