Virus del cervo zombie, la malattia da prioni in Europa. Ipotesi zoonosi: cosa significa

Il nome scientifico è Chronic Wasting Disease. Colpisce cervi e alci, ma i test di laboratorio dimostrano che può attaccare anche le cellule umane. Risulta mortale nel 100% dei casi

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La cosiddetta “malattia del cervo zombie” è nota con il nome scientifico di CWD (Chronic Wasting Disease, ovvero malattia del dimagrimento cronico). Si sta diffondendo in diverse aree degli Stati Uniti e, in misura minore, anche in Europa. Si tratta di una patologia neurologica provocata da prioni. Il virus del cervo zombie è mortale nel 100% dei casi ed è anche una potenziale zoonosi, cioè una patologia ipoteticamente trasmissibile da animale a uomo.

Cosa sono i prioni

I prioni sono proteine danneggiate in grado di trasmettere l’anomalia alle proteine sane. I prioni sono causa di malattie neurodegenerative gravissime e dal decorso spesso letale che possono colpire gli animali e l’uomo. Si tratta degli unici agenti patogeni infettivi privi di materiale genetico.

Il termine “prione” ha acquisito una certa notorietà negli ultimi decenni a causa del morbo della mucca pazza.

I sintomi del virus del cervo zombie

Attualmente i casi di Cwd sono stati osservati in diverse specie della famiglia dei cervidi: cervi muli, cervi dalla coda bianca, wapiti, alci, cervi rossi, eccetera. A preoccupare è la moltiplicazione dei contagi della malattia: a novembre 2023 era stato identificato un solo caso nel Parco Nazionale dello Yellowstone, in Wyoming.

Da allora ad oggi, in tutto il Wyoming, sono stati censiti 800 casi che coinvolgono cervi e alci. Centinaia di casi sono stati segnalati anche in altre aree. Dal 2016 alcuni casi di malattia da deperimento cronico sono stati riscontrati anche in Europa, nella penisola Scandinava.

Il periodo d’incubazione va da alcuni mesi ad anni. I sintomi del virus del cervo zombie consistono nell’alterazione del comportamento e della locomozione. Gli animali infetti iniziano a deperire, digrignano i denti, mostrano disorientamento e sguardo perso, si muovono in una maniera disarmonica o difficoltosa, tengono la testa in una posizione anomala, manifestano tremiti e spasmi muscolari alla testa e hanno un aumento della salivazione e della minzione.

Gli animali che vivono allo stato selvatico sperimentano un maggiore rischio di rimanere coinvolti in incidenti stradali o di soccombere ai predatori.

Virus del cervo zombie trasmissibile all’uomo

Al momento non esistono cure o vaccini contro la malattia del dimagrimento cronico. Il contagio fra cervo e uomo è poco probabile, sebbene teoricamente possibile. I test di laboratorio hanno confermato che le cellule umane possono essere infettate.

Ad oggi non risultano casi rilevati negli esseri umani, tuttavia gli scienziati mettono in allarme sul contatto fra uomo e cervidi infetti: non viene escluso che il consumo di selvaggina infetta possa scatenare una zoonosi.

I ricercatori Samuel J. White e Philippe B. Wilson dell’Università Nottingham hanno condotto uno studio intitolato Chronic Wasting Disease in Cervids: Implications for Prion Transmission to Humans and Other Animal Species. I risultati sono stati pubblicati su The Conversation.

White e Wilson evidenziano che la malattia da prioni è in grado di persistere nell’ambiente per lungo tempo “resistendo ai tradizionali metodi di disinfezione come la formaldeide, le radiazioni e l’incenerimento a temperature estreme”. Il rischio è quello di portare a casa la malattia dopo avere passeggiato nelle aree in cui vivono gli animali. Viene poi aggiunto che “i prioni non innescano una risposta immunitaria, rendendoli difficili da rilevare con i mezzi convenzionali”.