Manovra, primo via libera agli emendamenti. Dalle pensioni agli affitti, dal Superbonus al Ponte sullo Stretto, tutte le misure

Via libera al Senato alle prime modifiche alla Finanziaria del governo Meloni. Cosa cambia e cosa resta

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Dopo una lunga seduta notturna iniziata verso l’1, la commissione Bilancio del Senato è tornata a riunirsi questa mattina per discutere della Manovra e ha votato il mandato ai relatori a riferire in Aula, dove il provvedimento, se non ci saranno cambiamenti, dovrebbe arrivare mercoledì 20 dicembre. Il voto di fiducia sul maxi-emendamento e il voto finale sono invece previsti per la mattina di venerdì 22.

“C’è un impegno per chiudere venerdì mattina e vogliamo che questo impegno venga mantenuto. Dipende dalla capigruppo ma non penso che andremo in Aula questo pomeriggio, credo sia più immaginabile che si cominci martedì pomeriggio”, ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. “E’ stato un lavoro molto impegnativo, credo che alla fine il governo abbia portato a casa diversi risultati. Abbiamo cercato di ascoltare anche le ragioni dell’opposizione e non abbiamo compresso il dibattito. Alla fine un percorso ordinato si è raggiunto, credo con beneficio di tutti. C’è stato spazio per tutti i gruppi parlamentari”.

Sono stati approvati tutti e 4 gli emendamenti presentati dal governo Meloni sulle pensioni, comprese quelle dei medici, i finanziamenti per le infrastrutture, tra cui quelle per il Ponte sullo Stretto di Messina, e la sicurezza, compreso il trattamento previdenziale di forze armate, forze di polizia e vigili del fuoco.

Le novità sulle pensioni di vecchiaia e anticipate

Una delle novità più importanti riguarda proprio il via libera all’emendamento del governo all’articolo 33 che evita i tagli inizialmente previsti alle pensioni di vecchiaia di medici e infermieri, dipendenti di enti locali, maestre e ufficiali giudiziari.

Resta invece confermata la penalizzazione per le pensioni anticipate, ma il taglio previsto per i medici e infermieri è meno forte: è stato dato infatti l’ok a una riduzione di un trentaseiesimo del taglio per ogni mese in più di permanenza al lavoro. I dirigenti medici e gli infermieri potranno, se vorranno, rimanere al lavoro fino ai 70 anni. Salta dunque l’ipotesi della pensione a 72 anni.

Le decurtazioni, si legge nel testo della Manovra, non si applicano ai soggetti che maturano i requisiti per il pensionamento entro il 31 dicembre 2023 e nei casi di cessazione dal servizio per raggiungimento dei limiti di età o di servizio.

L’accesso alla pensione anticipata è consentito se risulta maturata un’anzianità contributiva di:

  • 42 anni e 10 mesi per gli uomini e
  • 41 anni e 10 mesi per le donne.

Il trattamento pensionistico decorre trascorsi 3 mesi dalla data di maturazione dei requisiti contributivi.

Per quanto riguarda medici, infermieri, dipendenti enti locali, insegnanti d’asilo e ufficiali giudiziari, la pensione decorre trascorsi:

  • 3 mesi dalla data di maturazione dei requisiti se sono maturati entro il 31 dicembre 2024
  • 4 mesi se sono maturati entro il 31 dicembre 2025
  • 5 mesi se sono maturati entro il 31 dicembre 2026
  • 7 mesi se sono maturati entro il 31 dicembre 2027
  • 9 mesi se sono maturati entro il 31 dicembre 2028.

Per i medici e le altre categorie di dipendenti pubblici, l’assegno pensionistico è ridotto in misura pari a un trentaseiesimo per ogni mese di posticipo dell’accesso al pensionamento rispetto alla prima decorrenza utile per gli iscritti alla cassa per la pensione dei sanitari e per quelli alla cassa per le pensioni dei dipendenti degli enti locali che cessano l’ultimo rapporto di lavoro da infermieri. Questo, si legge sempre nella bozza, per assicurare “un efficace assolvimento dei compiti primari di tutela della salute e di garantire l’erogazione dei livelli assistenziali di assistenza”.

