Pensioni, le donne percepiscono assegni più bassi del 30% rispetto a quelli degli uomini

L'ultimo monitoraggio dell'Inps sulle pensioni mette in evidenza che le donne percepiscono degli assegni previdenziali più bassi degli uomini

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Le donne percepiscono il 30,45% in meno degli uomini di pensione. Il gap retributivo di genere si fa sentire sonoramente anche negli assegni previdenziali. Mediamente gli importi erogati alle donne nel 2023 si attestano su una media di 950 euro, contro i 963 del 2022. Gli uomini ricevono 400 euro in più ogni mese.

Inizia a scemare l’effetto di Quota 100, nel corso dell’anno appena concluso sono complessivamente 764.907 i nuovi trattamenti erogati dall’Inps, contro gli 865.948 dell’anno precedente. A mettere in evidenza questi numeri è il Monitoraggio flussi di pensionamento 2022 e 2023 redatto dall’Inps, che ha scattato una fotografia aggiornata dei numeri della previdenza italiana nel corso dell’ultimo biennio.

Pensioni, confermato il gender gap

Il divario salariale tra uomo e donna pesa sugli importi delle pensioni. I dati resi noti dall’Inps mettono in evidenza che gli assegni previdenziali del 2023 si sono attestati intorno ai 950 euro per le donne, in calo rispetto ai 963 euro del 2022. Rispetto agli assegni erogati agli uomini c’è un divario pari al 30,45%: questi ultimi possono contare su un importo superiore pari a 400 euro al mese.

Il gender gap si sente anche sulle pensioni anticipate che si basano su più anni di contributi: le nuove erogazioni vedono importi per 1.758 euro al mese per le donne contro i 2.111 euro per gli uomini. Situazione sostanzialmente confermata anche per le pensioni di vecchiaia, per le quali il pubblico femminile percepisce mediamente 758 euro e gli uomini 1.071 euro al mese.

Confermato quanto avviene nel mondo del lavoro

I dati dell’Inps sulle pensioni confermano quanto avviene nel mondo del lavoro. Un’analisi effettuata dall’Istat nel 2020 ha messo in evidenza che nell’Unione europea – i dati sono riferiti al 2018 – gli uomini hanno guadagnato il 14,8% in più delle donne. Il divario retributivo è presente in tutti gli Stati membri dell’Ue, anche se in Italia, nel 2017, le differenze di reddito si attestavano su un 5%.

Le differenze più ampie sono state registrate, sempre nel 2017, nei seguenti paesi:

  • Estonia: 22,7 %;
  • Germania: 20,9 %;
  • Repubblica Ceca: 20,1 %;
  • Austria: 19,6 %;
  • Slovacchia: 19,4 %.

Opzione Donna: arriva l’affondo totale

A seguito della stretta dei requisiti è crollato l’accesso ad Opzione Donna. Stando ai dati pubblicati dall’Inps sono stati liquidati, grazie a questo strumento, 11.255 assegni previdenziali. Ricordiamo che la misura permette di andare in quiescenza in anticipo rispetto al trattamento di vecchiaia, ma è necessario passare completamente al ricalcolo dei contributi con il sistema contributivo.

Le pensioni erogate grazie ad Opzione Donna, nel 2022, erano 24.644. Hanno sfruttato questa agevolazione:

  • 2.184 lavoratrici fino a 59 anni di età anagrafica;
  • 5.364 lavoratrici con un’età compresa tra 60 e 61 anni;
  • 2.555 lavoratrici con un’età compresa tra i 62 ed i 63 anni;
  • 970 erano donne con un’età compresa tra i 64 ed i 65 anni;
  • solo 152 lavoratrici avevano un’età anagrafica superiore ai 66 anni.

Quota 100: calano le pensioni anticipate

Con il 2023 si esaurisce il cosiddetto effetto Quota 100. L’anno appena concluso è stato caratterizzato dall’introduzione di Quota 103 che ha sostituito Quota 102. La misura che permette di uscire dal lavoro con 62 anni di età e 38 di versamenti era stata aperta in via sperimentale tra il 2019 ed il 2021 e ha continuato ad essere utilizzata per chi avesse maturato i requisiti nel suddetto periodo. Questo è il motivo per il quale la misura sostanzialmente si è esaurita.

Grazie a Quota 103 sono stati liquidati 218.584 assegni previdenziali, che corrispondono al 16,09% in meno rispetto a quelli che sono stati erogati nel corso del 2022. Sono calati in misura significati anche gli assegni ai superstiti, per i quali è stato registrato un calo del 17,98% attestandosi a quota 203.708. Scesi del 13,55 % quelli di invalidità, che sono arrivati a quota 46.462.

Pensioni erogate complessivamente nel 2023

Andando, invece, ad analizzare i dati complessivi delle pensioni erogate nel corso del 2023, l’Inps ha messo in evidenza che quelle che hanno iniziato a decorrere dallo scorso anno sono 764.907, con un calo dell’11,07% rispetto al 2022 quando erano 865.948. Calo del 2,38% per i trattamenti di vecchiaia, che sono stati pari a 296.153, mentre quelle anticipate – nell’anno in cui si è passati da Quota 102 a Quota 103 – sono state pari a 218.584, ossia con un calo del 16,09%.

L’Inps ha messo in evidenza, inoltre, che il Fondo Lavoratori Dipendenti nel 2023 ha totalizzato 327.558 pensioni, contro le 376.753 del 2022. Una situazione che viene sostanzialmente confermata anche dalle altre gestioni, che seguono le seguenti dinamiche:

  • dipendenti pubblici: 148.544 per il 2022 e 116.952 per il 2023;
  • artigiani: 92.141 per il 2022 e 83.900 per il 2023;
  • commercianti: 82.140 per l 2022 e 73.503 per il 2023;
  • parasubordinati: 42.425 per il 2022 e 41.431 per il 2023;
  • coltivatori diretti, coloni e mezzadri: 39.872 per il 2022 e 33.024 per il 2023.

Nel 2023 ammontano a 88.539 gli assegni sociali contro gli 84.073 nel 2022.