Perché il caso Sinner può essere un atto politico: chi finanzia la Wada

La Wada ha presentato ricorso al Cas contro l’assoluzione di Sinner per il caso doping legato alla positività da clostebol

Foto di Andrea Celesti

Andrea Celesti

Giornalista economico-sportivo

Giornalista esperto di economia e sport. Laureato in Media, comunicazione digitale e giornalismo, scrive per diverse testate online e cartacee

Pubblicato: 1 Ottobre 2024 16:51Aggiornato: 2 Ottobre 2024 12:39

Il destino sportivo di Jannik Sinner è ancora incerto. La Wada ha deciso di non mollare e ha portato il caso del clostebol davanti al Cas, chiedendo 1-2 anni di squalifica per il tennista azzurro. Dopo essere stato assolto in primo grado dell’International Tennis Integrity Agency (Itia), con il parere favorevole di tre medici legati proprio alla Wada, l’altoatesino dovrà dimostrare nuovamente la sua innocenza.

“Riconosciamo la decisione dell’Agenzia mondiale antidoping (Wada) di presentare ricorso contro la sentenza di non colpevolezza o negligenza nel caso del tennista italiano Jannik Sinner, emessa da un tribunale indipendente nominato da Sport Resolutions il 19 agosto 2024. Ai sensi del Codice mondiale antidoping, la Wada ha il diritto finale di presentare ricorso contro tutte queste decisioni”, ha dichiarato l’Itia.

Il ricorso contro Sinner

La notizia della positività di Sinner, resa pubblica dopo le Olimpiadi di Parigi 2024, ha sconvolto il mondo del tennis. Nonostante le accuse, il tennista italiano ha continuato a giocare, sostenendo che la contaminazione fosse accidentale. La sostanza era presente in un farmaco, il Trofodermin, utilizzato per curare una ferita dal suo fisioterapista, Giacomo Naldi, che in seguito aveva effettuato massaggi e altri trattamenti a Sinner.

La Wada, che aveva tempo fino a fine settembre per presentare appello contro la sentenza, ha deciso di andare a fondo dopo aver chiesto i documenti all’agenzia indipendente che si occupa esclusivamente di doping e corruzione nel tennis. Come si legge dal comunicato della stessa Agenzia Mondiale Antidoping, “la constatazione di ‘assenza di colpa o negligenza’ non è corretta ai sensi delle norme vigenti”.

Tutta l’attenzione è ora rivolta al Tribunale di Losanna, che dovrà verificare nel dettaglio se tutto sia stato fatto nella maniera corretta. E quindi capire se Sinner fosse ignaro di quanto stesse accadendo o meno. La sensazione è che la Wada, considerato il momento particolare dal punto di vista della credibilità e i pareri espressi dai colleghi di Sinner nelle ultime settimane, abbia voluto mandare un segnale forte, dimostrandosi disposta a scavare fino in fondo. Ma perché il suo ricorso può essere considerato “un atto politico”?

Chi finanzia la Wada: il caso dei nuotatori cinesi a Tokyo

Per la sua lotta al doping, la Wada riceve contributi economici dai principali Paesi del mondo che si articolano su due livelli: i versamenti annuali al bilancio ordinario e i contributi aggiuntivi destinati a specifici progetti.

Solo dall’Italia, la Wada ha ricevuto 1.116.469,10 euro nel 2023. In un comunicato del 2020, l’Agenzia Mondiale Antidoping ha dichiarato di aver ricevuto finanziamenti dai governi di India (1 milione di dollari), Egitto (100.000 dollari), Arabia Saudita (500.000 dollari) e Cina (992.000 dollari) per un totale di 2,6 milioni di dollari destinati alla ricerca scientifica e alle attività di investigazione dell’Agenzia.

