Aldo Fallai per Giorgio Armani, 1977- 2021

All’Armani Silos di Milano (fino all’11 agosto) vi aspetta l’esposizione frutto del dialogo decennale tra lo stilista e il fotografo fiorentino.

Foto di Matteo Calzaretta

Matteo Calzaretta

Giornalista

Giornalista pubblicista, collabora con alcune tra le principali testate nazionali di lifestyle e spettacoli.

Giorgio Armani per oltre 40 anni si è avvalso del prezioso contributo di Aldo Fallai, grafico e fotografo nonché suo storico collaboratore, Armani Silos gli dedica così una mostra che ne omaggia la creatività attraverso alcuni dei suoi più iconici scatti.

L’esposizione nel dettaglio

La mostra è un racconto, coniugato al tempo presente, di quasi trent’anni di ininterrotto dialogo artistico tra lo stilista e il celebre fotografo fiorentino. Una narrazione che parte dagli esordi di entrambi per proseguire fino agli inizi degli anni Duemila, per poi riprendere in anni recenti.

Rosanna Armani, Giorgio Armani e Leo Dell'Orco.
Fonte: Ufficio stampa.
Rosanna Armani, Giorgio Armani e Leo Dell’Orco.

Il percorso espositivo è curato da Giorgio Armani, Rosanna Armani e Leo Dell’Orco, la mostra esplora i confini di una collaborazione unica, che ha definito l’essenza stessa di un’estetica che ha fatto breccia nell’immaginario collettivo.

La mostra accosta immagini prodotte per diverse linee: c’è la foto con il tigrotto, realizzata a Palermo, quando la troupe si rifugia in un giorno di pioggia al circo Togni; c’è la donna in carriera, impersonata da Antonia Dell’Atte, ritratta, sguardo dritto verso un radioso futuro, in mezzo alla folla in via Durini, sotto gli uffici Armani. C’è, ancora, la laguna veneta evocata in studio, e le statue del Foro Italico, tradotte in un gioco di ombre nette e grafiche. Sono foto familiari e sorprendenti, realizzate con inventiva e intelligenza.

Aldo Fallai per Giorgio Armani, 1977- 2021 (Armani Silos).
Fonte: Ufficio stampa.
Aldo Fallai per Giorgio Armani, 1977- 2021 (Armani Silos).

Il percorso narrativo si snoda su due piani e raccoglie circa 250 scatti, apparsi sulle riviste o trasformati in affissioni dal forte impatto mediatico. La mostra accosta immagini prodotte per diverse linee: c’è la foto con il tigrotto, realizzata a Palermo, quando la troupe si rifugia in un giorno di pioggia al circo Togni; c’è la donna in carriera, impersonata da Antonia Dell’Atte, ritratta, sguardo dritto verso un radioso futuro, in mezzo alla folla in via Durini, sotto gli uffici Armani.

Chi è Aldo Fallai?

Aldo Fallai, fiorentino di nascita, ma milanese di adozione, dopo il diploma all’Istituto d’Arte di Firenze incontra Armani che gli affida un servizio per l’Uomo Vogue. Sarà l’inizio di una collaborazione protrattasi per un quarto di secolo, durante il quale Fallai concorre a costituire e consolidare l’immagine dei marchi dello stilista.

Aldo Fallai.
Fonte: Ufficio stampa.
Aldo Fallai.

«Lavorare con Aldo mi ha permesso, fin da subito, di trasformare in immagini reali la fantasia che avevo in mente – racconta Armani – I miei abiti non erano soltanto fatti in una certa maniera, con certi colori e materiali, ma rappresentavano un modo di essere, di vivere. Perché lo stile, per me, è un’espressione totale. Insieme, in un dialogo sempre fluido e concreto, abbiamo creato scene di vita, evocato atmosfere, tratteggiato ritratti pieni di carattere. E rivedendo oggi tutto il lavoro realizzato, sono io stesso colpito dalla forte suggestione che questi scatti sanno ancora emanare, e dalla grande capacità di Aldo di cogliere le sfumature della personalità».

Aldo Fallai per Giorgio Armani, 1977- 2021 (Armani Silos).
Fonte: Ufficio stampa.
Aldo Fallai per Giorgio Armani, 1977- 2021 (Armani Silos).

«Il lavoro con Giorgio è stato il frutto di un dialogo naturale e continuo, e di grande fiducia da parte sua. Entrambi eravamo interessati a mettere in luce un aspetto dello stile legato al carattere e alla personalità, e questo si è tradotto in immagini che appaiono attuali oggi come ieri: una qualità resa evidente dall’allestimento della mostra, che non segue una sequenza cronologica. Dei trent’anni della nostra collaborazione ho ricordi vividi. Le produzioni erano sempre agili, snelle: si otteneva il risultato con pochi mezzi e senza effetti speciali. Questo, penso, ha fatto breccia nel pubblico», ha commentato Aldo Fallai.