Sanità: addio infermieri italiani, pronti 65mila indiani

Si tratta di una operazione vitale per il sistema sanitario nazionale, altrimenti si rischia il crollo, lo stop delle attività.

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Redazione

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Mentre le intemerate di alcuni esponenti del governo sulla ‘sostituzione etnica’ hanno riempito le pagine dei giornali in estate, ce n’è una vera e propria che sta prendendo forma nell’ambito della Sanità italiana. Un sostituzione di cui peraltro abbiamo disperato bisogno, perché gli infermieri italiani preferiscono andaresene a lavorare altrove, e il Paese si trova con l’emergenza di circa 65mila operatori in meno, che andremo a pescare dal altri paesi. In primis l’India, che può invece offrire un surplus di infermieri che verranno dunque arruolati nella Sanità italiana, come ha detto chiaramente il ministro Orazio Schillaci. “Dobbiamo reclutare rapidamente un determinato numero di infermieri da qualche Paese straniero, e abbiamo già identificato l’India” dice il ministro della Salute. Resta generico sulla cifra, ma il processo di arruolamento è già cominciato. Si tratta di una operazione vitale per il sistema sanitario nazionale, altrimenti si rischia il crollo, lo stop delle attività.

Perché gli indiani

Del resto già Germania, Svezia, Regno Unito, Irlanda, Canada e Giappone hanno in passato chiamato camici bianchi dall’India, agevolati dal fatto che la formazione dei sanitari indiani sia sovrapponibile a quella dei paesi occidentali. Inoltre il saldo demografico dell’India e il gran numero di sanitari offe un surplus per chi voglia investirci.

Resta ovviamente il problema della lingua, giacché gli indiani hanno parecchia familiarità con l’inglese ma non con gli altri idiomi europei. “Siamo pronti a collaborare – spiegano dalla Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche – per i percorsi di apprendimento della lingua di questi infermieri in arrivo dall’India e per il riconoscimento dei titoli”.

Le cifre in ballo

Alcuni numeri che danno il quadro della situazione: ad oggi la carenza di infermieri si aggira sulle 65 mila unità. Con un paradosso: 30mila infermieri sono andati a lavorare all’estero, “abbiamo investito sulla loro formazione – spiega al Messaggero Barbara Mangiacavalli della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, – ma non abbiamo creato le condizioni per convincerli a restare in Italia, c’è chi nel Regno Unito oggi guadagna in una settimana una cifra pari allo stipendio mensile che avrebbe percepito se fosse rimasto nel nostro Paese. Al contempo siamo costretti a cercare infermieri stranieri”. In Italia ci sono in totale 465mila infermieri, ma per i corsi di laurea è stato registrato un calo del 10 per cento delle domande di iscrizione, e il ricambio del personale che sta andando in pensione va molto a rilento.

Dai dati raccolti ed elaborati dalla stessa FNOPI, nei prossimi anni le prestazioni e la qualità dell’assistenza sanitaria sono destinate a peggiorare drasticamente. Si assisterà al raddoppio dei pensionamenti, a partire dal 2029; i nostri professionisti hanno cominciato a lasciare l’Italia, attratti da migliori prospettive di carriera.