Dopo la stangata d’estate ecco quella d’autunno: tutti i rincari

Dopo le vacanze più care e pure più corte, ad attendere gli italiani al rientro dalle ferie ci saranno aumenti pesanti, soprattutto per cibo, mutui e scuola

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Dopo la stangata d’estate, prepariamoci già a quella d’autunno. Come evidenziano i dati, le vacanze degli italiani quest’anno sono assai più costose, e pure più corte. Non solo: come rilevato da uno studio sui rincari estivi diffuso a fine luglio da Demoskopika, pur tagliando il numero di giorni in giro per ferie, la spesa per la villeggiatura risulta comunque più cara rispetto al 2022.

Il presidente di Assoutenti Furio Truzzi ha fatto notare come i fortissimi rincari dei prezzi nel settore dei trasporto aereo, degli alloggi e dei pacchetti vacanza “modifica profondamente le abitudini vacanziere degli italiani“. Se da un lato rimane sostanzialmente stabile rispetto al 2022 il numero di italiani che si concede una vacanza in estate, dall’altro la tendenza è quella a tagliare la spesa attraverso una riduzione dei giorni di vacanza.

“Basti pensare che la percentuale di italiani che questa estate può permettersi solo un weekend o al massimo 3 notti fuori casa, passa dal 4% dello scorso anno al 18% del 2023 – prosegue Truzzi – Ma si riduce fortemente anche la quota di chi trascorrerà fino a 7 notti fuori, dal 63% del 2022 al 56% di quest’anno. E il paradosso è che, nonostante si riducano i giorni di villeggiatura, la spesa sarà più alta: le vacanze estive 2023 costeranno agli italiani 1,2 miliardi di euro in più rispetto al 2022, seppur con un numero inferiore di notti fuori casa”.

Finite le vacanze, o quel che ne resta, ad attenderci ci sarà poi un’altra stangata, quella d’autunno: si parla in media di +1.601 euro a famiglia. A dirlo è ancora Assoutenti, che ha realizzato uno studio sulle spese che dovremo affrontare da settembre fino a fine anno.

L’associazione ha preso in esame 5 voci di spesa – alimentari, benzina, mutui, scuola e ristorazione – e ha fatto i calcoli. Senza contare le bollette, visto che al momento le tariffe di luce e gas sono stabili, anche se, con la ripresa della domanda nei mesi autunnali, i prezzi dell’energia sui mercati internazionali potrebbero innescare nuovi imponenti rialzi.

I rincari sul cibo

La prima voce che interesserà gli italiani di rientro dalle ferie è quella legata al cibo. Fare la spesa costerà, ancora una volta, di più. Oggi i prodotti alimentari nel loro insieme costano il 10,7% in più rispetto allo scorso anno, un trend che se dovesse confermarsi anche nei prossimi mesi porterebbe la spesa per cibi e bevande di una famiglia tipo a salire nel periodo settembre-dicembre di ben +205 euro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Non a caso, le vendite al dettaglio sono letteralmente crollate: la spesa per famiglia è scesa di -1.075 euro mediamente, al netto dell’inflazione.

Eppure, l’inflazione ha iniziato a scendere: perché allora il carrello è sempre più esoso? Assoutenti e altre associazioni di tutela dei consumatori da mesi si battono per un taglio dei prezzi. Produttori e industrie si oppongono al paniere anti-inflazione voluto dal Governo, motivo per cui le associazioni stanno valutando un esposto all’Antitrust per verificare se questo abbia creato una situazione di cartello a danno dei consumatori.

Come spiega Truzzi, l’industria alimentare italiana è al primo posto per fatturato dei settori manifatturieri d’Italia, raggiungendo i 179 miliardi di euro all’anno, con un export che supera i 50 miliardi di euro. Il settore food ha registrato una crescita del 12% nel 2022, che proseguirà nel biennio 2023-2024 con tassi superiori al Pil. “Dati che attestano come ci siano margini per una riduzione dei prezzi nel comparto alimentare”.

Come abbassare i prezzi? Rinunciando ad una parte dei profitti. “L’ostruzionismo di industria e produttori verso iniziative tese a far scendere i listini al dettaglio sia del tutto pretestuoso”. E ancora, prosegue Truzzi, che definisce il carovita una “emergenza nazionale paragonabile al Covid e al cambiamento climatico“, il Governo deve mettere in campo ogni sforzo possibile attribuendo più poteri a Mister prezzi e bloccando le speculazioni che si registrano in settori strategici e poco concorrenziali come carburanti, energia, assicurazioni e banche che negli ultimi due anni hanno registrato extra-profitti mai raggiunti in precedenza, ricavati soprattutto sulla pelle dei consumatori.

“In questa situazione di emergenza in cui i consumi scendono inesorabilmente, le grandi imprese devono fare la loro parte”. Per questo un apprezzamento arriva per la grande distribuzione, che ha deciso di compiere una ulteriore politica di riduzione dei listini nel prossimo trimestre. Anche se probabilmente non basterà.

I rincari sulla benzina

In autunno anche muoversi in auto costerà di più. Oggi un litro di verde costa in media 1,938 euro al litro, mentre nel periodo settembre-dicembre 2022 era di circa 1,679 euro (qui la mappa dei distributori più cari d’Italia).

