Infermieri in fuga dall’Italia: nel 2023 6mila in meno

Il settore sanitario è sempre più in crisi, con i numeri degli infermieri che sono ampiamente al di sotto di quelli che invece servirebbero per una giusta turnazione

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Risuona sempre più forte l’allarme in Italia per la situazione legata ai professionisti del settore sanitario, con sempre meno infermieri a disposizione e con numeri che nel futuro prossimo tendono a peggiorare. Secondo quanto riferito da Fnopi, la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, infatti, entro il 2023 si prevedono oltre 100mila pensionamenti nel settore e da qui al 2026, con oltre 40mila pensionamenti, ci saranno sempre meno infermieri arruolabili.

La crisi degli infermieri

Non è una novità, perché Fnopi ormai da mesi denuncia una situazione che presto potrebbe essere quella del non ritorno. Infatti il settore porta avanti da tempo il personale appello per il reclutamento di infermieri, con numeri in netto peggioramento di anno in anno.

Si tratta di un mix letale di situazioni, tra la professione che non ha più quell’appeal di una volta e la scelta, da parte dei giovani, di emigrare all’estero per affrontare lo stesso lavoro, ma con una paga differente. È il caso dell’offerta monstre che arriva dalla Norvegia che, combinata con l’alto numero di pensionamenti, rischia di far rimanere l’Italia senza infermieri.

E così i presenti in organico sono costretti a turni devastanti, alcune volte anche doppi o attaccati anche quando, dopo la notte, si avrebbe diritto al giorno di riposo. Insomma, una situazione molto al limite.

I numeri di Fnopi, da questo punto di vista, non fanno altro che da megafono al settore che da mesi chiede aiuto. Secondo le stime, infatti, 127mila sono i pensionamenti al 2033 di cui oltre 6mila quelli che andranno via entro la fine di quest’anno.

Senza contare, poi, quello che prospetta il futuro. Secondo il modello di Fnopi, da qui al 2029 ci saranno 73.500 pensionamenti che però non saranno compensati adeguatamente con gli ingressi. Per le lauree infermieristiche, infatti, la media dei laureati ogni anno è di 11.075 che, rapportati con i pensionamenti, provocherebbe una carenza di 18.200 infermieri nei prossimi anni.

La grande fuga dei giovani

E chi invece si laurea rischia comunque di non lavorare nel Bel Paese. Lo sanno bene le associazioni del settore infermieristico che sempre più spesso si trovano costrette a fare i conti con i giovani che decidono di lasciare l’Italia per andare a svolgere la professione in giro per il mondo.

Il caso norvegese è uno dei tanti, perché di offerte di lavoro con stipendi più elevati rispetto all’Italia ce ne sono diverse. Lo stipendio degli infermieri in Italia, infatti, non ha nulla a che vedere rispetto a quello che viene offerto fuori dai confini nazionali.

Fnopi segnala che ogni anno fra i 3mila e i 3.500 infermieri vanno all’estero dall’Italia, scegliendo di non lavorare più nel nostro Paese. Il dato riguarda gli ultimi quattro anni. C’è chi sceglie di trasferirsi e chi invece fa il frontaliere, prevalentemente in Svizzera, lavorando all’estero e vivendo in Italia.

“Siamo di fronte a una situazione che è quella di non riuscire a garantire neanche il turn over con le risorse disponibili – dice Francesco Coppolella, Nursind Piemonte -. Anni di tagli e di risparmi sul personale hanno determinato l’attuale condizione. La spinta verso la privatizzazione e l’esternalizzazione dei servizi è un’altra questione cruciale”.