Sicurezza sul lavoro, i sindacati si scontrano col governo sulla patente a punti

Arriva il no secco dei sindacati sull'introduzione della patente a punti in tema di sicurezza sul lavoro: sarebbe quasi impossibile che un'azienda venisse multata

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Il Ministero del Lavoro ha illustrato alle parti sociali una prima bozza del decreto attuativo relativo alla patente a punti per la sicurezza delle imprese. Questo strumento è stato concepito dal governo per ridurre gli incidenti sul lavoro, partendo dai cantieri.

La bozza del decreto, presentata ieri 10 luglio 2024, include dettagli sulle modalità di presentazione della domanda, i presupposti per la sospensione cautelare e i criteri per l’attribuzione e il recupero dei crediti. La proposta non piace però ai sindacati.

La patente a punti e le nuove regole

Nel contesto del decreto Pnrr, la patente a punti è un’attuazione attesa da 16 anni di una norma del testo unico del 2008, mai implementata prima. La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha annunciato che la misura entrerà in vigore dal primo ottobre nell’edilizia, con la possibilità di estensione ad altri settori in futuro. Il Ministero sta anche sviluppando una “lista di conformità per le aziende virtuose”, riconoscendo così le imprese che rispettano le norme di sicurezza sul lavoro.

La ministra Calderone ha così affermato: “Il nostro obiettivo è fare in modo che la patente a crediti diventi uno strumento non solo per il settore edile ma che sia esteso anche ad altri settori che devono avvantaggiarsi di esso per valorizzare percorsi positivi perché col tema dei crediti c’è quello della qualificazione delle aziende”.

Un’iniziativa che non piace ai sindacati

La proposta ha incontrato forti critiche da parte dei sindacati. Durante l’incontro al Ministero del Lavoro, la Cgil e la Uil hanno detto sostanzialmente che la misura sarebbe soltanto, in poche parole, inefficace.

Secondo i sindacati, il sistema di crediti potrebbe arrivare fino a 100 punti, rendendo di fatto impossibile la sospensione della patente anche in caso di gravi infortuni sul lavoro. Ivana Veronese e Stefano Costa della Uil hanno dichiarato senza mezzi termini che la patente a punti è “inutile” e non porterà alla chiusura di nessuna impresa anche in presenza di gravi violazioni delle norme di sicurezza.

I rappresentanti sindacali hanno poi sottolineato i rischi derivanti dalla lentezza della giustizia e dei tempi lunghi necessari per vedere le prime decurtazioni di crediti o sospensioni della patente. Il decreto attuativo, secondo loro, vincola anche gli ispettori del lavoro, rendendo difficile la sospensione dell’attività in caso di gravi infortuni o assenza di misure di sicurezza.

Veronese e Costa hanno aggiunto che il provvedimento non darà giustizia alle vittime di incidenti come quelli avvenuti ad esempio nei cantieri di Firenze, e che il governo sembra più interessato a proteggere le aziende piuttosto che i lavoratori.

I dubbi della Cgil

Anche la Cgil ha espresso insoddisfazione per il sistema della patente a crediti, definendolo “troppo farraginoso”. Francesca Re David (Cgil) ha affermato che il sistema dei crediti, che parte da 30 e può arrivare a 100, rende difficile persino perdere punti. Re David ha ribadito la necessità di sospendere la patente in caso di gravi inadempienze e ha criticato la mancanza di un vero piano straordinario di prevenzione e lotta all’illegalità.

Più morbida la Cisl

Diversamente, la Cisl ha mostrato un approccio più moderato. Giorgio Graziani e Enzo Pelle della Cisl hanno riconosciuto alcuni progressi, come il ruolo dei Rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza (Rls), ma hanno comunque detto che il punteggio massimo di 100 crediti è troppo elevato e difficilmente raggiungibile.