Niente proroga per lo smart working

Sempre sul fronte lavoro, non ci sarà nessuna proroga dello smart working nemmeno per i lavoratori pubblici fragili: è stata infatti bocciata la proposta che prevedeva la proroga di 1 mese per il lavoro agile per i dipendenti pubblici fragili, dal 31 dicembre 2023 al 31 gennaio 2024.

Le novità sulla casa

Superbonus

La commissione Bilancio al Senato ha chiuso l’approvazione degli emendamenti rigettando ogni ipotesi di proroga del Superbonus 110%. Il governo ha rifiutato anche la concessione di ulteriori deroghe per gli edifici unifamiliari e l’eventualità di ricorrere alla cessione del credito o allo sconto in fattura.

Anche se potrebbe non essere detta ancora l’ultima parola: vista l’insistenza di Forza Italia per prorogare la misura, il governo potrebbe decidere in extremis di ricorrere al Decreto Milleproroghe o a una legge ad hoc, come annunciato dal senatore Guido Quintino Liris di Fratelli d’Italia, 

Affitti brevi

Novità anche per gli affitti brevi, cioè per quei contratti per appartamenti al di sotto di 1 mese. Passa l’emendamento dei relatori che precisa che la cedolare secca ridotta al 21% si applica solo ai redditi derivanti da contratti di locazione breve relativi a una unità immobiliare, individuata dal contribuente nella propria Dichiarazione dei redditi.

Fondo acquisto prima casa

L’emendamento prevede anche l’estensione per il 2024 dell’accesso al fondo per l’acquisto della prima casa anche per le famiglie numerose.

Aliquote Imu

In Manovra si è discusso anche di Imu. I relatori hanno deciso di concedere più tempo a circa 200 Comuni di tutta Italia per fissare le aliquote Imu, con un impatto anche sui contribuenti che, in alcuni casi, potrebbero dover pagare una nuova rata entro febbraio.

Solo per il 2023, le delibere regolamentari e di approvazione delle aliquote e delle tariffe Imu dei Comuni vengono  considerate tempestive se inserite nel portale del federalismo fiscale entro il 30 novembre 2023. Di conseguenza, il termine per la pubblicazione delle delibere, ai fini dell’acquisizione della loro efficacia, è fissato al 15 gennaio 2024. Se le nuove aliquote comporteranno una differenza positiva rispetto all’imposta versata al 18 dicembre, i contribuenti saranno di nuovo chiamati a pagare l’Imu entro il 29 febbraio 2024, senza sanzioni e interessi. Se invece la differenza sarà negativa, scatterà come sempre il rimborso secondo le regole normali.

100 milioni alle Regioni per coprire gli aumenti dei prezzi dell’energia

Altra importante novità al centro della Finanziaria 2024 è che vengono affidati solo 100 milioni di euro alle Regioni a statuto ordinario con l’obiettivo di coprire i maggiori costi determinati dall’aumento dei prezzi dell’energia degli anni 2022 e 2023 e la riduzione di 250 milioni di euro di somme disponibili per investimenti stabiliti nel Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021.

Nella relazione che accompagna la Manovra si legge che la riduzione di 250 milioni di euro degli stanziamenti si rende necessaria per garantire la neutralità finanziaria sui saldi di finanza pubblica. “Il riconoscimento alle regioni di un contributo di 100 milioni di euro, ampliando la capacità di spesa corrente per 100 milioni nel 2024, richiede pari copertura in termini di indebitamento netto. Considerato che le risorse stanziate per spese di investimento pluriennali, sulla base delle informazioni più aggiornate incorporate nei quadri tendenziali di finanza pubblica presentati nella Nadef 2023, hanno sotteso un diverso profilo di impatti sull’indebitamento netto (40% per il primo e il secondo anno e il 20% per il terzo anno) occorre ridurre gli stanziamenti per investimenti di 250 milioni di euro”.

Sempre riguardo alle Regioni, viene concessa anche per il 2025 e 2026 la cumulabilità delle agevolazioni fiscali per interventi di risparmio energetico con i contributi regionali, già prevista per gli anni 2023 e 2024.

Infine, buone notizie per le regioni a statuto speciale: arrivano nelle casse regionali 105,6 milioni di euro per gli effetti finanziari delle misure del primo modulo della riforma fiscale. In particolare, quasi 40 milioni di euro vanno alla Sardegna, oltre 29 al Friuli Venezia Giulia, quasi 21 milioni alla Provincia autonoma di Bolzano, circa 19,5 alla Provincia autonoma di Trento e 5 milioni alla Val d’Aosta.

