Arrivano 600 euro in più per le famiglie italiane

Soddisfazione per la nuova Irpef, dato l’impatto che promette d’avere sui conti delle famiglie italiane. Potenzialmente, in media, può garantire un aumento del reddito pari all’1,5%

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

In confronto con la legislazione attualmente in vigore, le modifiche apportate alle aliquote contributive e all’Irpef dovrebbero garantire un incremento del reddito delle famiglie italiane. Si parla dell’1,5% in media nel corso del 2024. Trasformando i dati in soldi, si evidenzia un aumento di circa 600 euro annui per tre nuclei su quattro.

Nuova Irpef, apprezzamenti e polemiche

Il vice capo dipartimento Economia e Statistica, Andrea Brandolini, ha promosso le misure della Legge di Bilancio, con interventi espansivi per un totale di 34,7 miliardi di euro nel prossimo anno. Ciò è avvenuto in audizione dinanzi alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Presente anche Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, che ha fatto mostra di alcuni numeri rilevanti.

“Le misure espansive, stando alle nostre valutazioni, ammonterebbero a 7 miliardi di euro per il 2023, 34,7 per il 2024, 20,9 per il 2025 e 17,8 per il 2026. Le coperture sarebbero invece di 3,9 miliardi per l’anno in corso, 19 per il 2024, 16,3 per il 2025 e 21,6 per il 2026”.

Per quanto abbia definito ragionevole la misura, spiega come sia incompleta. Ha apprezzato il lavoro effettuato per la riduzione del cuneo contributivo per il 2024 ma, al tempo stesso, evidenzia l’assenza sostanziale di misure volte a sostenere gli investimenti privati e “una strategia finalizzata alla crescita e alla competitività”.

Nuova Irpef: i dettagli

L’aumento del reddito per tre famiglie su quattro, ipotizzato da Bankitalia, sarebbe merito principalmente dell’esonero contributivo. Per la restante parte, invece, delle modifiche dell’Irpef.  Si chiarisce, inoltre, come aumenti di reddito maggiori saranno garantiti alle famiglie tra secondo e sesto decimo della distribuzione del reddito, fino al 2,3%.

Tutto ciò rientra nell’ambizioso e ben annunciato obiettivo del governo di Giorgia Meloni di ridurre il cuneo fiscale elevato. Occorre però tener conto della necessità di individuare le risorse necessarie per finanziare un progetto di tale sorta. La misura risulta sostenibile, ad oggi, soltanto per il 2024.

Ecco quanto specificato da Andrea Brandolini: “Ridurre l’elevato cuneo fiscale rappresenta un obiettivo importante; esso va perseguito tenendo conto degli effetti degli strumenti adottati sui comportamenti degli individui, che richiedono stabilità delle norme per potersi manifestare pienamente, e dei riflessi sulle finanze pubbliche. Se si decidesse di rendere permanente la riduzione del cuneo andrebbero individuate coperture certe e strutturali”.

Scendendo nel dettaglio, le misure dell’esecutivo prevedono circa 10 miliardi di euro destinati al rinnovo per il 2024 del taglio del cuneo fiscale. Una misura alla quale si aggiunge la riforma delle aliquote Irpef. Ciò vuol dire accorpamento dei primi due scaglioni, fino a 15mila euro e tra 15mila e 28mila. Per questi si applica l’aliquota al 23%. Un beneficio destinato a variare a seconda dello scaglione di reddito d’appartenenza dei lavoratori che, in termini generali, potrebbero ritrovarsi circa 1000 euro in più all’anno in busta paga.

Il guadagno per lavoratori e pensionati

In seguito alle modifiche del Decreto Lavoro di inizio maggio 2023, l’aliquota contributiva a carico del lavoratore è stata ridotta dal 9,19% al 2,19%, per i redditi fino a 25mila euro, così come al 3,19% per i redditi fino a 35mila euro. Inizialmente prevista fino al 31 dicembre 2023, questa riduzione è stata ufficialmente confermata per l’intero 2024.

A godere maggiormente della misura sono di certo i lavoratori con un guadagno medio lordo mensile di 2.200 euro, ovvero poco meno di 29mila euro annui. A conti fatti, a loro spetta l’aumento massimo possibile in busta paga, ovvero 110 euro netti in più al mese, pari a 1.430 euro circa annui.

I redditi inferiori a 15mila euro, invece, non vedranno alcun cambiamento, così come quelli superiori a quota 50mila euro. Previsti invece 103 euro, circa, al mese per chi raggiunge quota 30mila euro, e appena 20 per chi va dai 40 ai 50mila.

Sguardo rivolto infine ad autonomi e pensionati. In questo caso, l’unico beneficio garantito giunge dall’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef. Un risparmio del 2%, che garantisce 260 euro in più per i redditi tra 30 e 50mila euro. Cifra che scende a quota 100 euro per un reddito di 20mila euro.