Il problema dei rifiuti e in particolar modo quello della plastica in mare rappresenta una delle sfide ambientali più importanti dei nostri tempi. La presenza di spazzatura in tale luogo, infatti, è una grave minaccia per la salute degli ecosistemi marini, della biodiversità ma anche della salute umana.
Le statistiche non sono per nulla confortanti: la stima dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, infatti, è che ogni anno milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani con conseguenze devastanti sulla fauna e la flora acquatica. Ricordiamo quanto clamore suscitò la storia di una tartaruga marina nel Cilento. Il suo stomaco, infatti, sembrava una vera e propria pattumiera di plastica in quanto aveva scambiato gli oggetti in tale materiale per calamari e meduse. Poco prima, invece, sulle coste di Ischia, spiaggiò un capodoglio anch’esso con lo stomaco pieno di plastica e nylon.
Non si tratta di casi isolati in quanto ogni giorno c’è un animale che muore per colpa della plastica e, nonostante i bei propositi, ancora nulla di concreto è stato realizzato per risolvere, almeno in parte, tale drammatico problema.
La minaccia della plastica e dei rifiuti marini
È di qualche giorno, il nuovo report del WWF sull’inquinamento da plastica e sugli inquinanti. Ebbene, da esso emerge che quest’ultimo materiale è oramai un’emergenza globale che può essere paragonata, proprio per la sua gravità, al cambiamento climatico, alla perdita di biodiversità alla quale stiamo assistendo giorno dopo giorno e all’acidificazione degli oceani.
Il dato è critico: ogni anno, infatti, tra i 9 e i 23 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei mari, fiumi, laghi ed oceani. La complicazione maggiore è che i frammenti di microplastica più piccoli di 5 millimetri sono un rischio sia per l’ambiente che per la salute delle persone. Essi provengono dalla rottura di oggetti più grandi come bottiglie d’acqua o da prodotti come detergenti e cosmetici. Inoltre, si generano dall’usura delle gomme e dalle industrie petrolchimiche. Il grave problema è che oramai miliardi di frammenti di plastica sono dispersi negli oceani e il Mediterraneo, come spiega il WWF, è diventato il mare con la più alta concentrazione di microplastiche, con 1,9 milioni di frammenti per metro quadro nelle profondità marine.
Le zone più colpite d’Italia dai rifiuti e dalla plastica in mare
Secondo l’ultimo rapporto Ispra, il 75% dei rifiuti che si trovano nei fondali italiani è costituto dalla plastica.
Tra le zone più colpite del nostro paese ci sono la Sicilia con 786 oggetti raccolti per un peso superiore a 670 chili e la Sardegna con 403 oggetti raccolti nelle sue calette per un peso totale di circa 86 chili e mezzo. Ovviamente la situazione è diversa a seconda delle aree monitorate.
Nei fondali rocciosi con profondità tra i 20 e i 500 metri, le concentrazioni più elevate di rifiuti si trovano nel Mar Ligure con 1500 oggetti per ettaro. Seguono il golfo di Napoli con 1200 oggetti per ettaro e le coste siciliane con 900 oggetti per ettaro.
Non tutti sanno poi che, oltre alle enormi isole di plastica presenti negli oceani Pacifico, Atlantico e Indiano, è stata individuata una simile “garbage patch” anche nel mare situato tra l’isola dell’Elba e la Corsica. Essa, però, a differenza di quelle citate, ha un andamento stagionale dettato dalle correnti del Mediterraneo. In tale ammasso di rifiuti, spiegano i ricercatori dell'”Institut français de recherche pour l’exploitation de la mer” si trovano ben 1,25 milioni di frammenti di plastica per chilometro quadrato che provengono da oggetti di uso quotidiano.
Tipologie di rifiuti marini e plastica più frequenti
Il mare Adriatico è invece quello con la densità di rifiuti più alta in relazione all’estensione della costa: si registrano, infatti, 547 oggetti ogni 100 metri. Seguono, poi, il Mediterraneo Occidentale con 525 oggetti e il Mar Ionio con 229 oggetti ogni 100 metri.
Gli oggetti più diffusi sono la plastica monouso (come sacchetti, posate, piatti, bicchieri) che costituisce il 25,3% dei rifiuti totali nel Mediterraneo Occidentale, del 28,9% nell’Adriatico e del 26,2% nello Ionio.
Da un ultimo rapporto dell’IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura) emerge che il bacino del Mediterraneo contiene oltre un milione di tonnellate di rifiuti plastici. Esso evidenzia inoltre che l’Italia, insieme a Egitto e Turchia, è tra i principali responsabili dell’inquinamento da plastica del Mar Mediterraneo. Solo il nostro paese, infatti, è responsabile del 50% dei rifiuti plastici che finiscono in mare, pari a circa 132.000 tonnellate all’anno.
Se si considerano solo le microplastiche, invece, l’Italia occupa il primo posto con 3.413 tonnellate di particelle rilasciate annualmente nel mare. Tra le prime dieci città più inquinanti del bacino mediterraneo, infatti, ben cinque sono italiane. Parliamo di Roma che è in testa alla classifica seguita da Milano, Torino, Palermo e Genova.
Quali sono le specie più minacciate dai rifiuti e dalla plastica nel mare
I rifiuti marini, in particolare la plastica, rappresentano una minaccia crescente per la fauna marina in tutto il mondo, anche nel nostro Mediterraneo. Oltre 180 specie marine, infatti, risentono della crisi dei rifiuti e tra questi ci sono tartarughe, mammiferi, uccelli, invertebrati e pesci. Tali animali ingurgitano plastica che non solo può causare soffocamento ma anche malnutrizione e esposizione a sostanze tossiche. Non va poi dimenticato che i rifiuti plastici fungono da vettori per specie aliene e ciò mette a rischio la biodiversità e l’equilibrio degli ecosistemi marini.
Per quanto concerne le specie più significative del Mediterraneo che andrebbero protette e conservate, ci sono:
- Tartarughe carretta carretta i cui nidi sono ospitati per il 60-80% sulle coste della regione Calabria;
- Cetacei del Santuario Pelagos che è un’area marina protetta che si trova nella zona di mare compresa tra il mar Ligure, il Tirreno e mare di Corsica;
- Pinna Nobilis, mollusco bivalve endemico di tale mare;
- Uccelli marini tra cui la berta che è la specie più colpita dall’ingestione di plastica (94%);
- Squali e
- Meduse.
Cosa fare per preservare le coste dai rifiuti marini e dalla plastica
Il nostro bel mare è in pericolo per colpa dei rifiuti marini e della plastica. Se non si affronterà in tempi brevi tale problema, le conseguenze potrebbero essere devastanti per tutta l’umanità. La continua ingestione di tali polimeri da parte delle specie marine e non solo, infatti, mette a rischio gli ecosistemi marini e la biodiversità.
Le sostanze tossiche contenute nei rifiuti, invece, possono contaminare la catena alimentare e provocare grossi guai alla salute umana. Senza un’immediata azione, non si potrà garantire un futuro migliore alle prossime generazioni che saranno condannate a un mondo in cui i mari saranno sovraccarichi di plastica e le risorse umane sempre più compromesse.
Proprio per questo, ora più che mai, è fondamentale che si adottino delle politiche atte a ridurre l’impatto dei rifiuti marini. Solo in questo modo si potrà proteggere la biodiversità e si lascerà un mondo migliore alle generazioni future.