Questi ultimi tre Paesi avevano già fornito contributi aggiuntivi (nel 2018 dal governo cinese erano arrivati 993.000 dollari come risulta dai verbali delle riunioni del comitato esecutivo della Wada), insieme a quelli di Australia, Azerbaigian, Brasile, Danimarca, Francia, Giappone, Kuwait, Polonia e Stati Uniti, nonché dal Canada, dalla città di Losanna e dal Cantone di Vaud in Svizzera.

Contributi che si sono aggiunti a quelli annuali dei governi al bilancio ordinario della Wada, al fine di rafforzare la ricerca scientifica e i programmi I&I, come stabilito nel 2019 dal Presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) Thomas Bach, per un totale di 5,2 milioni di dollari in più per il sistema antidoping globale.

Negli ultimi anni, la Cina ha rafforzato la sua influenza sull’Agenzia Mondiale Antidoping, proprio mentre il rapporto tra quest’ultima e gli Stati Uniti, suo principale contributore, si stava deteriorando. Nei due anni precedenti all’autorizzazione dell’Agenzia Mondiale Antidoping a scagionare i 23 nuotatori cinesi, trovati positivi alla trimetazidina poco prima delle Olimpiadi di Tokyo, la Cina risulta aver contribuito con quasi 2 milioni di dollari in più rispetto al fabbisogno annuale della Wada, tra cui uno concepito per rafforzare l’unità investigativa e di intelligence.

In quel caso l’Agenzia, che non ha mai effettuato una vera e propria indagine, prese per buona la tesi di Pechino dell’assunzione da parte degli atleti di alimenti contaminati, subendo le critiche dell’Usada, l’Agenzia Antidoping Statunitense.

Il caso Palomino

Tra i precedenti favorevoli sul clostebol c’è il caso del calciatore José Luis Palomino, risultato positivo alla sostanza e successivamente assolto dal Tribunale Nazionale Antidoping dopo tredici mesi dall’inizio della vicenda.

Il calciatore, deferito da Nado Italia e rinviato a giudizio nel luglio del 2022, riuscì a provare che la contaminazione derivava dalla somministrazione di un farmaco al proprio cane. Nonostante questo, la Procura Antidoping decise di appellarsi al Cas, che nel 2024 respinse il ricorso assolvendo definitivamente il calciatore, tornato a disposizione dell’allenatore Gian Piero Gasperini già nel mese di novembre dello stesso anno.

Cosa succede ora a Sinner: le conseguenze di una possibile squalifica

La Wada ha accettato quanto stabilito dal tribunale indipendente, ovvero che la contaminazione sia avvenuta per via esterna e che Sinner non abbia tratto alcun beneficio dalla positività. Tuttavia, l’Agenzia Mondiale Antidoping ritiene responsabile il tennista azzurro per quanto accaduto, accusandolo di una qualche negligenza per essersi fidato del suo staff. La Wada dovrà dunque dimostrare quello che il tribunale indipendente non ha riscontrato.

Dal lato sportivo, Sinner non perderà i titoli conquistati e potrà continuare a giocare fino alla sentenza del Cas. Dal lato giuridico, l’altoatesino dovrà nuovamente affrontare un’audizione per chiarire tutti gli aspetti del caso. Un nuovo collegio giudicante esaminerà la vicenda, che potrà concludersi con l’assoluzione o la squalifica. In quest’ultimo caso, “l’assunzione involontaria ma con negligenza” potrebbe costare due anni, con la possibilità di scendere a uno se si considerano diverse attenuanti. Sulla vicenda dovrebbero essere sentiti testimoni, consulenti e presentate le memorie della difesa.

Sul sito web del Cas, costantemente aggiornato con il calendario delle udienze, non risultano al momento udienze con il nome Sinner fino al 18 dicembre. È probabile dunque che si andrà oltre quella data, lasciando l’altoatesino con il fiato sospeso fino all’Australian Open 2025. Un’eventuale squalifica non partirà comunque dalla positività emersa a marzo dell’anno scorso, ma dal momento in cui Cas emetterà la sua sentenza definitiva.