Come funziona il congedo parentale in Europa: le differenze con l’Italia

Ecco un'analisi della situazione nei principali Stati membri dell'Unione europea. Ciò che si respira è una generale aria di cambiamento

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

La situazione in Europa in termini di congedo parentale è alquanto varia e merita un approfondimento. È bene comprendere l’atteggiamento dei vari Paesi dell’Ue su tale materia, al fine di poter valutare al meglio quella che è la condizione italiana in questo calderone legislativo.

Le Direttive europee

Al di là di quelle che possono essere le decisioni politiche dei singoli Paesi, sul fronte dell’Unione europea i diritti di maternità fanno riferimento a una Direttiva sulle lavoratrici gestanti risalente al 1992.

Una normativa relativamente recente, dunque, che stabilisce una fase minima di congedo di maternità, pari a 14 settimane. Due di queste sono obbligatorie, da sfruttare prima e/o dopo il parto. Il tutto corredato da un’adeguata indennità di stipendio, per quanto concerne ovviamente le donne lavoratrici dipendenti.

Indicazioni generali, che consentono di fissare gli argini di questa necessaria tutela, che cedono poi il passo a quella che è la legislazione nazionale, ovviamente. E per il congedo di paternità? Il diritto a due settimane di congedo è ancora più recente, in ambito Ue, facendo riferimento a una Direttiva in vigore dal 2019, che prevede il diritto a un minimo di due settimane d’assenza dal proprio impiego.

Congedo parentale nell’Unione europea

Abbiamo parlato delle modifiche apportate dal governo di Giorgia Meloni al congedo parentale. Previste agevolazioni notevoli per il solo 2024, con incrementi più misurati per gli anni che verranno.

Diamo ora uno sguardo alla situazione nei principali Stati Membri dell’Unione europea, così da poter tirare le somme su quella che è la garanzia assistenziale fornita ai neogenitori in Italia:

  • Svezia – Si ha diritto a 480 giorni di congedo parentale pagato. La suddivisione prevede 90 giorni riservati alla madre e altrettanti al padre. Il restante quantitativo potrà essere liberamente diviso tra i genitori (80% dello stipendio);
  • Portogallo – Garantiti 150-180 giorni di congedo parentale (stipendio rispettivamente al 100 e all’80%) e, in seguito a una legge in vigore da maggio 2023, potranno essere sfruttati altri tre mesi per ogni genitore, in caso di lavoro part-time;
  • Spagna – Da gennaio 2023 il congedo è fissato fino a 16 settimane per entrambi i genitori (retribuzione al 100%);
  • Austria – Congedo in due tronconi. Il primo periodo è obbligatorio e dura 8 settimane, prima e dopo la nascita (indennità pari allo stipendio medio degli ultimi tre mesi). Il secondo periodo, invece, può durare fino al compimento del secondo anno di vita del bambino ed è facoltativo;
  • Germania – Sistema più complesso, che prevede differenti distinguo. Ecco i principali: 12 mesi per il richiedente principale e 2 di bonus per l’altro partner. I genitori single possono invece avere diritto a 14 mesi (per lo stipendio si calcola la media delle 12 entrate precedenti alla nascita per il padre e al congedo per la madre);
  • Francia – 16 settimane di maternità per le madri e nuovo sistema aggiornato per il congedo di paternità, aumentato da 11 a 25 giorni totali, di cui quattro obbligatori (la retribuzione rispecchia la media stipendio, per le madri);
  • Finlandia – Il 2022 ha apportato una netta modifica al sistema dei congedi genitoriali, con 160 giorni di ferie validi per entrambi i genitori, con chance di trasferirne 63 al partner (retribuzione garantita al 100% per entrambi i genitori, senza distinzioni).