Riforma Irpef, tredicesima in aumento per redditi sotto 15.000 euro: la bozza in Cdm

C'è attesa per il Cdm che licenzierà la bozza del decreto legislativo di revisione del regime Irpef e Ires. Oltre alle tredicesime più pesanti per i redditi più bassi è previsto il raddoppio della tassazione per i premi di risultato. Ma il viceministro Leo smentisce le indiscrezioni

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Tredicesima un po’ più pesante per i redditi più bassi: per i lavoratori dipendenti con reddito fino a 15.000 euro è previsto un aumento di 80 euro sulle tredicesime. È quanto prevede la bozza attesa martedì 23 aprile in Consiglio dei ministri.

Irpef, tredicesime più pesanti per i bassi redditi

Salvo modifiche dell’ultim’ora, il calendario dei lavori prevede una riunione tecnica preparatoria nella mattinata. Poi nel pomeriggio si passerà al Consiglio dei ministri vero e proprio.

La bozza contiene il decreto legislativo di revisione del regime Irpef e Ires. La misura riguarda il 2024 “nelle more dell’introduzione strutturale di un regime fiscale sostitutivo per i redditi di lavoro dipendente riferibili alle tredicesime mensilità”, come si legge nel testo. L’ammontare dell’incremento verrà successivamente definito con un decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze da adottare entro il 15 novembre 2024. Nelle sue determinazioni, il ministero terrà conto delle maggiori entrate derivanti dal concordato preventivo biennale per le partite Iva.

Sempre sul fronte dell’Irpef, si conferma la volontà del governo di applicare anche per il 2025 le tre aliquote, in attesa che si trovino le coperture per realizzare quello che a lungo termine è il vero obiettivo del governo guidato da Giorgia Meloni, ovvero la realizzazione dell’aliquota unica. E viene confermato anche il taglio del cuneo fiscale. Queste le anticipazioni del Def che indicano quale direzione prenderà la Manovra in approvazione a dicembre 2024.

Premi di risultato tassati al 10%

Ma non è tutto: la bozza prevede poi di tassare al 10% i premi di risultato erogati a partire dall’1 gennaio 2025, entro il tetto di 3.000 euro. Come si legge, “salvo espressa rinuncia scritta del prestatore di lavoro” i premi di risultato “sono soggetti a una imposta sostitutiva” che è “pari al 10%, entro il limite di importo complessivo di 3.000 euro lordi”. E lo stesso regime si applica “alle somme erogate sotto forma di partecipazione agli utili dell’impresa”. L’ultima Manovra del governo Meloni aveva tassato al 5% i premi di risultato, una misura a conferma di quanto già stabilito per il 2023.

Con il provvedimento dovrebbe prendere il via una prima attuazione della delega fiscale per i redditi da lavoro autonomo, dipendente, per i redditi agrari e per i redditi diversi.

La nota del viceministro Maurizio Leo

Ma per avere la certezza che i desiderata del governo corrisponderanno poi alle misure effettivamente approvate occorrerà pazientare ancora. È lo stesso viceministro Maurizio Leo, vero autore della riforma fiscale del governo Meloni, a mettere le mani avanti smentendo le varie bozze che circolano nelle redazioni giornalistiche: “Le bozze che circolano in queste ore su alcuni organi di stampa, relative al decreto legislativo sulla revisione del regime Irpef e Ires, non corrispondono al vero. Il provvedimento – prosegue il viceministro – è ancora oggetto di revisione da parte degli uffici competenti. Stiamo lavorando per mettere a punto un decreto che sia compatibile con le esigenze dei contribuenti e al tempo stesso rispettoso degli equilibri di finanza pubblica”.