Manovra, Bankitalia lancia l’allarme: “Effetti negativi per l’intera economia”

Il vice capo dipartimento Economia e Statistica della Banca d'Italia Brandolini esprime grandi perplessità in merito alla Finanziaria varata dal governo Meloni

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Bankitalia esprime perplessità sulla Manovra. Sembra già piuttosto chiaro il nuovo corso di via Nazionale inaugurato dal neo governatore Fabio Panetta, già Direttore Generale della Banca d’Italia e membro del comitato esecutivo della Bce, che ha preso il posto di Ignazio Visco, giunto alla scadenza del suo secondo mandato.

Bankitalia: “Effetti negativi per tutta l’economia italiana”

“La decisione di attuare una Manovra espansiva, associata a un piano di privatizzazioni implica che il rapporto tra il debito pubblico e il Pil scenda solo marginalmente nel prossimo triennio” mette in guardia il vice capo dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia Andrea Brandolini, in audizione davanti alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato. E ancora: “L‘elevato livello del rapporto è un elemento di vulnerabilità per il Paese. Riduce gli spazi di manovra per fronteggiare eventuali shock avversi e alza il costo del debito anche per i prenditori privati, con effetti negativi sulla competitività dell’intera economia italiana“.

Un grido d’allarme che non può essere ignorato dal governo Meloni. Concorrono alla definizione della Manovra complessiva da 109 articoli, oltre al disegno di legge di bilancio, anche gli interventi contenuti nel dl Anticipi e nei due schemi di decreto legislativo attuativi della delega sulla riforma fiscale deliberati in via preliminare dal cdm lo scorso 16 ottobre, ha spiegato Brandolini, che sciorina una serie di dati imponenti. “Nelle nostre valutazioni le misure espansive della Finanziaria ammonterebbero a 7 miliardi nel 2023, 34,7 nel 2024, 20,9 nel 2025 e 17,8 nel 2026; le coperture sarebbero pari a 3,9 miliardi nell’anno in corso, 19,0 nel 2024, 16,3 nel 2025 e 21,6 nel 2026”.

+600 euro in più a famiglia? Sì, ma…

Brandolini ha detto sì che le modifiche alle aliquote contributive e all’Irpef comporterebbero un aumento del reddito per le famiglie rispetto alla legislazione vigente dell’1,5% in media nel 2024, pari a circa 600 euro annui. “Quasi 3 famiglie su 4 ne trarrebbero benefici, mentre gli altri nuclei non subirebbero variazioni significative di reddito”. Ma non basta.

L’aumento è attribuibile per due terzi all’esonero contributivo, per la restante parte alle modifiche dell’Irpef. Le famiglie – ha spiegato – tra il secondo e il sesto decimo della distribuzione del reddito disponibile equivalente beneficerebbero degli aumenti di reddito più cospicui, fino al 2,3%. Gli incrementi sarebbero più contenuti nei decimi di reddito più alti della distribuzione. “Gli interventi contribuirebbero a una lieve riduzione della disuguaglianza dei redditi disponibili equivalenti: l’indice di Gini diminuirebbe di 0,3 punti percentuali”. Bene, ma non abbastanza.

I provvedimenti in discussione – continua Bankitalia nel suo ragionamento – si rifletterebbero sugli incentivi monetari degli individui e potrebbero modificare il comportamento di alcuni. Per il complesso dei contribuenti con redditi da lavoro, le aliquote marginali effettive si ridurrebbero in media di quasi 3 punti percentuali. Al tempo stesso, si accentuerebbero le irregolarità nel loro andamento in prossimità di due soglie di reddito.

“Per effetto della decontribuzione – ha spiegato -, il profilo delle nuove aliquote marginali effettive mostrerebbe un primo picco per i dipendenti con redditi annui intorno a 25mila euro e un secondo picco, più marcato, intorno a 35mila euro: in quest’ultimo caso, molti contribuenti sarebbero soggetti ad aliquote marginali superiori al 100%”.

La beffa della soglia dei 35mila euro

Secondo le stime elaborate da Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, ascoltata dalle commissioni riunite di Camera e Senato a proposito della legge di Bilancio, il taglio del cuneo fiscale previsto dalla Manovra 2024 assicura “un importante sostegno ai redditi bassi e medi, in particolare a quello degli operai”. Ma per i redditi che superano i 35mila euro il taglio si azzera. Questo, per chi ha un reddito maggiore anche solo di 1 euro rispetto a 35mila euro, si traduce in un mancato beneficio di circa 1.100 euro annui.

“Nell’eventualità di proroghe della misura”, ad oggi prevista solo per il 2024, vi sarebbe un “forte disincentivo al lavoro e si renderebbe più complesso il raggiungimento degli accordi di rinnovo contrattuale” spiega. Una beffa, insomma.

