Consiglio europeo, Ungheria alle strette sul pacchetto da 50 miliardi di euro per l’Ucraina

Al Consiglio europeo si vota per il pacchetto da 50 miliardi di euro da destinare all'Ucraina, Ungheria messa alle strette, ma a quali condizioni?

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Al Consiglio europeo si vota per il pacchetto da 50 miliardi di euro da destinare all’Ucraina. Dopo il veto dell’Ungheria, i leader hanno messo alle strette Orbán, che parrebbe pronto a cedere sulla questione.

Diverse le pressioni anche arrivate dall’Italia.

Verso l’ok al pacchetto da 50 miliardi di euro per l’Ucraina

Secondo i diplomatici a Bruxelles, l’Ucraina non resterà a corto di fondi per attrezzature e munizioni militari, poiché questi continueranno ad arrivare attraverso i singoli Stati membri grazie al Fondo europeo per la pace. Tuttavia, a preoccupare è la mancanza di unità e di una visione comune che ha contraddistinto i rapporti tra i Paesi dell’Unione nell’ultimo periodo proprio relativamente a questa questione.

Dopo che il presidente ungherese Viktor Orbán si era rifiutato di approvare un nuovo pacchetto di assistenza da 50 miliardi di euro per l’Ucraina, i leader dell’UE sono tornati a Bruxelles per la seconda resa dei conti.

Gli sforzi per convincere Orbán a cedere sono raddoppiati nelle ultime 24 ore e, finalmente, pare sia arrivata la svolta.

Ungheria alle strette

Secondo un documento redatto da funzionari dell’UE e visionato dal Financial Times, se Viktor Orbán non toglie il veto sull’uso del bilancio dell’UE per fornire 50 miliardi di euro in aiuti finanziari all’Ucraina, al Consiglio europeo di giovedì 1 febbraio, l’UE potrebbe chiudere definitivamente tutti i finanziamenti a Budapest con l’intenzione di spaventare i mercati, provocando una corsa al fiorino del paese e un’impennata del costo del suo prestito.

Secondo quanto riportato dal Financial Times, il documento dichiara che “in caso di mancato accordo nel [vertice] del 1° febbraio” diversi capi di Stato e di governo si sono detti pronti a prendere posizione pubblicamente e, “alla luce del comportamento non costruttivo del Primo Ministro ungherese”, procedere appunto attraverso uno stop ai fondi UE forniti a Budapest.

Senza tali finanziamenti, “i mercati finanziari e le aziende europee e internazionali potrebbero essere meno interessati a investire in Ungheria”, si legge, e “potrebbe innescare rapidamente un ulteriore aumento del costo del finanziamento del deficit pubblico e un calo della valuta”.

János Bóka, ministro ungherese dell’UE, sentito dal FT, ha dichiarato che Budapest non era a conoscenza della minaccia finanziaria, ma che il suo Paese di certo “non cede alle pressioni”.

Il ruolo di Meloni e Macron

Stando alle ultime notizie emerse, un ruolo decisivo in questa faccenda, tanto da portare alla conclusione praticamente certa dell’accordo, l’hanno avuto Emmanuel Macron e Giorgia Meloni. Mercoledì 31 gennaio, riporta la Stampa, ci sarebbe stata una lunga trattativa in un hotel nel cuore di Bruxelles tra i due leader (di Italia e Francia) con con il capo del governo di Budapest.

Stamattina l’incontro è proseguito e, ai tre, si è aggiunto e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, prima dell’avvio dei lavori del vertice.

E intanto, in attesa che il Consiglio europeo si concluda – e probabilmente dopo la crescente pressione su Budapest affinché raggiunga un compromesso – il ministro ungherese Bóka ha affermato che Budapest ha inviato una nuova proposta a Bruxelles, specificando che è ora disponibile a utilizzare il bilancio dell’UE per il pacchetto Ucraina e persino a emettere debito comune per finanziarlo. se si aggiungessero altre avvertenze che diano a Budapest l’opportunità di cambiare idea in un secondo momento.