L’Iran utilizza porti europei (anche italiani) per inviare armi a Hezbollah

Con Israele che impedisce l'invio di armi via terra verso il Libano, attraverso Iraq e Siria, l'Iran è passato alle spedizioni via mare. E ha inscenato un "grande bluff" che coinvolge anche l'Italia

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

La guerra in Medio Oriente è più vicina di quanto crediamo. Non solo perché gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso hanno stravolto il commercio globale, soprattutto verso l’Europa. E neanche per i tragici risvolti umani delle migliaia di innocenti della Striscia di Gaza uccisi senza alcuna giustificazione. Ma anche perché alcune delle armi utilizzate in questo conflitto passano dai nostri porti.

O, meglio, fanno finta di passare dai nostri porti. Perché l’Iran utilizza gli approdi del Mediterraneo, compresi quelli in Italia, per “sviare” i tracciamenti delle spedizioni di armi in favore del gruppo islamista di Hezbollah, in Libano.

Il sistema iraniano per spedire armi in Libano

Una delle decisioni che Israele si è ritrovato a dover prendere sono di tipo logistico e che mirano a impedire il trasferimento via terra delle armi verso i Paesi confinanti, come il Libano. L’aviazione dello Stato ebraico ha infatti iniziato a prendere di mira i carichi di materiale bellico che viaggiavano attraverso l’Iraq e il nord della Siria. Teheran ha così deciso di rifornire i suoi guerriglieri per procura, che tra l’altro stanno aumentando di molto la propria capacità militare. Anche grazie alle forniture russe, che hanno potenziato il già temibile arsenale di Hezbollah, rendendolo capace sulla carta di sparare oltre 4mila razzi verso Israele ogni giorno. Razzi e armi con cui “il Partito di Dio” ha attaccato le comunità israeliane e le postazioni militari lungo il confine, causando morti e danni.

Secondo The Telegraph, che cita fonti anonime, le navi iraniane scaricano armi e munizioni nel porto siriano di Latakia, che poi proseguono verso sud verso le roccaforti libanesi di Hezbollah. Ed è qui che subentra il “grande bluff”: da Latakia le imbarcazioni proseguono il loro viaggio verso i porti di Italia, Spagna e Belgio per mascherare il reale scopo (già raggiunto) delle spedizioni. Scambiando documenti e container, Teheran si illude di ingannare occhi e burocrazia cancellando missili e bombe dalle tabelle di carico e scarico.

Tutto questo avviene nei porti europei, enormi e brulicanti di attività, rendendo più facili le “manipolazioni” dei cargo rispetto ai controlli più serrati presenti nei porti mediorientali. Secondo fonti di intelligence, le cinque navi iraniane Daisy, Kashan, Shiba, Arezoo e Azargoun hanno scaricato sistematicamente merci in Siria, salpando dal porto iraniano di Bandar Abbas. Coordinati dall’Unità 190 della Forza Quds iraniana (componente del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica), i trasferimenti di armi sono poi gestiti direttamente dall’Unità 4400 di Hezbollah.

L’analista d’intelligence Ronen Solomon ha riferito al quotidiano britannico che le spedizioni marittime rappresentano una decisione recente da parte dell’Iran, incrementata “nell’ultimo mese” a causa degli “attacchi israeliani alle infrastrutture aeree e terrestri in Siria verso il Libano”. In realtà altre fonti rivelano che la prassi iraniana è ben collaudata e “vecchia” addirittura di tre anni, ben prima dunque dell’escalation impartita dal maxi attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Tant’è vero che il porto di Latakia è stato attaccato da Israele già nel 2021.

Nonostante Tel Aviv non abbia mai rivendicato questi raid, sappiamo che raramente lo Stato ebraico conferma operazioni del genere in territorio siriano. Lo scopo di Teheran è dunque duplice: “ripulire” e legittimare la natura delle spedizioni e “distrarre” Israele con spedizioni indirette. “Alcune navi come Daisy sono anche attraccate accanto alla nave spia iraniana Behshad, che si trova nel Mar Rosso e riceve rifornimenti regolari scaricati nei porti egiziani e libici”, sottolinea Solomon. Situazione che ha spinto Israele a chiedere agli Stati Uniti di colpire la Behshad, che tra le altre cose ha coordinato gli attacchi Houthi alle navi mercantili nello Stretto di Bab el-Mandeb. E proprio gli Usa confermano di aver intercettato spedizioni di armi iraniane dirette anche nello Yemen, le ultime a gennaio e febbraio.

Quali sono i porti “usati” dall’Iran in Italia ed Europa

Dopo lo scarico delle armi e il dislocamento di altre merci a Latakia, le navi iraniane proseguono dirette verso i porti di Anversa, Valencia e Ravenna. Le compagnie utilizzate per “l’inganno” hanno sede legale in Paesi europei come la Romania.

Dall’altro lato del Mediterraneo invece, diversamente da quanto avviene in Siria, l’Iran sfrutta anche un’altra rotta per rifornire i suoi “satelliti”. Nel caso di Hamas, le spedizioni di armamenti passano dal valico di Rafah, contando anche sulla maggiore superficialità dei controlli in Egitto.

Israele e Hezbollah pronti alla guerra totale

Al di là dei raid contro i trasferimenti di armi iraniane, Israele ha ingaggiato una violenta battaglia di fuoco e razzi contro le postazioni di Hezbollah nel confinante Libano. I reciprochi attacchi quotidiani avvengono quasi ininterrottamente dal sanguinario 7 ottobre, e hanno determinato l’evacuazione dei civili dalle regioni di frontiera. Dopo gli oltre 100 razzi sparati dai fondamentalisti libanesi sulle alture del Golan in un solo giorno, si calcola che sono stati oltre 60mila i cittadini israeliani costretti a trasferirsi. Dopo tutti questi attacchi, il punto di rottura tra i due contendenti sembra sempre più vicino.

La guerra aperta anche coi fondamentalisti del Libano sarebbe una catastrofe, vista la potenza di fuoco a disposizione di ambo le parti. Con risvolti di potenziale sconfitto tra Stati, vista la convinzione delle frange più estremiste del governo Netanyahu che dietro i lanci di missili e razzi dal Libano non ci siano soltanto Hezbollah o fazioni terroristiche.

“La responsabilità ricadrebbe anche sul governo e sullo Stato libanese, che consentono tali azioni dal loro territorio”, tuona il Gabinetto di guerra israeliano. Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, da parte sua afferma che il Partito di Dio continuerà ad attaccare lo Stato ebraico finché non si deciderà un cessate il fuoco permanente all’interno della Striscia di Gaza”.

La potenza di Hezbollah intimorisce Israele, nonostante la capacità di risposta nucleare di Tel Aviv. I miliziani libanesi posseggono un esercito almeno 10 volte superiore a quello di Hamas, che da solo sta resistendo all’offensiva ebraica. Rispetto al 2006, quando mise in serissima difficoltà l’avversario, Hezbollah ha più che centuplicato la propria dotazione di missili e razzi, ai quali si aggiungono i lanciarazzi sovietici Katiusha e droni armati. Gran parte dell’arsenale dei libanesi si trova nelle basi e nei depositi al confine, che Israele potrebbe anche decidere di invadere e attaccare colpendo anche la temibile unità Radwan, addestrata per i blitz in Galilea. Invasione del sud del Libano che potrebbe anche avvenire entro l’estate, a giudicare dall’escalation e da alcuni report di intelligence.