Pignoramenti, nuova super arma in mano al Fisco

Ministero di Giustizia e Agenzia delle Entrate permettono agli ufficiali giudiziari che si occupano dei pignoramenti di accedere alle banche dati dell'amministrazione finanziaria

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Mauro Di Gregorio

Giornalista Professionista

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Per i prossimi cinque anni gli ufficiali giudiziari che si occupano dei pignoramenti avranno a disposizione una nuova freccia al loro arco. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, hanno firmato una convenzione, benedetta dall’approvazione del Garante della privacy.

Pignoramenti Agenzia delle Entrate: 2023 all’insegna del digitale

L’ok del Garante si deve al fatto che il nuovo strumento di riscossione viene messo in atto in conformità ai principi stabiliti dal regolamento generale sulla protezione dei dati e dal codice in materia di protezione dei dati personali.

L’accordo permette agli ufficiali giudiziari di avere accesso alle banche dati dell’amministrazione finanziaria per cercare telematicamente i beni da pignorare, che si tratti di beni materiali o di conti correnti, dietro richiesta di un creditore o al fine di sottoporre il bene a procedura concorsuale su richiesta del curatore. Proprio sul fronte dei conti correnti si ricorda inoltre che da alcuni anni a questa parte il Fisco può pignorarli senza passare attraverso l’istanza di un giudice.

La procedura in sintesi: in caso di istanza da parte di un creditore in possesso di un titolo esecutivo e di precetto, oppure in caso di specifica autorizzazione del presidente del tribunale o di un magistrato delegato, l’ufficiale giudiziario avrà la facoltà di richiedere l’accesso alle banche dati dell’amministrazione finanziaria per i soggetti indicati.
L’Agenzia delle Entrate verificherà la regolarità della richiesta e invierà un feedback con le informazioni del caso al ministero della Giustizia. Sia Agenzia che ministero tracceranno gli accessi. Accessi che avverranno con modalità sicure tramite un servizio di cooperazione informatica che utilizza il Sid (sistema di interscambio dati).

Pignoramenti e riforma Cartabia

La convenzione detta le regole, ora c’è da renderla pienamente operativa. Sul fronte ministeriale si è creato uno stallo in seguito alla riforma Cartabia. La riforma che reca la firma di Marta Maria Carla Cartabia ha modificato il processo esecutivo, andando a ritoccare l’articolo 492 bis del Codice di procedura civile che disciplina la ricerca telematica di beni e crediti da sottoporre a esecuzione.

Dall’1 marzo 2023, giorno di validità della nuova normativa, il creditore che intenda aggredire i beni di un debitore deve presentare una formale istanza all’ufficiale giudiziario. Questi, poi, li individuerà andando a ricercarli all’interno delle banche dati fiscali e previdenziali. E qui casca l’asino: a distanza di mesi il ministero della Giustizia non ha ancora attivato i collegamenti finalizzati a consentire agli ufficiali giudiziari di accedere ai database della pubblica amministrazione.

La digitalizzazione dell’Agenzia delle Entrate

Per quanto riguarda l’Agenzia delle Entrate, si conferma il trend che da alcuni anni a questa parte punta tutto sul digitale per implementare i propri servizi, come appare dallo schema di convenzione tra ministero dell’Economia e delle Finanze, Agenzia delle Entrate e Agenzia delle Entrate Riscossione valido per il periodo 2022-2024. L’Agenzia ha puntato in particolare sull’assistenza a distanza, anche in seguito ai risultati del periodo delle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19 in cui gli accessi al portale si sono impennati. Potenziati dunque i servizi telematici, anche tramite gli sportelli virtuali al fine di ridurre al minimo gli accessi fisici degli utenti agli uffici.