Medvedev avverte gli Stati Uniti: “Se ci attaccate sarà guerra mondiale”

Le parole del vicepresidente del Consiglio di sicurezza di Mosca scuotono l'Occidente, facendo tornare l'incubo Terza Guerra Mondiale

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Dmitri Medvedev torna a minacciare gli Stati Uniti. Attraverso i social media, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo ha replicato alle dichiarazioni del ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski, il quale, in un’intervista al Guardian, ha affermato che gli Stati Uniti sono pronti ad “annientare” il contingente dei soldati del Cremlino in Ucraina se Mosca dovesse usare armi nucleari sul campo di battaglia. “Colpire i nostri obiettivi da parte degli americani significa iniziare una guerra mondiale, e un ministro degli Esteri, anche di un Paese come la Polonia, dovrebbe capirlo”, scrive su X Medvedev.

L’ultima minaccia di Medvedev

La frase del ministro polacco al centro delle polemiche è questa: “Gli americani hanno detto ai russi che se fate esplodere una bomba atomica, anche se non uccide nessuno, colpiremo tutti i vostri obiettivi in Ucraina con armi convenzionali, li distruggeremo tutti”. Una dichiarazione che il numero due russo ha duramente commentato, affermando che “gli yankees (ovvero gli americani ) finora non hanno detto proprio niente del genere perché sono più cauti dei polacchi”. Medvedev poi aggiunge: “Considerando che un altro polacco, Duda, ha recentemente annunciato di voler utilizzare le armi nucleari tattiche in Polonia, Varsavia non sarà lasciata fuori e riceverà sicuramente la sua parte di ceneri radioattive. È quello che volete veramente? I polacchi sono risentiti; sono così da oltre 400 anni…”.

Dichiarazioni forti del numero due russo, ma in linea con quelle ripetutamente fatte dall’ex presidente della Federazione negli ultimi due anni. Medvedev ha infatti più volte dichiarato che la Russia è pronta a usare armi nucleari, sostenendo che “l’esistenza dell’Ucraina è fatale per gli ucraini stessi” e che “la presenza di uno Stato indipendente sui territori storici russi sarà una ragione costante per la ripresa delle ostilità”. Ha inoltre minacciato ritorsioni contro la Gran Bretagna nel caso in cui Londra decidesse di schierare truppe nel Paese invaso. Toni molto duri, dunque, che sono andati di pari passo con l’innalzamento della tensione negli tra Mosca e blocco occidentale.

Gli Stati Uniti, da parte loro, starebbero effettivamente considerando di consentire all’Ucraina di utilizzare le loro armi per colpire gli invasori nel loro territorio, secondo quanto riportato dal New York Times. Venerdì, Washington ha annunciato una nuova fornitura di aiuti militari del valore di 275 milioni di dollari. Questo pacchetto include sistemi missilistici di artiglieria ad alta mobilità Himars, munizioni e proiettili di artiglieria da 155 mm e 105 mm, sistemi anticarro Javelin e AT-4, mine anticarro, veicoli tattici, armi leggere e munizioni.

Le parole di Stoltenberg dividono l’Occidente

Intanto non si placano le polemiche per le parole del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che ha invitato gli alleati che forniscono armi all’Ucraina a valutare di porre fine al divieto di utilizzarle per colpire obiettivi militari in Russia, perché Kiev “ha il diritto di difendersi e questo include anche colpire obiettivi in territorio russo“.

Parole che certamente non sono passate inosservate, con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che a In mezz’ora su Rai 3 osserva: “Credo che bisogna essere prudenti, ma credo pure che sia giusto che la Nato mantenga la sua fermezza”. Noi siamo parte integrante della Nato, ma ogni decisione dev’essere presa in maniera collegiale”, ha risposto l’Italia per bocca del vicepremier Antonio Tajani. Matteo Salvini invece è molto più netto: “Stoltenberg o ritratta o chiede scusa o si dimette. Io non voglio lasciare ai miei figli la terza guerra mondiale alle porte, quindi la Nato non può imporci di uccidere in Russia né nessuno può imporci di mandare dei soldati italiani a combattere o a morire in Ucraina. Un conto è difendere, un conto è uccidere”.