In arrivo 80 euro in più: “Bonus Meloni” come Renzi prima delle Europee

Al tavolo del cdm si studia la proposta che prevede un aumento di 80 euro in busta paga nella tredicesima per redditi entro i quindicimila euro annui

Foto di Francesca Secci

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Nel consiglio dei ministri di oggi, sarà esaminato un nuovo decreto attuativo della riforma fiscale, il secondo riguardante l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef) dopo la riduzione delle aliquote fiscali. Una delle principali novità riguarda l’incremento della tredicesima per i redditi da lavoro più bassi, fino a 15mila euro annui.

Questo trattamento integrativo, ancora in fase di studio, potrebbe aggiungersi alla tredicesima mensilità, e rappresenterà senza dubbio un sollievo finanziario benvenuto per molti lavoratori italiani.

Il testo in discussione non è definitivo, come specificato dal viceministro dell’Economia e padre della riforma fiscale, Maurizio Leo. Si sta lavorando per sviluppare un decreto che soddisfi le esigenze dei contribuenti mantenendo gli equilibri di finanza pubblica.

Allo studio un aumento della tredicesima fino a 80 euro

L’intenzione di questo intervento ad hoc è chiara, anche se la sua attuazione sarebbe prevista solo per il 2024. La necessità di considerare gli equilibri di finanza pubblica guida tale decisione, poiché il governo deve bilanciare le esigenze di spesa con la sostenibilità economica.

Secondo la bozza del decreto, i lavoratori con redditi fino a 15 mila euro all’anno potrebbero ricevere un aumento della tredicesima fino a 80 euro. Questo si inserisce nell’attesa dell’introduzione di una “tassazione separata” per ridurre l’imposizione sulle somme corrisposte a Natale.

Il provvedimento potrebbe consolidare il vecchio “Bonus Renzi”, aumentato fino a 100 euro ma corrisposto solo per dodici mensilità, aggiungendo una tredicesima mensilità di 80 euro per i redditi fino a 15 mila euro l’anno.

I finanziamenti per sostenere questi aiuti alle tredicesime potrebbero provenire dal concordato biennale preventivo, un accordo proposto dal Fisco alle Partite Iva per stabilire le tasse dei prossimi due anni.

Premi di produttività al 10%

Una delle proposte in discussione per finanziare questo bonus è l’aumento dell’aliquota dell’imposta sostitutiva per i premi di produttività fino a tremila euro lordi. Attualmente al 5%, si sta valutando di portarla al 10%. Questo aumento rappresenterebbe un ritorno alle origini, poiché l’aliquota del 5% è stata resa possibile solo nel 2023, e successivamente prorogata anche per il 2024.

Sebbene possa sembrare un’imposizione fiscale aggiuntiva per i datori di lavoro, l’obiettivo di questa misura è garantire risorse finanziarie sufficienti per sostenere il bonus di fine anno e mantenere la stabilità delle finanze pubbliche.

La bozza del decreto: tutte le novità

La proposta è stata accolta con reazioni contrastanti da parte degli esperti e dei politici. Mentre alcuni sostengono che sia un modo efficace per fornire assistenza economica diretta ai lavoratori a basso reddito, altri sollevano preoccupazioni riguardo all’impatto che potrebbe avere sull’economia nel suo complesso, sottolineando la necessità di valutare attentamente gli effetti a lungo termine di tali decisioni.

L’evoluzione di questa proposta rimane da vedere, poiché il governo continua a valutare le sue opzioni e a cercare un equilibrio tra la necessità di sostenere i lavoratori e la stabilità finanziaria del paese.

Il decreto non si limita alle tredicesime, ma interviene anche sull’Irpef e sull’Imposta sul Reddito delle Società (Ires). Modifica la normativa fiscale sui premi aziendali confermando la detassazione ma aumentando l’aliquota dal 5% al 10%. I premi saranno legati alla contrattazione collettiva e dovranno includere strumenti di misurazione della produttività e altri risultati, come innovazione e responsabilità sociale.

La bozza del decreto introduce anche novità sugli aiuti erogati dagli enti bilaterali, includendo tali erogazioni nel reddito dei beneficiari ma offrendo una detrazione massima di 3.615,2 euro per i contributi versati ai suddetti enti.

Inoltre, sono previste norme per generare maggior gettito fiscale, come l’avvicinamento dei valori fiscali a quelli contabili e la tassazione sostitutiva del 18% sui valori positivi. È prevista anche una tassazione del 10% per l’affrancamento delle riserve.

Questo decreto non sarà l’ultimo attuativo della riforma dell’Irpef, mancando ancora interventi sulla tassazione delle rendite finanziarie e sulla riforma delle detrazioni e delle altre spese fiscali. Si prevede un percorso a tappe forzate fino a giugno, con ulteriori interventi previsti sulle imposte sul consumo.