Ogni anno, con l’arrivo di luglio, la Plastic Free Foundation lancia la sua celebre iniziativa, la Plastic Free July, dedicata a sensibilizzare il mondo sull’urgenza di ridurre l’impatto ambientale della plastica. Questa campagna globale è volta a ispirare individui, comunità e aziende a diminuire l’uso di plastica nella vita quotidiana.
È un dato di fatto preoccupante che ogni anno vengano prodotte nel mondo più di 489 milioni di tonnellate di plastica, con circa 8 milioni di tonnellate che finiscono direttamente negli oceani. Attualmente, le tristi testimonianze di questo inquinamento si manifestano con le cosiddette “isole di plastica“, alcune delle quali sono tra le più grandi strutture galleggianti mai viste. Queste isole sono principalmente composte da materiali derivanti dalle attività umane, dal trasporto marittimo e dalla pesca, rappresentando solo una parte visibile del problema. La maggioranza della plastica, infatti, giace sul fondo marino, contribuendo a un deterioramento irreversibile degli ecosistemi marini.
Partecipare alla Plastic Free July Challenge è un modo concreto per fare la differenza. Le persone sono incoraggiate a adottare semplici ma efficaci cambiamenti nelle loro abitudini quotidiane: dal rifiuto di sacchetti di plastica usa e getta all’utilizzo di contenitori riutilizzabili per alimenti e bevande. Inoltre, la campagna promuove l’educazione sulla riduzione del consumo di plastica e sostiene iniziative che favoriscono l’adozione di alternative sostenibili.
In un periodo in cui la consapevolezza ambientale è cruciale per la sopravvivenza dei nostri ecosistemi marini e terrestri, la Plastic Free July Challenge rappresenta un passo significativo verso un futuro più pulito e sostenibile per tutti.
Indice
L’evoluzione della plastica nel corso dei secoli
Quando pensiamo alla plastica, la nostra mente corre subito a bottiglie, sacchetti e imballaggi. Ma la storia di questo materiale affonda le sue radici in un passato molto più remoto di quanto immaginiamo.
La parola “plastica” deriva dal greco “plastikós“, che significa “modellabile”. E infatti, la capacità di essere modellata e formata in diverse forme è la caratteristica principale di questi materiali. Le prime plastiche erano di origine naturale: l’ambra, la gomma naturale, le corna degli animali, i gusci delle tartarughe e la gommalacca erano utilizzate da millenni per realizzare oggetti d’uso quotidiano e ornamenti.
Tuttavia, è con la rivoluzione industriale e la crescente domanda di materiali economici e versatili che la plastica ha conosciuto un’esplosione di popolarità. A metà del XIX secolo, con l’esaurimento delle risorse naturali, gli scienziati iniziarono a cercare alternative sintetiche. Fu così che nacque la Parkesina, inventata da Alexander Parkes nel 1862, un materiale che imitava l’avorio e i gusci di tartaruga.
Ma è con l’inizio del XX secolo che la plastica ha davvero conquistato il mondo. Nel 1907, il chimico belga Leo Baekeland brevettò la Bakelite, la prima plastica completamente sintetica. Realizzata a partire da formaldeide e fenolo, la Bakelite era resistente al calore, agli acidi e agli solventi, e trovò subito numerose applicazioni, dall’elettronica ai giocattoli. La scoperta della Bakelite segnò l’inizio di un’era di grande fermento scientifico e industriale, che portò alla creazione di una miriade di nuovi materiali plastici.
Negli anni successivi, la ricerca scientifica continuò a fare passi da gigante. Nel 1933, per puro caso, venne scoperto il polietilene, un materiale leggero, flessibile e resistente, che ben presto trovò applicazione in numerosi settori, dall’industria automobilistica all’imballaggio.
La plastica, con la sua versatilità e il suo basso costo, ha rivoluzionato il nostro modo di vivere. Tuttavia, il suo successo ha un prezzo: l‘inquinamento da plastica è diventato uno dei problemi ambientali più urgenti del nostro tempo. Oggi, più che mai, è necessario riflettere sul nostro rapporto con la plastica e cercare soluzioni sostenibili per ridurre il nostro impatto sull’ambiente.
Un mare di plastica, una minaccia crescente per gli oceani
Una recente stima ha confermato che i rifiuti di plastica stanno sempre più inquinando gli oceani, tanto che entro il 2050 il peso delle plastiche nei mari potrebbe superare quello dei pesci.
La plastica è identificata come una delle sette aree chiave per raggiungere un’economia circolare nell’Unione europea entro il 2050, secondo la Commissione Europea. La Strategia Europea per la plastica nell’economia circolare mira a eliminare gradualmente l’uso delle microplastiche e altre forme di plastica non riciclabile. Nel corso del 2021, la Commissione ha anche presentato ulteriori proposte per affrontare il problema dei rifiuti di plastica, inclusi i regolamenti sulle microplastiche.
