Cgil, referendum contro il Jobs Act: depositati 4 quesiti, quando si vota

Il sindacato punta a smantellare l'impianto introdotto da Renzi e mantenuto dai governi seguenti. Nel mirino la flessibilità nei licenziamenti, le causali nei contratti a termine e gli infortuni sul lavoro

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

L’attacco della Cgil al Jobs Act si sposta su un altro livello: una delegazione del primo sindacato italiano, con Maurizio Landini in testa, ha depositato in Cassazione 4 quesiti referendari sul lavoro. La sigla sindacale punta a smantellare l’assetto della flessibilità sul lavoro introdotta a suo tempo dal governo Renzi e che negli anni ha subito diversi aggiustamenti.

Cosa c’è nel referendum della Cgil contro il Jobs Act

I primi due quesiti depositati dalla Cgil riguardano il tema dei licenziamenti. Uno, nello specifico, punta a superare il contratto a tutele crescenti e l’altro si occupa dell’indennizzo nelle piccole imprese. Il terzo quesito punta sulla reintroduzione delle causali per i contratti a termine. Oggi la materia è normata da una delega del Jobs Act e da una provvedimento del governo Meloni che lascia alle parti la possibilità di indicare esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva. Il quarto e ultimo quesito è relativo agli appalti e alla responsabilità del committente sugli infortuni.

Incidenti sul lavoro in Italia

Tema, quest’ultimo, sempre attuale, dal momento che in Italia si registra una media di 1.000 incidenti mortali sul lavoro ogni anno, praticamente uno ogni 3 giorni. Il dato riferito al 2023 parla di 1.041 morti sul lavoro. Ma la questione degli incidenti sul lavoro è tornata prepotentemente sulle prime pagine in tempi recenti dopo 3 casi che hanno agitato le pagine della cronaca: la strage di Brandizzo in cui 5 operai vennero travolti da un treno, il crollo al cantiere Esselunga di Firenze costato la vita a 5 lavoratori e il disastro alla centrale idroelettrica di Suviana in cui sono morti 7 uomini.

Il voto a primavera 2025

“Aspettiamo l’uscita formale sulla Gazzetta Ufficiale dei quesiti che abbiamo presentato, ma pensiamo di poter raccogliere le 500.000 firme necessarie per il referendum entro l’estate”. Così ha detto Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. Il sindacato punta a portare gli italiani al voto nella primavera del 2025.

Cos’è e cosa prevede il Jobs Act

Il Jobs Act è la riforma del diritto del lavoro voluta dal governo Renzi a partire dal 2014 e portata a compimento nel 2016 con una serie di interventi. Il Jobs Act ha rafforzato le tutele crescenti. Ha, cioè, garantito le maggiori tutele ai lavoratori all’aumentare dell’anzianità professionale. Ma soprattutto ha reso flessibile il mercato del lavoro. Prima del Jobs Act era possibile prorogare il contratto a tempo determinato una sola volta, dopo è stato possibile prorogare il contratto fino ad un numero massimo di 5 volte nell’arco di 36 mesi, indipendentemente dal numero di rinnovi contrattuali. Prima del Jobs Act i limiti al numero dei lavoratori con contratto a termine erano definiti dai contratti collettivi di riferimento, dopo (fatto salvo quanto disposto dalla contrattazione collettiva) è stato possibile assumere lavoratori a tempo determinato fino a un massimo del 20% rispetto al totale degli assunti a tempo indeterminato al 1° gennaio dell’anno di riferimento. La riforma contiene poi una serie di altri punti volti ad aumentare la flessibilità per le aziende. Ma soprattutto ha ridotto le tutele per i lavoratori nell’ambito dei licenziamenti.