Se non ci saranno ritocchi al ribasso dei listini alla pompa, la spesa per i rifornimenti, ipotizzando due pieni al mese a famiglia, salirebbe nell’ultimo quadrimestre addirittura di +103 euro a nucleo rispetto a quanto speso lo scorso anno.

Anche l’RC auto sarà una mannaia: le assicurazioni nell’ultimo mese sono aumentate del +3,3%, c’è da capire cosa accadrà in autunno, ma tutto lascia immaginare che ci saranno nuovi aumenti.

I rincari sui mutui

Altra stangata riguarda i costi delle banche. Per tutti coloro che hanno un mutuo in essere, o lo devono sottoscrivere, saranno dolori. Oltre alle spese bancarie che saliranno del +6,4% su base annua, la presidente della Bce Christine Lagarde ha già annunciato nuovi rialzi dei tassi, dopo l’ultimo di luglio, che faranno impennare ancora di più i costi di prestiti e mutui per le case degli italiani.

Oggi – spiega Assoutenti – un mutuo a tasso variabile dell’importo medio di 125mila euro a 25 anni – il tipo di finanziamento per acquisto prima casa più diffuso in Italia – costa in media il 60% in più rispetto a inizio 2022, con la rata mensile salita in media di circa 270 euro.

Ipotizzando un ritocco dei tassi dello 0,25% in tutte e tre le riunioni Bce di settembre, ottobre e novembre, la spesa per le rate mensili del periodo settembre-dicembre risulterebbe più cara complessivamente di circa +1.170 euro rispetto al 2022.

I rincari sulla scuola

A settembre riapriranno poi le scuole, e tra caro libri, quaderni, penne e altro materiale, sarà un salasso. I prodotti di cartoleria registrano un incremento medio del +9,2% su base annua, a causa dei rincari delle materie prime e dei maggiori costi di produzione.

Secondo l’elaborazione di Assoutenti, una famiglia che deve acquistare da zero per il proprio figlio tutto il corredo per l’intero anno scolastico – zaino, diario, astuccio, penne, matite, quaderni, ecc. – si ritrova così a spendere circa 50 euro in più rispetto al 2022. A questo dovrà aggiungere i rincari per i libri di testo, la cui spesa totale a studente varia dai 300 euro della prima media ai 600 euro del liceo, compresi i dizionari.

“Su tale fronte i sindacati di categoria parlano già di aumenti medi del 10% su base annua, che porterebbero la spesa media per i testi scolastici a salire di circa 45 euro rispetto allo scorso anno, con un aggravio totale per la voce scuola pari a +95 euro a studente“.

I rincari su bar e ristoranti

Anche mangiare fuori o prendere un caffè diventerà proibitivo per molti. Nella ristorazione si attendono mediamente +28 euro di spesa in più a famiglia in 4 mesi.

A ottobre il paniere anti-inflazione del governo

A fronte di questo quadro sconfortante – e questa è la buona notizia – a ottobre dovrebbe scattare il paniere trimestrale anti-inflazione del Governo, una misura che potrebbe determinare risparmi per le famiglie.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha annunciato che entro il 10 settembre saranno definite con le associazioni che hanno sottoscritto l’accordo, che riguarda anche beni primari non alimentari come i prodotti per l’infanzia, le modalità del “trimestre anti-inflazione”, che durerà dal 1° ottobre al 31 dicembre e che prevederà prezzi calmierati su una selezione di articoli rientranti nel carrello della spesa, attraverso diverse modalità, come l’applicazione di prezzi fissi, attività promozionali sui prodotti individuati, o mediante iniziative sulla gamma di prodotti a marchio come carrelli a prezzo scontato o unico. Il Mimit vuole costituire anche un tavolo permanente per gestire il settore della distribuzione, in cui potranno essere coinvolti anche gli altri ministeri competenti. La prima riunione è attesa entro il mese di settembre.

Un eventuale abbattimento dei prezzi del 10% per il carrello della spesa nei tre mesi di applicazione del paniere determinerebbe un risparmio medio di 155,3 euro a trimestre per la famiglia tipo, di cui circa 140 euro solo per la spesa alimentare. Risparmio che sale a 211,2 euro per un nucleo con 2 figli, 192 euro in meno solo per cibi e bevande”.

Secondo il presidente di Assoutenti, ”il risparmio complessivo nei 3 mesi di applicazione del paniere raggiungerebbe in totale i 4 miliardi di euro. Si tratta ovviamente di mere stime su cui incideranno diverse variabili, come la gamma di prodotti che sarà inserita nel paniere, il taglio dei prezzi operato da grande distribuzione e commercianti e l’adesione da parte dei consumatori, ma che danno l’idea di come la riduzione dei listini al dettaglio impatti sulle tasche della collettività”.

Al momento produttori e industrie stanno opponendo resistenza. “Con il paniere calmierato siamo convinti di poter dare un definitivo colpo all’inflazione, riconducendola a livelli naturali” ha detto Urso, peer nulla preoccupato del “no” del mondo dell’industria. Ciò che pare certo, ora, è il bonus anti-inflazione che dovrebbe essere erogato dall’INPS.