Il ruolo chiave della Blue Economy nel futuro dell’energia sostenibile

La Blue Economy è un settore cruciale per il futuro dell’energia sostenibile, che porta con sé molte innovazioni importanti

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Daniele Cardetta

Editor esperto di Green

Dopo la laurea in Storia Contemporanea si dedica all'attività di copywriter con attenzione alle tematiche energetiche e all'innovazione tecnologica.

La Blue Economy o economia blu si riferisce all’uso sostenibile delle risorse oceaniche per attività economiche, miglioramento della qualità della vita, e riduzione dell’impatto ambientale. In un’epoca in cui la sostenibilità ambientale è al centro delle politiche energetiche globali, l’economia blu emerge come un settore cruciale per il futuro dell’energia sostenibile. Questo articolo esplora come l’economia blu sta plasmando il settore energetico, i suoi protagonisti principali e le innovazioni che stanno guidando il cambiamento. La Blue Economy dell’Ue comprende tutte le industrie e i settori economici che sono in qualche modo correlati agli oceani, a mari e coste, sia che operino nell’ambiente marino, sia sulla terraferma. Si tratta di un settore non indifferente visto che, stime alla mano, i settori collegati alla Blue economy producono un fatturato di oltre 650 miliardi di euro.

Blue Economy cos’è

Parlando di Blue economy definizione e significato ci aiutano a capire di che cosa si sta parlando, ovvero di un modello di economia finalizzato alla creazione di un sistema economico sostenibile mediante l’innovazione tecnologica. Per capire cos’è la Blue economy dobbiamo pensare a un ramo della Green economy che si prefissa un sistema di crescita economica e che tenga conto dell’impatto ambientale dell’attività produttiva ed economica. L’obiettivo che si prefigge la Blue economy è quello di arrivare ad emissioni zero di Co2. Il concetto è stato introdotto per la prima volta dall’economista Gunter Pauli e prevede la promozione di crescita economica basandosi sulla conservazione degli ecosistemi marini e sulla sostenibilità ambientale.

I principi della Blue Economy

La Blue economy è ispirata da alcuni principi fondamentali che permettono di adottare un approccio non tradizionale allo sviluppo economico e all’innovazione. All’interno di un mondo che sta andando sempre più verso un punto di non ritorno, ecco che la Blue economy diventa centrale nell’ottica di equilibrio ecologico per invertire il cambiamento climatico. La sostenibilità ambientale è alla base della Blue economy e ogni attività, compresa la produzione di energia, deve essere gestita in modo da minimizzare l’impatto ambientale e preservare la salute degli ecosistemi marini in vista delle generazioni future.

La Blue economy incoraggia, inoltre, l’uso creativo e innovativo delle risorse marine e lo sviluppo di nuovi prodotti da organismi marini, dai farmaci agli integratori alimentari. Si parla anche di efficienza delle risorse, che include il miglioramento della gestione delle risorse acquatiche mediante tecnologie avanzate e pratiche di riciclo e riutilizzo, riducendo così gli sprechi e aumentando la produttività. Inoltre, la Blue economy promuove dei modelli di economia circolare che riducono i rifiuti, trasformano scarti in risorse e minimizzano l’uso di input non rinnovabili. Ma non finisce qui, questo modello guarda anche alla sinergia con le comunità locali per la pianificazione nelle decisioni e include misure per aumentare la resilienza agli effetti del cambiamento climatico. Il vero obiettivo della Blue economy è comunque adottare un approccio integrato che consideri le interazioni tra diversi settori come turismo, pesca, energia e conservazione.

Blue Economy esempi

Una delle componenti più promettenti dell’economia blu è lo sfruttamento dell’energia marina, che include l’energia delle onde e delle maree. Queste fonti di energia rinnovabile hanno il potenziale per fornire una quantità significativa di energia pulita senza le fluttuazioni tipiche di altre fonti rinnovabili come il solare e l’eolico. Gli impianti di energia delle maree, ad esempio, utilizzano turbine sottomarine per generare energia dall’incessante movimento delle maree.

L’energia delle onde, d’altra parte, cattura il movimento naturale delle onde marine per produrre energia elettrica. Quando si parla di Blue economy esempi come acquacoltura sostenibile ed energia marina sono particolarmente attuali. Coltivare pesci, crostacei, molluschi e alghe non solo fornisce risorse alimentari, ma può anche contribuire alla produzione di biocombustibili. Le alghe, in particolare, sono una fonte promettente per il biocombustibile di terza generazione. Queste possono crescere rapidamente e sono capaci di assorbire significative quantità di CO2, rendendole una risorsa doppia sia come cibo sia come fonte energetica alternativa. Alcuni esempi concreti sono i biocarburanti ricavati da mais e soia, i funghi commestibili dai rifiuti del caffè o le bioplastiche che vengono ricavate dai rifiuti di frutta e verdura.

Blue economy come ramo della Green economy

Come da definizione della Blue economy, si parla di un modello che si riferisce a un modello economico sostenibile, che sfrutta le risorse marine e d’acqua dolce al fine di creare crescita economica e di migliorare i mezzi di sussistenza e la qualità della vita, pur assicurando la sostenibilità ambientale degli oceani e degli ecosistemi acquatici. La stessa Banca Mondiale ha definito la Blue economy come l’uso sostenibile delle risorse oceaniche finalizzato alla crescita economica, al miglioramento dei mezzi di sussistenza e dell’occupazione, preservando anche la salute dell’ecosistema oceanico. Per tutti questi motivi possiamo definire tranquillamente la Blue economy come un ramo della Green economy. La differenza tra i due tipi di economia è che, mentre la seconda ha come obiettivo la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, la Blue economy punta al suo completo azzeramento. E’ anche importante sottolineare che l’economia blu non prevede alcun aumento di investimenti da parte dalle aziende, anzi mira a un minor impiego di capitali.

Il successo dell’economia blu dipende dalla collaborazione tra governi, industrie, università e organizzazioni non governative. Questi attori lavorano insieme per formulare politiche, condurre ricerche e sviluppare tecnologie che promuovano un utilizzo responsabile degli oceani. Gli accordi internazionali, come quelli volti alla protezione delle biodiversità marine e alla riduzione dell’inquinamento oceanico, sono fondamentali per mantenere gli oceani in salute e produttivi.

 

In collaborazione con Libero Tariffe