Istat, il Pil registra un +0,2% nel quarto trimestre: scende la domanda interna, sale l’import-export

Il Pil italiano registra una lievissima crescita, con una variazione acquisita per il 2024 positiva dello 0,2%. In rialzo gli investimenti e gli export, in calo invece i consumi

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

L‘Istituto Nazionale di Statistica (Istat) ha rilasciato i dati relativi al Pil italiano nel quarto trimestre del 2023, fornendo una panoramica dettagliata delle tendenze economiche nel Paese. Secondo le cifre pubblicate, il Prodotto Interno Lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015 e corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, ha registrato un modesto aumento dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Rispetto al quarto trimestre del 2022, l’aumento è stato dello 0,6%.

Domanda interna in diminuzione, in rialzo import-export

Rispetto ai principali aggregati della domanda interna, i consumi finali nazionali sono diminuiti dello 0,9%, mentre gli investimenti fissi lordi sono cresciuti del 2,4%. Le importazioni hanno registrato un aumento dello 0,2%, mentre le esportazioni sono aumentate dell’1,2%.

Inoltre, l’analisi della domanda nazionale al netto delle scorte ha rivelato che questa ha sottratto lo 0,2% alla crescita del Pil, principalmente a causa del contributo negativo dei consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private, che ha rappresentato un decremento di 0,8 punti percentuali. Gli investimenti fissi lordi e la spesa delle Amministrazioni Pubbliche hanno fornito un contributo positivo alla crescita del Pil, rispettivamente pari a 0,5 e 0,1 punti percentuali. Anche la domanda estera netta ha contribuito positivamente, con un aumento dello 0,4%, mentre la variazione delle scorte non ha influenzato la crescita.

Nel dettaglio, si sono registrati andamenti negativi nel valore aggiunto nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, con una diminuzione dello 0,3%, e nei servizi una diminuzione dello 0,1%. L’industria ha visto una crescita dell’1,1%, trainata dalla forte espansione nel settore delle costruzioni.

Pil acquisito per il 2024 in lieve rialzo

Le previsioni per il 2024 indicano una variazione acquisita pari allo 0,2%, rivista al rialzo rispetto alla stima precedente del 30 gennaio 2024, che era stata del +0,1%.

Sebbene l’economia italiana abbia registrato un modesto aumento nel quarto trimestre del 2023, ci sono segnali contrastanti nelle varie componenti della domanda interna. Il quadro generale suggerisce una crescita economica moderata, con alcuni settori che si distinguono per la loro robustezza, mentre altri mostrano segnali di debolezza. La revisione al rialzo delle previsioni per il 2024 potrebbe indicare una maggiore fiducia nel futuro andamento dell’economia italiana.

Una crescita lieve e trainata dagli investimenti

La valutazione completa dei conti economici trimestrali ha ratificato l’incremento dell’economia italiana nel quarto trimestre del 2023, attestatosi allo 0,2% rispetto alla stima preliminare di fine gennaio. In termini annuali, si è osservato un modesto aumento dell’0,6%, leggermente superiore allo 0,5% precedentemente previsto.

Tale crescita è stata principalmente sostenuta dagli investimenti, dalla dinamica favorevole della domanda estera netta e dalla spesa delle Amministrazioni Pubbliche, le quali hanno contribuito positivamente rispettivamente con 0,5, 0,4 e 0,1 punti percentuali.

Al contrario, i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private (Isp) hanno frenato la crescita del PIL sottraendo 0,8 punti percentuali, mentre il contributo della variazione delle scorte è risultato trascurabile. Tra le componenti dell’offerta, il valore aggiunto dell’industria è cresciuto dell’1,1%, galvanizzato dall’imponente incremento delle costruzioni (+4,7%).

Parallelamente, sia l’agricoltura che i servizi hanno registrato una leggera contrazione. Da sottolineare, inoltre, l’aumento dell’0,8% delle ore lavorate, dell’0,5% delle posizioni lavorative, dell’0,6% delle unità di lavoro e dell’0,4% dei redditi pro-capite, dati che riflettono una dinamica positiva sul fronte occupazionale e reddituale.