Le nuove normative dell’Ue, adottate dagli eurodeputati il 27 marzo 2019 e successivamente approvate anche dal Consiglio a maggio 2019, si concentrano sui rifiuti marini derivanti dagli attrezzi da pesca perduti e dai dieci prodotti di plastica monouso più diffusi sulle coste europee. Queste categorie rappresentano il 70% dei rifiuti marini, evidenziando l’importanza critica di regolamenti mirati per ridurre l’impatto ambientale della plastica sui nostri mari e sulle specie marine.
Un mare di plastica, una minaccia silenziosa per la vita marina e per noi
L’inquinamento da plastica negli oceani rappresenta una delle più gravi minacce per la biodiversità marina e, indirettamente, per la salute umana. I rifiuti plastici, dalle grandi reti da pesca ai minuscoli frammenti, infestano i nostri mari, con conseguenze devastanti per la fauna marina.
Molti animali marini rimangono intrappolati in pezzi di plastica di grandi dimensioni, come reti da pesca abbandonate o anelli di plastica. Balene, delfini, foche e tartarughe marine sono spesso vittime di questi ingombranti rifiuti, che possono causare gravi lesioni, soffocamento e, in molti casi, la morte.
Ma il problema non si limita agli oggetti di grandi dimensioni. Microscopiche particelle di plastica, le microplastiche, rappresentano una minaccia ancora più insidiosa. Questi minuscoli frammenti vengono ingeriti da una vasta gamma di organismi marini, dai plancton ai grandi cetacei. Una volta ingerite, le microplastiche possono ostruire l’apparato digerente, causare infiammazioni e rilasciare sostanze chimiche tossiche nell’organismo.
Attraverso la catena alimentare, queste sostanze tossiche possono accumularsi nei tessuti degli animali e raggiungere anche l’uomo. Sebbene gli effetti sulla salute umana siano ancora oggetto di studio, è ormai chiaro che l’ingestione di microplastiche può avere conseguenze negative per la nostra salute.
Un costo ambientale ed economico elevato
L’inquinamento da plastica ha un impatto non solo sull’ambiente, ma anche sull’economia. Le attività legate alla pesca, al turismo e alla produzione di cibo dipendono in larga misura dalla salute degli ecosistemi marini. L’accumulo di rifiuti plastici nelle acque costiere e sui fondali marini inquina le spiagge, danneggia le barriere coralline e minaccia la sopravvivenza di molte specie ittiche.
Inoltre, il basso tasso di riciclo della plastica comporta una significativa perdita di risorse economiche. Si stima che solo il 5% del valore degli imballaggi in plastica venga recuperato attraverso il riciclo. Il restante 95% viene disperso nell’ambiente, rappresentando una perdita economica e un enorme spreco di risorse.
Stop alla plastica monouso, una svolta decisiva per i nostri mari
Come abbiamo visto, l’inquinamento da plastica rappresenta una delle più grandi sfide ambientali del nostro tempo. I mari e gli oceani sono sommersi da tonnellate di rifiuti plastici, con conseguenze disastrose per la biodiversità marina e per l’intero ecosistema.
Per affrontare questo problema, l’Unione europea ha adottato una serie di misure ambiziose volte a ridurre drasticamente la produzione e l’utilizzo della plastica monouso.
Una delle novità più significative introdotte dalla nuova normativa è il divieto totale per una serie di prodotti di plastica monouso per i quali esistono già alternative sostenibili. Tra questi troviamo:
- Cotton fioc: ormai sostituibili con alternative in bambù o carta
- Posate, piatti e cannucce: facilmente sostituibili con prodotti compostabili o riutilizzabili
- Bastoncini per palloncini e mescolatori per bevande: prodotti spesso inutili e facilmente evitabili
- Contenitori per cibo da asporto in polistirene: dannosi per l’ambiente e per la salute umana
Responsabilità estesa dei produttori e obiettivi ambiziosi
Per garantire l’efficacia delle nuove misure, l’Unione europea ha introdotto il principio del “chi inquina paga“. Le aziende produttrici di determinati prodotti in plastica, come le multinazionali del tabacco e i produttori di attrezzature da pesca, saranno responsabili della gestione dei rifiuti generati dai loro prodotti, incentivando così la raccolta differenziata e il riciclo.
Inoltre, sono stati fissati obiettivi ambiziosi per la raccolta differenziata delle bottiglie di plastica: entro il 2029, il 90% delle bottiglie di plastica dovrà essere raccolto e riciclato. Questo obiettivo sarà raggiunto attraverso l’implementazione di sistemi di deposito cauzionale, simili ai sistemi dei vuoti a rendere.
