Per quanti anni c’è l’obbligo di conservazione del canone Rai

Trattandosi di un tributo, la prova del pagamento dovrà conservarsi per 10 anni. A confermarlo è la Corte di Cassazione nel novembre del 2023

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Per quanti anni vige l’obbligo di conservazione del canone Rai? Volendo girare in qualche modo la domanda: dopo quanto tempo va in prescrizione questo obolo? A fornirci alcune indicazioni molto importanti è l’articolo 2934 del Codice Civile, che chiarisce che un eventuale credito si prescrive nel momento in cui chi ne ha diritto non lo richiede per un determinato tempo. Questo è differente in base al tipo di documento. Per tutti i documenti per cui non esiste contemplazione nella legge, il termine è sempre di 10 anni. Altri ancora, data la loro importanza, vanno conservati per sempre (contratti di lavoro, sentenze, buste paga).

A confermare questo orientamento è l’ordinanza n. 33213 del 29 novembre 2023 della Corte di Cassazione, che ha preso una posizione ben precisa sul canone Rai: la prescrizione sopraggiunge in dieci anni. La presa di posizione dei giudici è molto importante, perché sostanzialmente chiarisce un dubbio normativo: in assenza di una disciplina derogatoria è necessario applicare il termine decennale previsto dall’articolo 2946 del Codice Civile che si riferisce alle imposte sui redditi e all’Iva. Attraverso questa ordinanza, sostanzialmente, viene ribadito il seguente principio:

l’obbligazione tributaria, pur consistendo in una prestazione a cadenza annuale, ha carattere autonomo ed unitario ed il pagamento non è mai legato ai precedenti bensì risente di nuove ed autonome valutazioni in ordine alla sussistenza dei presupposti impositivi.

La conservazione del Canone Rai

Le ricevute sono, in generale, uno strumento importantissimo nelle mani del consumatore perché spesso, in caso di controversia, rappresentano l’unico modo in cui ci si può difendere. Capita non raramente che i gestori più disparati richiedano copia del pagamento che, sebbene effettuato, a loro non risulta ancora pervenuto. Per questo è bene sapere cosa dice la legge in termini di prescrizione del credito.

Il canone Rai è un’imposta dovuta da chiunque detenga apparecchi televisivi all’interno del territorio italiano. Si tratta, da sempre, di una delle imposte che in Italia viene maggiormente evasa. Si calcola, infatti, che mediamente è pari al 25% la percentuale degli italiani che ogni anno omette di effettuare il pagamento. Inutile dire quanto questo incida negativamente sul bilancio dello Stato a cui, annualmente, mancano fondi per milioni di euro. Proprio per questa motivazione, mediante la tanto discussa Legge di Stabilità 2016, il Governo Renzi ha introdotto il pagamento del canone Rai in abbinamento alla bolletta elettrica. Questo sarà dovuto a rate e sarà di importo fisso pari a 100 euro (circa 13,50 euro in meno rispetto al 2015).

Fatte salve tutte le novità introdotte dal Governo per i prossimi pagamenti, l’obbligo di conservazione del canone Rai è, per legge, pari a 10 anni. Trattandosi di un tributo, la prescrizione è decennale, a meno che non sia diversamente stabilito (sempre a livello legislativo). Nel dubbio, comunque, il termine minimo è sempre bene che sia pari a 10 anni. In questo modo ci si mette seriamente al riparo da ogni problema futuro.

In quanti anni si prescrive il Canone Rai

Come abbiamo visto in apertura, a fare il punto della situazione sulla prescrizione del Canone Rai ci ha pensato la Corte di Cassazione. I giudici si sono espressi a seguito del ricorso di un contribuente, che aveva impugnato alcune cartelle esattoriali al cui interno erano contenute dei crediti erariali e dei tributi locali. La contestazione verteva sull’intervenuta prescrizione delle pretese tributarie. In primo grado è stato accolto l’appello, il successivo appello del concessionario della riscossione è stato rigettato. Quest’ultima, successivamente, ha proposto un ulteriore ricorso avverso la sentenza per Cassazione.

In questa sede i giudici hanno precisato che per quanto riguarda Irpef, Irap, Iva ed imposta di registro i tempi per la riscossione si prescrivono in dieci anni. Assume rilievo, infatti, quanto disposto dall’articolo 78 del DPR n. 131/1986. Per le altre imposte dirette contenute nella cartella esattoriale mancando un’espressa previsione, anche se le obbligazioni hanno carattere annuale, ogni versamento ha un carattere autonomo ed unitario. Non risulta quindi mai legato al pagamento precedente. Quindi anche in questo case vige la prescrizione decennale. Quanto appena detto, secondo la Corte di Cassazione, si estende anche al canone Rai in assenza di una specifica disposizione relativamente al termine di prescrizione, che possa derogare ufficialmente quanto previsto dall’articolo 2946 del Codice Civile.