Pensioni, cambia Opzione donna: i nuovi criteri

Il Governo sta pensando a un'estensione dell'agevolazione per le donne che decidono di lasciare il lavoro con 35 anni di contributi, cancellando il requisito dei figli

Foto di Claudio Carollo

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Se la riforma previdenziale rimane ferma al palo, il Governo pensa a una proroga di Quota 103 e all’estensione di Opzione Donna a 58 anni per tre categorie di lavoratrici aventi diritto, senza più il requisito dei figli per accedere prima del tempo all’agevolazione. L’esecutivo è a lavoro per inserire nella Legge di Bilancio gli aggiustamenti sul sistema delle pensioni che, come ha fatto intendere la ministra del Lavoro Marina Calderone, a un Ape sociale “più ampia” e a rivedere gli anticipi per le donne.

Le pensioni

“Credo che oggettivamente ad oggi l’obiettivo è quello di confermare quota 103, quota 41 con 62 anni, e vedere come l’Ape social si può allargare” è stato questo il pensiero del sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, Claudio Durigon, rappresentando l’orientamento del governo sulle pensioni (qui le ultime ipotesi valutate dal Governo sulle pensioni).

Stiamo valutando come dare un ristoro alle donne – aveva aggiunto l’esponente leghista dell’esecutivo – Questo governo non ha gestito Opzione donna come nella maniera precedente, perché crediamo che in quel caso ci sia stato oggettivamente tanto dispendio anche salariale per queste donne: il 30% in meno era davvero un esborso esoso”.

Nella nuova Legge di Bilancio potrebbero rientrare anche delle risorse per i più giovani attraverso il riscatto di laurea agevolato. Ma i dossier sono tanti e le disponibilità sono ancora difficili da stimare.

“Siamo prudenti e bisogna aspettare le stime dell’Eurostat e i numeri del Tesoro ma io ritengo possa essere verosimilmente intorno ai 25 miliardi”, ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli.

Le prime misure collegate alla Manovra dovrebbero arrivare con il decreto, atteso tra fine settembre e i primi di ottobre una volta acquisiti i dati della Nadef, contenente gli interventi contro il caro benzina, il caro bollette e la detassazione delle tredicesime (qui le simulazioni sulle tredicesime sulla base delle ipotesi del piano del Governo).

La stretta a Opzione donna

Nel 2023 il Governo Meloni aveva limitato in Manovra l’accesso all’agevolazione, portando il requisito anagrafico a 60 anni, ridotto a 59 se la lavoratrice è madre di un figlio, o a 58 soltanto in presenza di due o più figli. Oltre al criterio dei 35 anni di contributi, per poter usufruire di Opzione Donna, ad oggi, bisogna essere disabile al 74%, oppure dimostrare di accudire in casa un familiare da almeno sei mesi, o ancora essere stata licenziata o dipendente di un’azienda in crisi con tavolo aperto al ministero delle Imprese, unico caso, quest’ultimo, in cui una lavoratrice può andare in pensione a 58 anni anche senza prole.

L’effetto della stretta è stata la riduzione del numero dei trattamenti previdenziali per le donne che decidono di lasciare il lavoro in anticipo ricalcolando l’importo della pensione con il metodo contributivo.

Secondo il monitoraggio Inps sui flussi di pensionamento, infatti, nei primi sei mesi di quest’anno sono state 7.536 le lavoratrici che hanno fatto ricorso a Opzione Donna, a fronte di 24.559 nel corso dell’intero 2022, e nella stragrande maggioranza dei casi (4.120) dei casi si è trattato di un assegno di meno di mille euro al mese (qui avevamo parlato delle migliaia di donne senza pensione dopo le modifiche).