Congedo straordinario (Legge 104): il periodo massimo di due anni potrebbe essere esteso

Il congedo straordinario (Legge 104) potrebbe vedere modificati i suoi limiti temporali e da due anni complessivo potrebbe essere esteso al verificarsi di determinate situazioni.

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Il congedo straordinario previsto dalla Legge 104 è un importante strumento per i lavoratori e le lavoratrici costretti ad assentarsi dal lavoro per stare vicino un familiare disabile che ha bisogno di cure e assistenza. La legge prevede che gli aventi diritto possano godere di permessi di lavoro aggiunti e retribuiti per poter svolgere tutte le attività necessarie all’assistenza del familiare con disabilità.

Vi è, però, un periodo massimo di tempo di congedo straordinario che è pari a due anni per tutto l’arco della vita lavorativa. Tale arco temporale deve considerarsi complessivo per tutti gli aventi diritto per ogni disabile, anche se una recente ordinanza del Tribunale di Treviso potrebbe portare a delle modifiche da parte del legislatore.

In cosa consiste il congedo straordinario (Legge 104)

Prima di arrivare ai recenti sviluppi in tema di congedo straordinario, è utile comprendere in cosa consista questo istituto e che siano i potenziali beneficiari. Inizialmente concepito come uno strumento di semplice tutela aggiuntiva alla maternità e alla paternità per i genitori con figli portatori di handicap grave (L. 104/1992), il congedo straordinario ha subito molte modifiche negli anni, estendendo sempre più la propria applicabilità.

Più nel dettaglio, oggi è previsto che il congedo straordinario possa essere richiesto per assistere il coniuge, i genitori, i figli, un fratello o una sorella, altri parenti e affini entro il terzo grado per un periodo massimo di due anni nell’arco della vita lavorativa.

Congedo straordinario: l’ordinanza del Tribunale di Treviso

L’attuale legge sul congedo straordinario impone, come detto, dei limiti di tempo nell’utilizzo della misura: ogni lavoratore può utilizzarlo per un massimo complessivo di due anni, anche se in famiglia ha più di un familiare disabile o che necessita di assistenza.

L’ordinamento non ha previsto, dunque, il cosiddetto raddoppio del periodo di congedo straordinario, con tutti i problemi che questo può comportare.

È proprio su quest’aspetto che verte l’ordinanza del 10 gennaio 2024 del Tribunale di Treviso che ha accolto il ricorso presentato da una lavoratrice che necessitava del congedo straordinario per assistere il padre disabile, ma si era vista negata la possibilità dall’Inps perché in precedenza aveva già usufruito dei due anni di cura e assistenza per sua madre.

La difesa della richiedente, invece, ha fatto impostato la propria strategia giudiziaria facendo leva sulla connotazione intrinseca del congedo straordinario retribuito, da intendersi come una espressione dello Stato sociale che contribuisce ad alleggerire le spese sociali a carico della comunità.

Il parere della Corte costituzionale

L’ordinanza del Tribunale di Treviso è solo l’ultimo passo di un percorso volto a modificare il periodo massimo del congedo straordinario.

Sul periodo di assenza dal lavoro retribuito per assistere un familiare con disabilità si era già espressa anche la Corte Costituzionale che, in più occasioni, aveva ribadito la necessità di prevedere un meccanismo di concessione della misura che potesse maggiormente permettere l’adattabilità dell’assistenza alle sempre maggiori situazioni di bisogno e alla crescente richiesta di cura.

Tale aspetto, per la Suprema Corte, era ed è di fondamentale importanza soprattutto in ottima dei cambiamenti demografici che sta vivendo l’Italia (sentenza n.203 del 18 luglio 2013).