Congedo di paternità: numeri triplicati, ma ancora disuguaglianze. Come richiederlo

In occasione della Festa del Papà, esaminiamo i requisiti, il processo di richiesta e le ultime normative per favorire una partecipazione attiva dei padri nella cura dei figli

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Nell’ambito della cura e della crescita dei figli, la partecipazione attiva di entrambi i genitori è fondamentale per favorire una più equa distribuzione dei compiti familiari e promuovere la condivisione delle responsabilità genitoriali. Nonostante gli sforzi per ridurre le disuguaglianze di genere, in Italia persiste un forte squilibrio tra padri e madri nella cura dei figli. Il congedo di paternità rappresenta un importante strumento per favorire l’equità di genere e il coinvolgimento dei padri nella cura dei neonati, ma permette anche ai papà di godersi appieno la crescita dei propri bambini. Cos’è il congedo di paternità nel dettaglio, chi ne ha diritto e come richiederlo.

Congedo di paternità: i dati raccolti da Save The Children

Secondo il report elaborato da Save The Children in occasione della Festa del Papà, sulla base degli ultimi dati Inps, negli ultimi anni si è registrato un significativo aumento del numero di padri che usufruiscono del congedo di paternità. Nel 2013, solo poco meno di un padre su cinque (pari al 19,26%) ne ha usufruito, corrispondente a 51.745 padri. Fortunatamente, anche grazie a molte campagne di comunicazione e sensibilizzazione, nel 2022 questa percentuale è più che triplicata, con più di tre padri su cinque (pari al 64,02%) che hanno usufruito del congedo di paternità, per un totale di 172,797. Il report delinea la figura del papà-tipo che usufruisce del congedo, come: “Un padre che ha più di 30 anni, vive al Nord, lavora in imprese di media-grande dimensione con un contratto di lavoro stabile e ha un reddito medio-alto”.

Sebbene l’incremento si registri in tutto il Paese, esistono disparità regionali significative. Al Nord si presentano valori di fruizione più elevati, con percentuali superiori all’80% in alcune province come Bergamo, Lecco, Treviso, Vicenza e Pordenone. Al contrario, nelle province del Sud e nelle isole la percentuale di utilizzo del congedo di paternità è più bassa, con valori inferiori al 30% registrati in città come Crotone, Trapani, Agrigento e Vibo Valentia.

I dati evidenziano anche differenze legate all’età e al tipo di azienda in cui lavorano i padri. Gli uomini tra i 30 e i 49 anni utilizzano maggiormente il congedo di paternità, mentre l’utilizzo è più alto nelle aziende medio-grandi rispetto a quelle più piccole. Inoltre, emergono forti disuguaglianze legate al tipo di contratto di lavoro, con, prevedibilmente, una maggiore percentuale di utilizzo tra i lavoratori con contratti a tempo indeterminato rispetto a quelli con contratti precari.

Congedo di paternità: chi ne ha diritto

Il congedo di paternità esiste dal 2012; inizialmente prevedeva un solo giorno obbligatorio e due facoltativi, mentre oggi garantisce 10 giorni obbligatori e uno facoltativo ai neopapà, fruibili tra i due mesi precedenti e i 5 successivi al parto.

L’analisi dei dati forniti dall’Inps evidenzia un mutamento significativo nel contesto della paternità, e questo cambiamento si manifesta in modo costante nel corso del tempo. È sempre più essenziale promuovere la condivisione delle responsabilità genitoriali tra madri e padri al fine di superare la visione tradizionale della maternità come ostacolo all’accesso delle donne al mondo del lavoro.

Riguardo a questo importante tema, Giorgia D’Errico, Direttrice Affari Pubblici e Relazioni Istituzionali di Save the Children, ha sottolineato l’importanza di sostenere questo cambiamento. Ha enfatizzato la necessità di estendere il congedo di paternità a tutti i lavoratori, non solo dipendenti, e garantire che i datori di lavoro rispettino tale diritto. Inoltre, ha proposto l’equiparazione del congedo di paternità con quello obbligatorio di maternità, una misura che non solo sostiene i nuovi padri, ma offre anche un sostegno alle neomamme durante un periodo spesso caratterizzato da sfide e sentimenti di solitudine e inadeguatezza.

Stando a ciò che riporta il sito istituzionale del Governo, il congedo di paternità è obbligatorio e rappresenta un periodo di sospensione dal lavoro della durata di 10 giorni, garantito ai padri lavoratori secondo quanto stabilito dal d.lgs. 151/2001, comunemente noto come “Testo unico sulla maternità e paternità“.

Questo congedo è fruibile nei due mesi precedenti e nei cinque mesi successivi alla data presunta del parto, sia in caso di nascita che di morte perinatale del bambino, così come in occasione dell’ingresso del minore in famiglia a seguito di adozione, affidamento o collocamento temporaneo. L’obiettivo principale del congedo di paternità è promuovere una più equa distribuzione delle responsabilità di assistenza tra uomini e donne e favorire l’instaurazione precoce del legame padre-figlio.

Questa tipologia di congedo non sostituisce il periodo di congedo di paternità alternativo, che spetta al padre in caso di gravi circostanze legate alla madre o al bambino. Ulteriori novità sono state introdotte dal d.lgs. 30 giugno 2022 n. 105, che ha ampliato le tutele per i genitori e i prestatori di assistenza. Tra queste, vi è l’istituzione di sanzioni amministrative pesanti, da 516,00 € a 2.582,00 €, per i datori di lavoro che ostacolino o impediscono ai dipendenti di usufruire correttamente e liberamente del congedo di paternità. Inoltre, il decreto ha esteso la durata totale del congedo per i nuclei familiari mono-genitoriali a 11 mesi, in casi quali il decesso o l’inabilità dell’altro genitore o il mancato riconoscimento del bambino.

Come richiedere il congedo di paternità: procedimento

Secondo quanto riportato sul sito famiglia.governo.it, nella sezione dedicata al dipartimento per le politiche per la famiglia, per poter usufruire del congedo di paternità obbligatorio, il padre deve essere necessariamente impiegato e possedere un rapporto di lavoro dipendente. La richiesta per il congedo deve essere presentata per iscritto al datore di lavoro, almeno cinque giorni prima della data presunta del parto, indicando i giorni in cui si intende prendere il congedo. Nel caso dei pagamenti effettuati tramite conguaglio da parte del datore di lavoro nel settore privato, la comunicazione dei giorni di congedo deve essere inviata al datore di lavoro.

Un’alternativa è rappresentata dall’utilizzo del sistema informativo aziendale per la gestione delle assenze. Nel caso di pagamento diretto da parte dell’Inps, la domanda deve essere presentata online attraverso il servizio dedicato dell’Istituto.

In alternativa, è possibile effettuare la richiesta tramite il centralino al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure al 06 164 164 da rete mobile. Ci si può anche rivolgere agli enti di patronato e intermediari dell’Istituto utilizzando i servizi telematici forniti dagli stessi.

I dipendenti delle pubbliche amministrazioni, invece, devono sempre obbligatoriamente presentare la domanda alla propria amministrazione datrice di lavoro.