Il governo ha delineato una nuova curva Irpef per il 2024, che va analizzata nel dettaglio, prendendo in considerazione differenti fasce di reddito. Il beneficio massimo di cui potranno godere pensionati e lavoratori arriverà a toccare una quota massima annua pari a 260 euro. Tutto ciò resta valido fino a una soglia di reddito pari a 50mila euro. Superata questa, infatti, scatta un taglio che, di fatto, rende nulli i benefici.
Nuova Irpef: da 15 a 25mila euro di reddito
Partiamo dalle prime due fasce di reddito previste dal governo di Giorgia Meloni per i benefici della nuova Irpef. Entro la soglia dei 15mila euro di reddito, i lavoratori dipendenti pagheranno nel 2024 295 euro, ovvero si aggiudicheranno un risparmio di 75 euro rispetto ai 370 precedentemente dovuti.
A ciò si aggiunge, inoltre, il taglio del cuneo fiscale del 7%. Per pensionati e autonomi, invece, l’aliquota resta ferma al 23%. Il governo non ha infatti previsto alcun alleggerimento in tal senso. È però stata avviata una rivalutazione delle pensioni al netto dell’inflazione corrente.
Passiamo poi alla soglia dei 25mila euro di reddito. Aumentano ovviamente le tasse da versare ma, al tempo stesso, anche lo sconto previsto. Cala l’aliquota dal 25 al 23%, con uno sconto effettivo di 200 euro. Ecco la simulazione di cosa avverrà:
- lavoratori dipendenti passano dai 3.769 del 2023 ai 3.565 del 2024;
- lavoratori autonomia passano da 5.348 euro del 2023 a 5.148 del 2024;
- pensionati passano da 5.057 del 2023 a 4.857 del 2024 (anche in questo caso vige la rivalutazione al 100% in base all’inflazione).
Nuova Irpef: da 40 a 50mila euro di reddito
Il discorso cambia totalmente nel caso in cui si rientri in una fascia di reddito compresa tra i 25 e i 40mila euro annui. Nel caso dei lavoratori dipendenti sparisce infatti il taglio del cuneo tra i vantaggi percepiti. Aumenta però il guadagno per quanto concerne l’Irpef. Si raggiunge infatti quota 260 euro. Un innalzamento che riguarda anche autonomi e pensionati, anche se questi ultimi dovranno fronteggiare una rivalutazione solo parziale in merito all’inflazione.
Passiamo poi ai soggetti con reddito compreso tra 40 e 50mila euro. Sono ancora previsti dei vantaggi ma, come prevedibile, questi risultano essere limitati. Permane l’alleggerimento dell’aliquota, fissato a 260 euro. In parole povere si confermano le cifre precedenti ma, è bene sottolinearlo, la precisione fiscale in questo caso è molto rilevante.
Il testo del provvedimento del governo di Giorgia Meloni precisa infatti cosa accade a partire da un reddito da 50.001 euro annui. La minima variazione fa tutta la differenza del caso. Il beneficio si azzera, in quanto le detrazioni al 19% vengono ridotte di un importo analogo. Lo stesso dicasi, poi, per quelle più elevate per le Onlus e i partiti.
Ciò anticipa, dunque, quanto previsto per l’ultima soglia di reddito annuo, in relazione alla fascia 50-65mila euro. La Manovra dell’esecutivo ha infatti previsto un beneficio di 260 euro sull’Irpef ma, in caso di detrazioni, dovranno essere sterilizzate per i primi 260 euro. Un automatico addio al bonus, dunque. Di fatto il contributo da versare resta 20.850, dal momento che soltanto in teoria scenderà a quota 20.590 per dipendenti, autonomi e pensionati.