Covid, il nuovo sintomo che compare giorni prima

Fra i sintomi del Covid che annunciano l'arrivo della malattia può esserci anche la xerostomia: i risultati di alcuni studi

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Fra i sintomi del Covid più comuni, fra gli altri, ci sono febbre, tosse e difficoltà respiratorie. Da alcuni mesi gli scienziati hanno aggiunto all’elenco anche una manifestazione eventuale e meno nota: la xerostomia.

Xerostomia, cos’è e quali sono le cause

La xerostomia, comunemente nota come secchezza delle fauci, è una condizione medica caratterizzata dalla mancanza di saliva nella bocca. Sebbene possa essere causata da diversi fattori, tra cui l’uso di determinati farmaci, patologie autoimmuni o malattie come il diabete, negli ultimi tempi si è scoperto che la xerostomia potrebbe anche essere correlata al coronavirus.

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Alcuni ricercatori hanno notato come molti pazienti affetti da Covid-19 abbiano segnalato una maggiore secchezza delle fauci rispetto alla popolazione generale. La xerostomia sembra inoltre essere più comune nei pazienti con sintomi più gravi e in quelli il cui trattamento richiede un ricovero in ospedale. Le osservazioni in merito sono partite dall’ipotesi formulata da alcuni scienziati, secondo la quale fra i primi effetti del Covid sull’organismo vi sarebbero anche danni alle ghiandole salivari che provocano alterazioni nella creazione della saliva. E che sarebbero alla base della xerostomia.

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Covid, bocca asciutta e diagnosi precoce

Uno dei primi studi pubblicati al riguardo è apparso nell’aprile del 2021 sulla rivista Future Medicine a firma dei ricercatori Yaser Fathi ed Elaheh Ghasemzadeh Hoseini dell’Università di Teheran. Lo studio mette in evidenza come nei pazienti ospedalizzati con infezione da Covid-19 la secchezza delle fauci sia stata rilevata nel 60% dei casi 3-4 giorni prima dell’insorgere della sintomatologia tradizionale. Negli altri casi la xerostomia è apparsa contemporaneamente o 1-2 giorni dopo l’insorgere degli altri sintomi. Dall’incrocio dei dati i ricercatori hanno quindi desunto una correlazione fra sintomi del Covid-19 e xerostomia.

Nei mesi seguenti una quantità di altri studi ha confermato tale correlazione. La secchezza delle fauci potrebbe quindi verificarsi prima dei sintomi comuni e, dunque, rappresentare un importante campanello d’allarme utile al fine di predisporre diagnosi precoce, quarantena e trattamento. Misure fondamentali per contenere i danni all’organismo, anche in considerazione del fatto che i risultati di uno studio dell’Università di Hong Kong sembrano suggerire che i pazienti Covid siano esposti a un più alto rischio di morte per almeno 18 mesi dopo l’infezione.

Questo non significa, naturalmente, che un’improvvisa secchezza delle fauci sia direttamente correlata a un contagio da Covid-19 poiché, come detto, ciò potrebbe dipendere da una serie di altri fattori.

La correlazione fra coronavirus e secchezza delle fauci non è ancora stata definita con chiarezza e continua a essere investigata. Un recente studio pubblicato da Wadhwa, Yoon, Kister e altri su PubMed, sito governativo statunitense dedicato a medicina e ricerca scientifica, ha analizzato le alterazioni orali nei pazienti affetti da coronavirus al fine di creare un test basato sulla saliva per valutare la risposta anticorpale e delle citochine infiammatorie, molecole proteiche prodotte dalle cellule in risposta a patologie infiammatorie. Mentre continuano le sperimentazioni di nuovi farmaci anti-Covid, tale test sarebbe utile nel monitoraggio della malattia durante la convalescenza dei pazienti. I risultati, purtroppo, sono insufficienti e si rendono necessari ulteriori approfondimenti.

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Xerostomia e long covid

Oggi, come chiarisce un vademecum dell’Istituto superiore di sanità, la xerostomia è stata riconosciuta anche fra i sintomi del long covid, presente sia singolarmente che in associazione ad altri. L’Istituto, citando un lavoro pubblicato nel 2021 da Gherlone, Polizzi, Tetè e altri, evidenzia come la xerostomia possa “contribuire ad alitosi, ad una cattiva igiene orale con conseguente gengivite e, se non curata, a malattia parodontale, infezioni opportunistiche (candidosi), infiammazione e bruciore a livello del cavo orale, erosioni, lesioni cariose”.