Riforma pensioni Quota 100, il Governo ora studia Quota 102: cos’è e come funziona

La riforma delle pensioni è alle porte. Il viceministro dell'Economia e delle Finanze Antonio Misiani ha finalmente confermato l'addio a Quota 100. E dopo cosa succederà?

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Redazione

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La riforma delle pensioni è alle porte. Il viceministro dell’Economia e delle Finanze Antonio Misiani ha finalmente confermato quanto era nell’aria da tempo: l’ormai famosa Quota 100 varata dal governo Lega-M5s e fortemente voluta da Matteo Salvini, che prevede l’uscita del lavoro a 62 anni di età e 38 di contributi, non verrà prorogata oltre la sua scadenza naturale, fissata al 31 dicembre 2021.

Pensioni, come cambiano dal 1° gennaio 2022

Oggi è in programma l’incontro degli esponenti del Governo con quelli dei sindacati per riaprire il cantiere della previdenza. Cosa succederà allora, nel 2022? Nessuno lo sa. Per quanto i conti Inps sembrino reggere, la direzione sarà quasi certamente di un ulteriore, importante, taglio alla previdenza pubblica, come previsto dall’orientamento europeo.

Cosa arriverà quindi dopo Quota 100? Al momento sembra difficile fissare punti chiari. Sappiamo che il Governo Conte sta valutando l’introduzione della cosiddetta Quota 102, cioè una riforma delle pensioni strutturale che consenta di lasciare a casa i lavoratori al compimento di 64 anni di età e al raggiungimento di 38 anni di contributi.

Una formula di pensionamento anticipato, dunque, che consentirebbe il ritiro dal lavoro con 3 anni di anticipo ma prevedrebbe, come contropartita, un taglio dell’assegno pensionistico che potrebbe oscillare tra il 2,8 e il 3% del montante retributivo (introdotto nel 1996) per ogni anno necessario al raggiungimento dei 67 anni. Tradotto, significherebbe la rinuncia a circa il 5% del trattamento pensionistico che invece si maturerebbe andando in pensione al raggiungimento degli attuali requisiti di legge.

I vantaggi di Quota 102

Ma quanto costerebbe Quota 102? Al momento si parla di oltre 8 miliardi di euro. Un flusso in uscita per competenza, però, e non per cassa, che andrebbe via via diminuendo nei prossimi anni. La riforma interesserebbe circa 150mila persone ogni anno, che andrebbero ad aggiungersi alle 350mila che già regolarmente vanno in pensione.

Questo meccanismo, secondo i tecnici, potrebbe anche tornare molto utile in situazioni di crisi aziendali, a fianco dei più “classici” ammortizzatori sociali.

Altra ipotesi allo studio, caldeggiata soprattutto dai sindacati, è la cosiddetta Quota 41. In questo caso l’accesso al pensionamento scatterebbe indipendentemente dall’età anagrafica ma con almeno 41 anni di contribuzione alle spalle, ipotesi oggi prevista solo per una ristretta categoria di lavoratori.