Le nuove norme europee rappresentano un passo avanti significativo nella lotta contro l’inquinamento da plastica. Tuttavia, per raggiungere risultati concreti è necessario un impegno costante da parte di tutti: istituzioni, imprese e cittadini.
Plastic Free July, un mese per un futuro senza plastica
Il Plastic Free July è molto più di una semplice iniziativa annuale: è un movimento globale che ha preso vita nel 2011 in Australia grazie alla determinazione della Plastic Free Foundation, fondata da Rebecca Prince-Ruiz. Ciò che è iniziato con un modesto gruppo di individui ha rapidamente guadagnato slancio, coinvolgendo nel 2022 oltre 140 milioni di partecipanti in tutto il mondo, tutti impegnati a ridurre l’uso di plastica per un intero mese.
Partecipare a questa sfida rappresenta un vero e proprio cambiamento di mentalità. All’inizio, sembra un’impresa impossibile, poiché ci si rende conto di quanto la plastica sia pervasiva, presente nei luoghi più inaspettati e insidiosi della nostra vita quotidiana. Tuttavia, con il passare del tempo, si sviluppano nuove abitudini e consapevolezze che si integrano naturalmente nella routine quotidiana.
Le scoperte scientifiche recenti aggiungono una nuova dimensione all’urgenza di ridurre l’uso di plastica. Si stima che ogni settimana ingeriamo circa 5 grammi di plastica, equivalente al peso di una carta di credito. Queste microplastiche sono ormai onnipresenti, trovandosi non solo nell’acqua e nel cibo, ma anche in prodotti comuni come olio, miele, sale, birra e cosmetici. Studi hanno evidenziato la presenza di queste particelle nei tessuti umani, compreso il fegato, il sangue, il cuore, la placenta, il latte materno e persino lo sperma.
Il corpo umano non è progettato per digerire o metabolizzare questi polimeri derivati dal petrolio. Le evidenze scientifiche indicano sempre più chiaramente una correlazione tra l’accumulo di plastica nel corpo e l’insorgenza di malattie gravi, compresi tumori e patologie croniche.
Partecipare al Plastic Free July non è solo una scelta personale, ma un atto collettivo di responsabilità verso il nostro pianeta e la nostra salute. È un passo fondamentale verso un futuro in cui la plastica non domina più il nostro ambiente e non minaccia più la nostra salute e quella delle generazioni future.
Perché partecipare al Plastic Free July
Partecipare al Plastic Free July significa fare la propria parte per proteggere il pianeta e la nostra salute. Riducendo il consumo di plastica, possiamo:
- Proteggere gli oceani: contribuire a ridurre l’inquinamento da plastica e a salvaguardare la biodiversità marina
- Preservare la salute: limitare l’esposizione a sostanze chimiche dannose presenti nella plastica
- Favorire l’economia circolare: sostenere la produzione di prodotti sostenibili e riciclabili
- Ispirare gli altri: essere un esempio per le persone intorno a te e contribuire a creare un movimento globale per un futuro senza plastica
Eliminare la plastica, passi pratici per un cambiamento duraturo
Negli ultimi anni, è cresciuta la consapevolezza sull’impatto devastante della plastica sull’ambiente e sulla salute umana. Ridurre l’uso di plastica è diventato un obiettivo fondamentale per molti individui e comunità desiderosi di contribuire a un futuro più pulito e sostenibile. Ecco alcuni passi pratici per avviare un cambiamento duraturo:
- Rivisitare la cucina: Sostituire utensili da cucina in plastica con alternative in acciaio inossidabile, legno o vetro. Taglieri, mestoli e contenitori riutilizzabili sono scelte ecologiche che riducono il rischio di contaminazione da microplastiche.
- Esaminare il bagno: Passare a cosmetici e prodotti per la cura personale con imballaggi sostenibili o senza plastica. Optare per saponi solidi, shampoo e balsami in barretta, riducendo l’uso di flaconi di plastica monouso.
- Ripensare allo shopping: Portare con sé borse riutilizzabili per fare la spesa e rifiutare sacchetti di plastica usa e getta. Preferire negozi che offrono opzioni di imballaggio sostenibile o che consentono di riempire contenitori riutilizzabili per generi alimentari sfusi.
- Essere consapevoli dei materiali: Fare attenzione agli oggetti acquistati e privilegiare materiali durevoli e biodegradabili rispetto alla plastica. Cercare prodotti con certificazioni eco-compatibili che garantiscono standard elevati di sostenibilità.
- Educare e ispirare gli altri: Condividere le scelte e le esperienze con amici, familiari e comunità. L’educazione e la sensibilizzazione sono passi cruciali verso un cambiamento collettivo.
Adottare queste semplici ma efficaci strategie può fare la differenza nel ridurre l’impatto della plastica sul nostro pianeta. Ogni passo conta nel percorso verso un futuro più verde e più sano per tutti.