Usa verso nuove sanzioni all’Iran, si attende la risposta di Israele all’attacco di Teheran

Gli Usa imporranno nuove sanzioni all'Iran in risposta all'attacco contro Israele: Tel Aviv intanto prepara la rappresaglia militare

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Gli Stati Uniti stanno per attuare nuove sanzioni economiche nei confronti dell’Iran. Sarà questa la risposta americana all’attacco missilistico compiuto da Teheran contro Israele nella notte tra sabato 13 e domenica 14 aprile. Le misure dovrebbero colpire proprio l’industria delle armi iraniana.

Nel frattempo aumenta il timore per una reazione israeliana, anche se sembra sempre più improbabile che questa possa avvenire su territorio iraniano. Più realistica invece una ritorsione verso gli alleati degli ayatollah in Medio Oriente.

Le nuove sanzioni Usa all’Iran

Anche la comunità internazionale risponderà all’attacco dell’Iran a Israele. A guidare le prossime mosse saranno gli Usa, che imporranno nuove sanzioni a Teheran. I provvedimenti economici dovrebbero rendere più complicato per la Repubblica islamica ottenere le componenti necessarie a produrre i droni e i missili lanciati verso il territorio dello Stato ebraico nella notte tra sabato 13 e domenica 14 aprile.

Una decisione alla quale gli Usa si aspettano che gli alleati si possano presto allineare. Probabilmente quindi, anche gli Stati europei imporranno simili sanzioni nelle prossime settimane, come segno di vicinanza sia all’alleato americano che a Tel Aviv, in un momento in cui i rapporti diplomatici tra Israele e occidente sono molto deteriorati a casa della guerra a Gaza.

“Queste nuove sanzioni e altre misure continueranno a esercitare una pressione costante per contenere e degradare la capacita’ e l’efficacia militare dell’Iran e affrontare l’intera gamma dei suoi comportamenti problematici”, ha dichiarato il consigliere per la sicurezza nazionale americano Jake Sullivan.

“Prevediamo che i nostri alleati e partner seguiranno presto le proprie sanzioni, che continueranno a essere un costante tambureggiare di pressione per contenere e degradare la capacita’ e l’efficacia militare dell’Iran” ha poi concluso Sullivan. Teheran negli ultimi anni è diventata uno dei principali esportatori di droni e di armi in generale al mondo, in particolare dopo che l’amministrazione Trump ha abbandonato gli accordi sul nucleare che avrebbero dovuto ridurre le sanzioni e avvicinare l’Iran a Usa e Ue.

La paura per la ritorsione di Israele

Si attende nel frattempo la risposta di Israele all’attacco iraniano del fine settimana. Dopo alcune incertezze iniziali, sembra ormai quasi certo che Tel Aviv attuerà una rappresaglia nei confronti di Teheran, anche se gli obiettivi sembrano essersi ridotti di portata dopo i primi giorni. Appare ormai come improbabile un attacco diretto al territorio iraniano, che potrebbe causare un aumento ulteriore delle tensioni in Medio Oriente, fortemente scoraggiato dagli Usa.

Più probabile invece che Israele prenda di mira alcuni degli alleati dell’Iran nell’area. Un atteggiamento che era già in atto da prima dell’attacco di domenica 14 e che è in realtà all’origine della recente escalation di tensione tra i due Stati. Il 1 aprile infatti, un drone aveva fatto esplodere il consolato iraniano a Damasco, in Siria, uccidendo un generale delle Guardie rivoluzionarie iraniane e altre 12 persone.

La rappresaglia di Israele potrebbe assomigliare a questo primo attacco. Un’azione diretta e limitata contro un obiettivo secondario, che ribadisca la posizione di Tel Aviv senza far aumentare ulteriormente il livello di violenza. Ad essere presi di mira potrebbero essere i gruppi di Hezbollah in Libano, finanziati e supportati dall’Iran, altre strutture delle Guardie rivoluzionarie in Siria, oppure, anche se appare più improbabile per ragioni geografiche, gli Houthi in Yemen.