Lo sgravio contributivo è la voce che assorbe più risorse nell’impianto generale della Legge di Bilancio ha natura transitoria, come nello scorso biennio, con un impatto che Brandolini definisce “limitato al prossimo anno”. “Per evitare di dover ricorrere tra un anno a bruschi aumenti delle aliquote contributive o a nuovi scostamenti di bilancio, sembra opportuno definire nei prossimi mesi l’orientamento per il medio termine”, avverte.

Privatizzazioni? Difficili da fare

Sulle privatizzazioni, la posizione della Banca d’Italia è limpida: “Si tratta di un obiettivo difficile da raggiungere” e, peraltro, “non è specificato nella Manovra e nemmeno nella Nadef. Tipicamente abbiamo fatto poche privatizzazioni in Italia rispetto a quello che intendevamo fare. Quindi questo è ambizioso e vedremo come potranno essere realizzate e quali saranno i beni soggetti a privatizzazione” ha chiosato ancora Brandolini, rivolgendosi al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e ai suoi.

Nel corso dell’audizione in Parlamento Bankitalia ha poi anche confermato la fase di debolezza dell’economia italiana per cui stima una crescita del Pil di +0,7% per quest’anno. Secondo Bankitalia il quadro di “elevata incertezza” causato dal conflitto in Medio Oriente e dall’irrigidimento delle condizioni di finanziamento rischiano di pregiudicare il conseguimento degli obiettivi della Nadef.

“Sulla crescita le nostre previsioni sono leggermente inferiori a quelle che dà il governo: per il 2023 0,7% e per 2024 0,8%. Queste sono quelle che abbiamo fatto ad ottobre e che ancora, nonostante le ultime informazioni, non smentiamo. I nostri moltiplicatori corrispondono alla stima che viene data di questa Manovra, è una espansione legata alla possibilità di spesa di una parte dei redditi medio-bassi e anche medi. Quindi dall’impatto che potrà avere”, ha risposto ancora.

Confindustria: “Assenza di strategia di crescita”

Anche da Confindustria arriva una bocciatura al governo Meloni. In audizione, il Presidente Carlo Bonomi parla di “assenza di una strategia di crescita”, anche se definisce la Finanziaria varata dal governo Meloni “ragionevole nella misura in cui concentra le poche risorse disponibili sulla riduzione per il 2024 del cuneo contributivo”. Ma si tratta di qualcosa di “incompleto”, vista la “sostanziale assenza di sostegni agli investimenti privati e di una strategia finalizzata alla crescita e alla competitività”.

Considerando insieme la Legge di bilancio e la Delega fiscale, “siamo nella rarissima occasione – evidenzia Bonomi – dove una Manovra espansiva toglie risorse al sistema produttivo perché toglie l’Ace”, 4,6 miliardi, e “siamo in negativo di 1 miliardo”. Su 30 miliardi di misure estensive della Manovra, quasi il 55% è dedicato ai lavoratori e solo il 9,4% alle imprese.

“Non mi interessa la minore Ires se io assumo, perché non abbiamo problemi in questo momento di occupazione“, anzi “abbiamo mancanza di profili, mancano 800 mila profili“, ha detto ancora Bonomi. Per gli incentivi all’assunzione “ritengo non corretto utilizzare risorse pubbliche, come imprenditore, perché creare posti lavori e assumere è il mio mestiere. Prendere soldi pubblici per fare il mio mestiere non mi piace”. Per Bonomi “non è più rinviabile aprire un percorso favorevole alla crescita”.

Giorgetti difende la Manovra

Il ministro Giorgetti intanto continua, come ovvio, a difendere il suo operato. Parla ancora una volta di Manovra “austera” nel taglio delle spese, ma espansiva per le risorse in favore dei lavoratori con redditi medio-bassi: 2/3 delle misure sono dedicati ai lavoratori dipendenti con un reddito fino a 50 mila euro, ribadisce. Ci sono anche i fringe benefit fino a 2mila euro, ma anche qui non è sufficiente.

“Il disegno di legge di bilancio che ho presentato concentra le risorse disponibili su obiettivi chiari e ben delimitati, per fornire risposte certe alle esigenze degli individui più vulnerabili in un contesto ancora piuttosto delicato. Al contempo – ha sottolineato il ministro – introduce interventi finalizzati a favorire la sostenibilità complessiva della finanza pubblica nel medio lungo periodo, elemento fondamentale per favorire uno sviluppo crescente e duraturo della nostra economia”.

L’ambito di intervento più rilevante della Manovra è rappresentato dal sostegno alle famiglie, “anche per compensare per quanto possibile – ha detto Giorgetti – la perdita di potere d’acquisto che hanno subito finora. Ciò dovrebbe tradursi in un sostegno ai consumi, all’occupazione e alla crescita del Pil”.

Inoltre, rimarca, “sono state introdotte ulteriori misure per la natalità, sempre agendo sulla leva della decontribuzione per le lavoratrici”. È un ulteriore tassello del lavoro “paziente e responsabile” ha aggiunto Giorgetti “che stiamo realizzando per attuare, con gradualità e compatibilmente con gli spazi disponibili, gli interventi programmatici previsti per questa legislatura”.