“Baby pensione” per i deputati sotto i 60 anni: la decisione della Cassazione

È stato rigettato dalla Corte di Cassazione il ricorso sul vitalizio sotto i 60 anni presentato da alcuni deputati, tra cui Angelino Alfano

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Gli ex parlamentari che avevano presentato un ricorso alla Corte di Cassazione contro le pronunce adottate in sede di autodichia alla Camera dei Deputati non otterranno la cosiddetta “baby pensione”. Quest’ultimo termine, per chi non lo sapesse, si riferisce alla possibilità per i deputati di ottenere un vitalizio in anticipo rispetto all’età pensionabile standard.
La controversia riguarda il regolamento della Camera dei Deputati del 2012, il quale stabiliva che il vitalizio iniziava a essere corrisposto al compimento dei 60 anni. Tuttavia, alcuni deputati hanno contestato questa decisione, ritenendola incostituzionale, e hanno chiesto che il pagamento del vitalizio fosse anticipato. La Corte di Cassazione, però, ha respinto il ricorso degli ex parlamentari, confermando le pronunce adottate dalla Camera dei Deputati in merito al pagamento del vitalizio.

Di conseguenza, gli ex parlamentari che avevano sperato di ottenere la baby pensione dovranno rinunciare a questa possibilità. La decisione della Corte di Cassazione conferma infatti la validità del regolamento della Camera dei Deputati del 2012 e sancisce che il pagamento del vitalizio inizia al compimento dei 60 anni, come stabilito dalle disposizioni interne dell’istituzione parlamentare.

Vitalizio ai parlamentari sotto i 60 anni: il ricorso

Il ricorso straordinario era stato presentato agli ermellini da Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Andrea Rigoni e Andrea Martella, “tutti deputati cessati dalla carica con un mandato parlamentare svolto dal 2001 al 2018 per quattro legislature, o comunque con anzianità contributiva di più di 20 anni”, come si legge nella parere della Suprema Corte.

Riguardava la sentenza del Collegio d’Appello della Camera dei Deputati del 17 ottobre del 2019 che confermava quella del Consiglio di Giurisdizione del 27 giugno 2019. Il tribunale speciale dell’autodichia rigettava la domanda volta a ottenere il vitalizio parlamentare al compimento dei 53 o dei 58 anni di età.

Vitalizio ai parlamentari sotto i 60 anni: la decisione

La Corte di Cassazione, udito il sostituto procuratore generale Alberto Cardino, ha stabilito che il ricorso è inammissibile perché “nel caso di specie, le censure sono state espressamente escluse dalla Corte Costituzionale, in quanto le funzioni svolte dagli organi di autodichia nelle controversie di cui si tratta sono state configurate come obiettivamente giurisdizionali, e quindi conformi agli articoli 3, 24, 101 e 111 della Costituzione invocati dagli attuali ricorrenti”.

Pensione anticipata ai deputati: condannati a pagare

Nel rigettare il ricorso, la Suprema Corte ha escluso che possa rientrare all’interno del proprio raggio d’azione l’esame di ipotetiche violazioni e censure, chiarendo che “eventuali dubbi di legittimità costituzionale delle norme di legge, cui i regolamenti parlamentari e le fonti di autonomia in genere fanno rinvio, possono essere evidenziati davanti agli organi dell’autodichia stessa alla Camera dei Deputati, cosa che avrebbe potuto essere fatta anche nella specie”.

La Corte di Cassazione ha stabilito che i ricorrenti dovranno coprire le spese legali, fissate a 5.500 euro. Questa decisione rappresenta un’ulteriore sconfitta per i deputati che avevano presentato il ricorso, poiché sostenevano l’incostituzionalità del regolamento sul vitalizio in base al principio del legittimo affidamento. Di conseguenza, saranno costretti ad attendere di raggiungere i 60 anni per poter beneficiare della “pensione” da ex parlamentari.
La decisione della Cassazione sottolinea l’importanza del rispetto delle regole e delle disposizioni legali all’interno delle istituzioni parlamentari. Allo stesso tempo, evidenzia la necessità per i deputati di valutare attentamente le implicazioni legali e costituzionali delle proprie richieste e azioni, al fine di evitare controversie e conseguenze legali indesiderate.