Gli anni passano, ma i vizi degli italiani (soprattutto quelli poco nobili) rimangono sempre gli stessi. Se questo accade per i cittadini comuni, figurarsi per i governanti, da sempre dipinti come l’emblema del trasformismo, quello che permette di mimetizzarsi tra la gente per non dare nell’occhio, pur continuando a fare i propri comodi. “Tutto cambia affinché nella cambi” diceva don Fabrizio Corbera, principe di Salina, personaggio indimenticabile di quel capolavoro che è Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, poi trasposto al cinema da un genio come Luchino Visconti.
La storia che andiamo a raccontare non ha nulla a che vedere con la solennità di quella frase, pronunciata da un ricco e abile uomo siciliano di provincia che vedeva via via sfumare il proprio potere locale durante il processo di unificazione dello Stato italiano. Eppure, questo inciso pare calzare a pennello per descrivere l’ennesimo caso di sprechi e privilegi di cui la classe politica odierna continua a godere del tutto indisturbata, nelle stesse ore in cui su giornali e agenzie vengono pubblicati annunci e slogan per combattere la povertà e aiutare le famiglie in crisi.
Voli di Stato per ministri e sottosegretari: quanti ne sta usando il governo di Giorgia Meloni
Il paradosso che accompagna la società contemporanea – in cui è sempre più ampia la forbice tra pochi individui molto benestanti (i politici) e il resto della popolazione sempre più in difficoltà per l’inflazione – si arricchisce di un nuovo capitolo. A dire il vero c’è poco da aggiungere rispetto a notizie dello stesso tipo trapelate solo pochi mesi fa: quello che colpisce, ancora una volta, è la resistenza che alcune pratiche poco etiche mostrano nonostante i cambi di governo, le ascese e le cadute dei leader, il turnover parlamentare.
La questione riguarda l’utilizzo dei voli di Stato, un servizio finanziato con i soldi pubblici che la nostra legislazione nazionale prevede venga garantito alle massime cariche istituzionali e ai rappresentanti del nostro Paese. Nulla di strano, dunque, se anche i ministri del Governo di Giorgia Meloni hanno iniziato ad utilizzarli. Il problema nasce quando – a fronte di mesi trascorsi a ricordare a tutti che “non ci sono i soldi per fare quello che vogliamo” – una spesa di denaro per l’erario pubblico potrebbe essere evitata utilizzando i classici voli di linea.
Chi sono i ministri che hanno viaggiato di più usando i voli di Stato
In principio fu Maria Elisabetta Alberti Casellati, che durante i 5 anni trascorsi da presidente del Senato è finita diverse volte nel mirino della critica (con alcune scottanti inchieste che l’hanno vista protagonista condotte dal programma televisivo Report) per una serie di voli nazionali – quindi con luogo di partenza e arrivo all’interno della penisola – di cui aveva usufruito a ripetizione. Stessa cosa stanno facendo i suoi nuovi colleghi di governo (lei nel frattempo è diventata ministro delle Riforme costituzionali): nei primi tre mesi dall’insediamento dello scorso ottobre, i componenti dell’esecutivo hanno utilizzato i voli di Stato ben 39 volte. Molto di più di quanto fatto nello stesso arco temporale dai governi Renzi (15), Conte I (11), Conte II (25) e Draghi (20).
Tra i più affezionati agli aerei di flotta c’è il ministro Antonio Tajani che, in quanto titolare degli Esteri, può giustificare agevolmente i suoi 12 spostamenti pagati con fondi statali. Stessa cosa si può dire di Guido Corsetto, titolare del dicastero della Difesa, che ha l’obbligo di visitare le nostre forze armate dislocate sui vari fronti internazionali (lo ha fatto 7 volte). Già meno comprensibili sono i 5 voli di Stato utilizzati sia da Carlo Nordio (ministro della Giustizia) che da Matteo Piantedosi (numero uno del Viminale).
In particolare, sarebbe utile chiedere al nostro Guardasigilli quale sia l’esigenza di fare tappa fissa a Treviso, la sua città di residenza, dato che per 2 volte ha fatto partire o atterrare l’aereo direttamente nella cittadina veneta. Chiudono l’elenco Raffaele Fitto (ministro degli Affari europei) con 4 viaggi e Adolfo Urso (con delega alle Imprese) con 3 spostamenti, mentre altri tre ministri – ossia Matteo Salvini (Trasporti), Marina Elvira Calderone (Lavoro) e Paolo Zangrillo (Pubblica amministrazione) contano un volo a testa.