Redditi diversi, cosa sono e come gestirli nel Modello 730

Scopriamo cosa sono i redditi diversi e come devono essere gestiti all'interno del Modello 730. Ecco un breve vademecum

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Cosa sono i redditi diversi? Ma soprattutto quando devono essere indicati direttamente all’interno della dichiarazione dei redditi? I redditi diversi vengono generati da alcune fattispecie produttive, che non rientrano e soprattutto non possono essere ricondotte ad altre categorie reddituali fino ad oggi studiate ed analizzate. I redditi diventano diversi nel momento in cui non hanno alcuni requisiti e, proprio per questo, assumono il carattere residuale.

L’articolo 67 del TUIR contiene l’elenco preciso e ben dettagliato di quelli che possono essere considerati a tutti gli effetti dei redditi diversi. In via generale diventano importanti per la compilazione del Modello 730 nel momento in cui:

  • assumono un loro rilievo perché sono stati percepiti dai contribuenti (attraverso il criterio di cassa);
  • concorrono, insieme agli altri redditi, a determinare il reddito complessivo del contribuente. Per questa regola è necessario sottolineare che vige un’eccezione, costituita dai redditi derivanti dalle plusvalenze ottenute a seguito della cessione di beni immobili, terreni, aree edificabili, che, in alcuni casi, risultano essere assoggettate ad una tassazione separata.

Ma vediamo nel dettaglio quali sono i redditi diversi più importanti, che i contribuenti potrebbero ritrovarsi nella situazione di dover gestire con il Modello 730.

Redditi diversi di capitale

Tra i redditi diversi rientrano anche i redditi di capitale, che sono percepiti dai contribuenti al lordo di eventuali ritenute d’acconto. Entrando un po’ più nello specifico, entrano in questa categoria alcune particolari tipologie di interessi, che derivano da mutui, depositi e conti correnti. Vengono considerati come tali, nello specifico:

  • eventuali interessi la cui determinazione è stata lasciata all’autonomia pattizia tra le parti. Nel caso in cui non siano stati quantificati da un regolare contratto, sono fissati al saggio legale di riferimento;
  • gli interessi che derivano dai depositi. Con questo termine si intende il contratto attraverso la quale una determinata parte riceve da un’altra una cosa mobile e si impegna a custodirla e a restituirla in natura;
  • gli interessi che derivano da un conto corrente.

In deroga al principio di cassa che regolamenta i redditi diversi, i redditi di capitale si intendono percepiti:

  • nel momento in cui si arriva alla scadenza stabilità;
  • nella misura in cui è stato pattuita.

In questo caso, l’articolo 26 del Dpr n. 600/1973 ha previsto che la ritenuta sia sempre a titolo d’imposta per le persone fisiche, che non siano degli imprenditori.

Il diritto d’autore

Tra i redditi diversi rientrano anche quelli derivanti dall’utilizzazione economica – da parte di un autore o di un inventore – delle opere dell’ingegno, di brevetti industriali, di formule od informazioni relative ad esperienze personali che sono state acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico.

All’interno di questa categoria rientrano anche i redditi che derivano direttamente dall’utilizzazione economica dei beni immateriali che siano tutelati dalle leggi sul diritto d’autore e che non sono conseguiti all’interno dell’esercizio di imprese commerciali.

All’interno di questa categoria ci sono anche i compensi ottenuti in via occasionale. In questo caso il reddito imponibile è costituito dall’ammontare dei compensi in denaro o in natura, che sono stati percepiti direttamente nel corso di un determinato periodo d’imposta, anche quando sono sotto forma di partecipazione agli utili. Il legislatore ha introdotto una riduzione delle imposte pari al 25% a titolo di deduzione forfetaria delle spese sostenute, che sale al 40% nel caso in cui i redditi siano stati percepiti da contribuenti con meno di 35 anni.

Lavoro occasionale

A rientrare a pieno titolo nella categoria dei redditi diversi ci sono anche:

  • eventuali compensi che sono stati percepiti per l’esercizio di attività commerciali, che siano state svolte in modo occasionale. Il classico esempio è quello relativo ai compensi percepiti dall’assicuratore o dal promotore finanziario per lo svolgimento di una qualsiasi attività di intermediazione occasionale;
  • gli eventuali compensi percepiti per le attività di lavoro autonomo, che sono state svolte dal contribuente in modo occasionale. L’attività deve essere svolta in maniera saltuaria ed in modo non professionale. Deve mancare il vincolo di subordinazione e non deve rientrare nell’esercizio di arti o professioni.

Che cosa si intende per attività occasionale? Sono le attività tipiche del lavoro autonomo che possono essere svolte in maniera saltuaria, come può essere, ad esempio, la guida turistica o il facchinaggio. L’attività non deve essere svolta in maniera professionale e deve costituire un tantum nelle attività del contribuente.

Generalmente questi compensi vengono erogati da soggetti che sono tenuti anche a svolgere la funzione di sostituti d’imposta. I compensi, quindi, risultano essere certificati attraverso un documento che deve riportare:

  • l’ammontare lordo del compenso;
  • l’ammontare delle ritenute effettuate pari al 20% del compenso;
  • l’ammontare netto erogato.

Immobili detenuti da meno di cinque anni

Tra i redditi diversi rientrano anche i corrispettivi percepiti per la cessione di beni immobili – nei quali rientrano anche i terreni agricoli – costruiti o acquistati da meno di cinque anni. Sono esclusi da questa regola i beni acquistati attraverso l’apertura di una successione e le unità immobiliari che, nella maggior parte del periodo che intercorre tra l’acquisto e la successiva vendita, siano state adibite ad abitazione principale del contribuente e della sua famiglia.

I corrispettivi legati alla plusvalenza realizzata non deve essere indicata all’interno del Modello 730 nel caso in cui sia stata applicata e versata direttamente dal notaio all’atto della cessione l’imposta sostitutiva prevista dall’articolo 67, comma 1, lettera b) del Tuir.

Usufrutto immobili

All’interno del Modello 730 devono essere indicati, tra i redditi diversi, quelli che derivano dalla concessione in usufrutto e dalla sublocazione di beni immobili, dall’affitto, dalla locazione o dal noleggio di veicoli, macchine ed altri beni mobili.

Tra i redditi diversi rientrano anche quelli di natura fondiaria, non determinabili catastalmente. In questo caso si tratta di censi, decime, quartesi, livelli, altri redditi consistenti in prodotti del fondo o commisurati ai prodotti stessi, compresi quelli dei terreni dati in affitto per usi non agricoli.