Nel 2022 nuovo record negativo per il riscaldamento degli oceani

Le grandi masse d'acque degli oceani segnano nuovi record per il settimo anno consecutivo, infatti, non erano mai state così calde da quando le le misuriamo

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

L’inizio del 2023 porta la notizia di un nuovo record di riscaldamento degli oceani, accompagnato da un aumento della stratificazione e variazioni nella salinità delle acque, che ci mostrano cosa ci aspetta per il futuro dei mari in un clima sempre più caldo.

Lo studio

Secondo uno studio intitolato “Another year of record heat for the oceans” pubblicato sulla rivista Advances in Atmospheric Science, nel 2022 il contenuto termico degli oceani ha stabilito un nuovo record per il settimo anno consecutivo. L’articolo, scritto da un team di ricercatori internazionali provenienti da 16 istituti, tra cui l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), analizza le osservazioni degli ultimi 70 anni, utilizzando due dataset internazionali: quello dell’Institute of Atmospheric Physics (IAP) della Chinese Academy of Sciences (CAS) e quello del National Centers for Environmental Information (NCEI) della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). Secondo Tim Boyer della NCEI/NOAA, “entrambi i dataset, IAP e NCEI, sono coerenti e mostrano un record di calore accumulato nei primi 2000 metri di profondità degli oceani nel 2022”.

Il nuovo record

In particolare, rispetto al record stabilito nel 2021, il contenuto di calore degli oceani (OHC), stimato tra la superficie e i 2000 metri di profondità nel 2022, è aumentato di circa 10 Zetta Joule (ZJ), equivalenti a circa 100 volte la produzione mondiale di elettricità del 2021, 325 volte quella della Cina, 634 volte quella degli Stati Uniti e poco meno di 9700 volte quella dell’Italia. Per dare un’idea dell’enormità di questo valore di energia accumulato, 10 ZJ di calore sarebbero sufficienti per mantenere in ebollizione 700 milioni di bollitori da 1,5 litri per tutto l’anno.

Nuovi valori estremi

Il Professor Lijing Cheng dell’Accademia Cinese delle Scienze, primo autore dello studio, ha commentato i risultati così: “Il riscaldamento globale degli oceani continua e si manifesta sia con nuovi record del contenuto termico delle acque, ma anche con nuovi valori estremi per la salinità. Le aree già salate diventano ancora più salate, mentre le zone con acque più dolci diventano ancora meno salate: si assiste ad un continuo aumento dell’intensità del ciclo idrologico”.

Indicatori del cambiamento climatico

Tre indicatori chiave del cambiamento climatico legati agli oceani confermano un continuo aumento della temperatura, accompagnato da livelli sempre più elevati di salinità e un aumento della stratificazione degli oceani, ovvero la separazione dell’acqua in strati, che può ridurre o impedire completamente il rimescolamento e gli scambi tra la superficie e le zone più profonde degli oceani.

Le conseguenze dell’aumento delle temperature

I dati del 2022 confermano che questi fenomeni continuano ad aumentare a livello globale, anche se non in modo uniforme nei vari bacini oceanici. Tra le molte conseguenze, l’aumento della salinità e della stratificazione degli oceani può influire sulla modalità in cui il calore, il carbonio e l’ossigeno vengono scambiati tra gli oceani e l’atmosfera, questo può causare la deossigenazione all’interno della colonna d’acqua, che solleva grandi preoccupazioni, non solo per la vita e gli ecosistemi marini, ma anche per gli esseri umani e gli ecosistemi terrestri.

Tutto ciò contribuisce alla riduzione della biodiversità marina, causando ad esempio lo spostamento di specie ittiche importanti, creando situazioni critiche nelle comunità dipendenti dalla pesca e nella loro economia, generando così un effetto a catena su come le popolazioni interagiscono con il loro ambiente circostante.

Allo stesso tempo, nel 2022 sono state evidenti anomalie meteorologiche, che verranno ricordate per le ripetute ondate di calore, in particolare nell’Europa occidentale, con nuovi record di temperature atmosferiche in molte stagioni dell’anno, accompagnate da una significativa riduzione delle precipitazioni. La conseguente siccità in queste aree ha influito negativamente non solo sulle attività agricole, ma anche sulla qualità della vita delle persone (per i elevati consumi energetici, per la climatizzazione e per la produzione di energia elettrica), aumentando anche il rischio di incendi. In altre aree, invece, si sono verificate alluvioni spesso causate dall’aumento dell’evaporazione nei mari più caldi. Tutto ciò contribuisce a modificare il ciclo idrologico, evidenziando il ruolo interattivo degli oceani.

Lo stato di salute del Mediterraneo

Per quanto riguarda il Mediterraneo, si conferma essere il bacino che si scalda più velocemente tra quelli analizzati nello studio, tuttavia le stime dello IAP-CAS (Institute of Atmospheric Physics, Chinese Academy of Sciences) indicano che il contenuto di calore nel 2022 si attesta allo stesso livello del 2021. D’altra parte i dati del modello di rianalisi del Mediterraneo prodotti e distribuiti dal servizio marino europeo Copernicus, indicano una diminuzione rispetto al 2021. Tali differenze possono essere attribuite alle diverse tecniche di elaborazione dei dati e alla loro distribuzione spazio-temporale. Le variazioni di breve periodo (inter-annuali) sono comunque una caratteristica del sistema e ulteriori approfondimenti sono attualmente in corso.