Dal 2026 nulla sarà più invisibile al Fisco. Con il recepimento della Direttiva DAC 8, approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri l’8 ottobre 2025, l’Italia entra ufficialmente in una nuova era della cooperazione fiscale europea. Si tratta di un intervento che punta a costruire un sistema di scambio automatico e centralizzato di informazioni tributarie tra gli Stati membri dell’Unione Europea e che estende per la prima volta la rete di controllo anche alle cripto-attività, ai redditi da piattaforme digitali e alle operazioni transfrontaliere più complesse.
Che cos’è la DAC 8 e perché è così importante per l’Italia
Con la DAC 8, acronimo di Directive on Administrative Cooperation, l’Unione europea punta a chiudere definitivamente le zone d’ombra che ancora permettono l’evasione fiscale e l’elusione su scala internazionale. Ogni reddito dovrà essere tracciato, ovunque sia prodotto e in qualunque forma si presenti, che si tratti di un investimento in Borsa, di un conto in criptovalute o di una rendita immobiliare in un altro Paese dell’Ue.
Le autorità fiscali di ciascun Paese saranno così in grado di ricevere e condividere dati su tutte le transazioni digitali dei residenti europei, eliminando l’anonimato che finora aveva reso difficile intercettare i redditi generati dai nuovi mercati.
L’impatto della direttiva è potenzialmente enorme. La Commissione europea stima che ogni anno l’evasione e l’elusione fiscale internazionale sottraggano agli Stati membri oltre 150 miliardi di euro di gettito.
Per l’Italia, Paese storicamente esposto a fenomeni di evasione legati ai capitali all’estero, come nel caso dei paradisi fiscali, e ai conti non dichiarati, la nuova direttiva rappresenta una possibilità per recuperare risorse e rafforzare la credibilità fiscale.
Dal 2026, infatti, ogni conto, investimento o transazione riconducibile a un cittadino o a un’impresa italiana all’interno dell’Ue sarà visibile all’Agenzia delle Entrate, con la possibilità di verificare in tempo reale la corrispondenza tra redditi dichiarati e patrimoni effettivi.
Controlli automatizzati e armonizzati
Il decreto legislativo di recepimento approvato in Italia traduce i principi della DAC 8 in una serie di obblighi concreti.
In primis, tutti i soggetti che gestiscono piattaforme di scambio, custodia o intermediazione di criptovalute (compresi i wallet provider e gli exchange) dovranno raccogliere e comunicare alle autorità fiscali i dati identificativi dei propri utenti e i dettagli delle loro operazioni.
Queste informazioni verranno poi trasmesse, attraverso un canale sicuro, alle amministrazioni fiscali degli altri Stati membri quando il titolare risulta residente altrove.
Ogni Paese dell’Ue sarà tenuto inoltre a condividere periodicamente i dati ricevuti con gli altri Stati, in modo da permettere un controllo incrociato immediato su qualsiasi reddito o attività finanziaria.
Questo scambio non sarà più parziale o “su richiesta”, ma automatizzato e armonizzato, riducendo i margini di discrezionalità e i tempi di risposta.
Inoltre, come già previsto dalla DAC 6, anche la nuova direttiva obbliga consulenti, avvocati e intermediari a segnalare schemi o operazioni potenzialmente elusivi, ma rafforza i meccanismi di controllo e introduce sanzioni più severe in caso di omissione o ritardo nella comunicazione.
Gli operatori che non rispettano gli obblighi di segnalazione o comunicazione rischiano sanzioni amministrative elevate e, nei casi più gravi, la sospensione dell’attività. In questo modo si vuole evitare che le piattaforme digitali o i soggetti non regolamentati possano continuare a operare in zone grigie del mercato.