Stellantis blocca la produzione per 3 settimane nello stabilimento di Mirafiori

Lo stop di Mirafiori interessa 2.260 lavoratori. Per la Fiom, lo stabilimento torinese è in agonia: "Dopo lo stop per un intero mese a cavallo di 2023 e 2024, ecco che arriva la nuova comunicazione di cassa integrazione"

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Stellantis annuncia lo stop della produzione nello stabilimento di Mirafiori per tre settimane. Le carrozzerie torinesi resteranno ferme e inattive dal 12 febbraio al 3 marzo e il blocco interesserà 2.260 lavoratori.

Già a ottobre la fabbrica torinese in cui si producono le Fiat 500 elettriche e i modelli Maserati si era fermata per due settimane (qui invece abbiamo parlato della chiusura di uno storico stabilimento in Polonia).

Cassa integrazione di tre settimane: la Fiom chiede un supporto retributivo

La notizia è giunta proprio durante l’incontro tra vertici di Stellantis e sindacati e proprio nell’anno in cui la Fiat 500 elettrica verrà lanciata sul mercato Usa. Come riferito dalla Fiom, l’azienda ha motivato la decisione con la necessità di adeguare i flussi produttivi delle vetture assemblate all’andamento della domanda. Nel 2024 il rallentamento del mercato ha interessato già il primo trimestre, mentre nel 2023 era sopraggiunto sul finire dell’anno (qui avevamo spiegato come funziona la cassa integrazione).

“Il 2024 non poteva iniziare peggio di così”, sottolinea Edi Lazzi, segretario generale della Fiom Cgil di Torino. “Dopo lo stop per un intero mese a cavallo di 2023 e 2024, ecco che arriva la
nuova comunicazione di cassa integrazione. Sono numeri inquietanti”. La cassa integrazione “penalizza in modo significativo a livello economico le lavoratrici e i lavoratori. Con il 2024 siamo entrati nel diciassettesimo anno consecutivo di utilizzo degli ammortizzatori sociali in Carrozzeria”.

Secondo il calcolo dei sindacati, nel corso di questo lungo periodo gli operai hanno perso decine di migliaia di euro di stipendio. “Ecco perché abbiamo chiesto all’azienda, senza al momento ricevere risposta, di integrare economicamente il differenziale retributivo“. Anche a fronte “dei grandi introiti che il gruppo Stellantis ha registrato nel corso del 2023”, aggiunge Gianni Mannori, responsabile Fiom di Mirafiori.

Stellantis di Mirafiori “in agonia”

I sindacati osservano che “Mirafiori è in agonia e che è necessario darle ossigeno con nuove produzioni. Questo è un altro segnale che mi fa sostenere che abbiamo fatto bene, con Fim e Uilm, a scrivere il documento unitario per il rilancio di Mirafiori e dell’automotive in generale“. “Non vorremmo trovarci a gestire tra qualche anno una nuova Ilva e rischiare di perdere anche l’industria automobilistica”, tuona la Fiom (e intanto Stellantis guarda al futuro delle batterie grazie al nuovo Technology Center).

I responsabili di Fiom chiedono un incontro a Stellantis “per capire come mai il 2024 è iniziato in sofferenza“. L’obiettivo dichiarato dei sindacati è quello di “gestire al meglio la fermata produttiva delle carrozzerie e trovare delle soluzioni in grado di tutelare il reddito di lavoratrici e lavoratori, come il loro distacco in altre realtà del gruppo Stellantis”, come affermano Luigi Paone, segretario generale della Uilm di Torino, e Gianluca Rindone, coordinatore delle Carrozzerie di Mirafiori per la Uilm.

“Un fermo così lungo con nuova cassa integrazione alla ripresa è un segnale preoccupante che mette ancora di più in evidenza il caso Mirafiori nella dinamica della produzione di auto in Italia. La situazione è grave, bisogna intervenire con politiche industriali e con l’assegnazione equilibrata di nuove produzioni”, evidenzia Rocco Cutrì, segretario generale della Fim (Federazione italiana metalmeccanici) torinese.

Problemi anche nello stabilimento Stellantis di Melfi

Stellantis è anche alle prese con la crisi relativa allo stabilimento di Melfi (Potenza). La protesta dei lavoratori, che ha interrotto la produzione fino al 17 gennaio per il “blocco” di materiali di componentistica già pronti, ha preceduto l’incontro tra l’assessore regionale al lavoro, Michele Casino, rappresentanti di Confindustria, sindaci, le aziende interessate e i sindacati.

Al termine del vertice, si è stabilito che i 110 lavoratori delle aziende dell’indotto melfitano Fdm e Las saranno collocati in cassa integrazione per un anno, “scongiurando per il momento i paventati licenziamenti”.