È morto Roberto Colaninno, l’imprenditore che cambiò l’economia italiana

Ricordato soprattutto per la scalata a Telecom nel 1999 e il rilancio di Piaggio, aveva compiuto 80 anni da poco

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Roberto Colaninno, un’icona dell’ambito finanziario e industriale italiano per oltre cinquant’anni, è scomparso all’età di 80 anni. Il suo percorso inizia nel 1969 presso la Fiaam, un’azienda mantovana specializzata in componenti auto, e attraverso i decenni giunge a realizzazioni significative presso Olivetti, Telecom e Piaggio, quest’ultima ora un’azienda quotata in Borsa in continua prossimità dei suoi record storici.

Gli inizi: da Sogefi a Telecom

Nel 1981, Colaninno fonda la Sogefi, successivamente incorporata nella Cir, holding dei De Benedetti. La sua emersione nella scena pubblica avviene nel 1996 quando assume la carica di amministratore delegato di Olivetti. Questa azienda di Ivrea, celebre per macchine da scrivere e computer, si sta reinventando, essendo la madre di Omnitel, la pionieristica compagnia di telefonia mobile privata, e Infostrada, che offre servizi di rete fissa alternativi a Telecom, in passato monopolista.

Sfruttando questo solido patrimonio tecnologico, ceduto per oltre sette miliardi di euro ai tedeschi di Mannesmann e successivamente a Vodafone, scaturisce l’Offerta Pubblica di Acquisto su Telecom Italia nel 1999. Questo si inquadra nella decisione del 1997 di Romano Prodi di privatizzare Telecom al fine di sistemare i conti pubblici in vista dell’adozione dell’euro.

Dopo la nomina a Olivetti, Colaninno contribuisce tramite Fingruppo S.p.A., un’azienda con sede a Brescia. Tra i prominenti azionisti di Olivetti insieme a Fingruppo si annoverano Hopa e Bell, legate a Emilio Gnutti, e l’ex CEO di Unipol, Giovanni Consorte, Mps e successivamente Fininvest. L’istituto Chase Manhattan agisce come garante, e Massimo D’Alema, allora primo ministro, li definisce “capitani coraggiosi”. Colaninno, pur non facendo parte di Bell, adotta un’ottica prevalentemente industriale riguardo all’operazione.

Nel periodo successivo, sotto la sua guida, Telecom s’espande in modo considerevole a livello internazionale e diversifica le attività, spaziando dalla telefonia fissa e mobile all’Internet, alla televisione (con il lancio di La7), dalle comunicazioni satellitari ai sistemi informatici. Tuttavia, gli azionisti di Bell perseguono un obiettivo strettamente finanziario e, appena due anni dopo, cedono a Marco Tronchetti Provera di Olimpia. Colaninno, dissenziente, si dimette. Al momento delle sue dimissioni, il debito di Olivetti non era stato trasferito a Telecom, secondo la strategia finanziaria di Colaninno.

L’approdo a Piaggio

Nel 2002, grazie a incentivi, stock options da Olivetti e cessioni di partecipazioni minoritarie, Colaninno si propone acquisendo Immsi, un’azienda nel settore immobiliare, riconvertita in una holding industriale che nel 2003 acquisisce Piaggio. Successivamente, nel dicembre 2004, amplia ulteriormente l’ambito industriale mediante i marchi motociclistici Aprilia e Moto Guzzi, s’immettendo nel settore motociclistico. Nel 2006, con un’operazione di quotazione, alleggerisce il debito.

Da allora, il gruppo s’impone notevolmente: primeggia nel settore europeo di scooter e motociclette, con Vespa, Piaggio, Aprilia, Moto Guzzi, Gilera e Derbi come marchi leader. Produce anche veicoli commerciali leggeri come l’Ape e il Porter e, dal 2015, lancia la divisione robotica Piaggio Fast Forward con sede a Boston, indirizzata alla mobilità del futuro, tra cui il drone terrestre Gita dotato di tecnologia follow me. Immsi espande i propri investimenti in settori come la cantieristica navale, acquisendo Rodriquez Cantieri Navali di Messina e Intermarine di Sarzana, ora leader mondiali nella produzione di cacciamine e dragamine, e nel settore immobiliare e turistico con l’ambizioso progetto Is Molas Golf Resort in Sardegna.

Nel 2008, Colaninno si dedica anche a Cai, la Compagnia Aerea Italiana, incaricata di salvare Alitalia. In collaborazione con Immsi, diventa uno dei soci fondatori della nuova società che acquisisce Alitalia e Airone. Tuttavia, anche in questo caso, il successivo mutamento di proprietà non consente l’attuazione del suo piano di rilancio per Alitalia, aggiungendo un altro capitolo complesso alla storia della compagnia di bandiera.

Oltre al ruolo di presidente e membro del consiglio di amministrazione di Alitalia, Colaninno ha rivestito incarichi presso istituzioni finanziarie come Mediobanca e Capital