Ok al Ponte sullo Stretto

Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini gioisce di fronte al via libera del Ponte sullo Stretto di Messina. Il governo conferma i costi previsti per la realizzazione pari a 11,63 miliardi di euro, ma scendono di 2,3 miliardi le spese a carico dello Stato grazie al reperimento delle risorse attraverso il fondo per lo Sviluppo e la Coesione in capo alle regioni.

Ha infatti ottenuto il via libera della commissione Bilancio del Senato l’emendamento del governo che prevedeva, “nelle more dell’individuazione di fonti di finanziamento atte a ridurre l’onere a carico del bilancio dello Stato” la spesa complessiva “di 9.312 milioni di euro, in ragione di 607 milioni di euro per l’anno 2024, 885 milioni di euro per l’anno 2025, 1.150 milioni di euro per l’anno 2026, 440 milioni di euro per l’anno 2027, 1.380 milioni di euro per l’anno 2028, 1.700 milioni di euro per l’anno 2029, 1.430 milioni di euro per l’anno 2030, 1.460 milioni di euro per l’anno 2031 e 260 milioni di euro per l’anno 2032”.

La parte mancante rispetto agli 11,63 miliardi di euro previsti nel disegno di legge viene reperita attraverso l’autorizzazione “della spesa di 718 milioni di euro, in ragione di 70 milioni di euro per l’anno 2024, 50 per l’anno 2025, 50 per l’anno 2026, 400 milioni di euro per l’anno 2027 e 148 milioni di euro per l’anno 2028, mediante corrispondente riduzione del Fondo per lo sviluppo e la coesione, periodo di programmazione 2021-2027, e imputata sulla quota afferente alle amministrazioni centrali” e gli altri 1,6 miliardi “in ragione di 103 milioni di euro per l’anno 2024, 100 milioni per l’anno 2025, 100 milioni per l’anno 2026, 940 milioni di euro per l’anno 2027 e 357 milioni di euro per l’anno 2028 per l’anno 2029, mediante corrispondente riduzione risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, periodo di programmazione 2021-2027 e imputata sulle risorse indicate per le Regioni Sicilia e Calabria dalla delibera Cipess”.

La norma prevede che “gli accordi per la coesione da stipulare tra la Regione Siciliana e Calabria con il ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr danno evidenza degli importi annuali a destinazione delle risorse alla realizzazione dell’intervento, a concorrenza integrale degli importi annuali individuati”.

Entro il 30 giugno di ogni anno, e fino all’entrata in esercizio dell’opera, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dovrà presentare un’informativa al Cipess sulle iniziative intraprese per il reperimento di ulteriori risorse a copertura dei costi di realizzazione dell’opera. Con apposite delibere, il Cipess poi determinerà la corrispondente riduzione in via prioritaria dell’autorizzazione di spesa.

Un nuovo fondo per forze armate, polizia e vigili del fuoco

Infine, via libera a un altro dei cavalli di battaglia del governo di centrodestra: viene costituito un fondo per forze armate, polizia e vigili del fuoco nello stato di previsione del ministero dell’Economia e delle Finanze, con una dotazione di 32 milioni di euro per gli anni 2024 e 2025 e di 42 milioni di euro annui a decorrere dal 2026.

Nell’ambito delle iniziative per il benessere del personale delle forze di polizia, delle forze armate e del corpo nazionale vigili del fuoco è autorizzata la spesa di 38.299.275 euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026 da destinare alla stipula di polizze assicurative per la copertura sanitaria e infortunistica complementare integrativa rispetto a quanto già in vigore.

La ripartizione delle risorse dovrebbe essere così:

  • 6.948.600 euro per l’Esercito italiano
  • 2.217.525 euro per la Marina militare
  • 2.981.475 euro per l’Aeronautica militare
  • 775.125 euro per le Capitanerie di porto
  • 8.000.550 euro per l’Arma dei carabinieri
  • 4.449.000 euro per la Guardia di finanza
  • 7.426.200 euro per la Polizia di Stato
  • 2.855.400 per la Polizia penitenziaria
  • 2.645.400 euro per i Vigili del fuoco.